manutenzione del territorio
30 Aprile 2011 Share

manutenzione del territorio

 

Mai il Molise ha attraversato una contingenza così grave e mai ha avuto una possibilità di riscatto così attuabile.

Le emergenze sono – oltre all'atavica mancanza di prospettive lavorative – legate al territorio e alla nostra formazione culturale.

Ma quando mai ci siamo dovuti preoccupare per un così esteso deturpamento e inquinamento della nostra regione (cinquant'anni di immobilismo democristiano, se non altro, ci avevano preservato da questo)! In passato i nostri conterranei erano costretti ad andar via e la loro terra diventava, per numero di abitanti e per l'isolamento dal resto del Paese, ciò che recentemente un attore ha definito “luogo dell'anima”.

Ebbene in questo luogo non abita più l'anima, non più passione ma, mi si consenta l'ironia, il suo participio passato: passita. Trenta anni fa in questo piccolo posto si discuteva di politica, si analizzavano con lucidità casi nazionali e locali, si andava al cinema e si leggevano (pochi) libri, insomma esisteva un fermento vitale anche se arginato e marginale, circolavano idee, si producevano emozioni.

Nei giorni scorsi Riccardo Iacona è venuto a Campobasso invitato dalla ULI a presentare il suo libro; sala così colma da non poter contenere tutti i presenti costretti ad aspettare fuori (sintomatico il fatto che non sono andati via). Gli interventi che hanno seguito l'esposizione dell'autore non sono stati altro che una elencazione dettagliata delle nostre emergenze. Non è la prima volta che assisto ad una denuncia analitica e puntuale delle problematiche regionali da parte di una platea attenta.

Ora io mi chiedo: ma perché queste cose le diciamo a Iacona, a don Ciotti, a Cantone ecc, e non le diciamo tra di noi? Perché proseguire in questa sorta di regressione infantile che ci vede inquieti a riferire ad una autorità genitoriale o scolastica i torti subiti, e non tornare ad essere gli adulti consapevoli e determinati che siamo stati? Perché non approfittiamo del fatto che piccoli pezzi di società civile si stanno muovendo a difesa di ciò che oggi si definisce “beni comuni”? Perché non ci aggreghiamo?

Perché non accompagniamo le persone che stanno promuovendo i referendum per l'acqua pubblica, per il no reiterato al nucleare? Perché non protestiamo insieme a coloro che non vogliono un Molise stravolto dai pali eolici, invaso dalle mafie dell'energia (che, in casi come il nostro, non si può certo definire pulita) e del traffico di rifiuti? Perché non iniziare un viaggio solidale con coloro che sono stati catapultati tra di noi da uno stravolgimento epocale, politico ed economico, dai propri Paesi, e dimostrare a tutti che siamo persone degne del termine che ci definisce, perché non ricordiamo di essere stati migranti, anche noi (e continueremo ad esserlo!)?

Troviamoci davanti ai cancelli del campo – come chiamarlo, di prigionia? – di Campochiaro, testimoniamo la nostra dignità difendendo la loro.

Ciò che auspico per tutti noi è questo: che riconosciamo l'eccezionalità del momento storico, locale e nazionale, e che agiamo di conseguenza. Un piccolo movimento esiste di già, rimpinguiamolo.

Sono consapevole del fatto che il termine ideologia oggi equivalga ad una parolaccia; bene, uniamoci intorno ai nostri bisogni, sono comuni, come i beni, inalienabili ed imprescindibili! E non hanno colore né collocazione partitica, sono di tutti.

Ai politici che tengono ancora i terremotati nelle casette di legno, che affondano la Sanità regionale, che non pensano ad uno sviluppo programmato del Molise, che offendono e feriscono le nostre bellezze paesaggistiche e il patrimonio artistico, che promuovono culture ed economie mafiose ed assassine (a San Giacomo degli Schiavoni dall'inizio del 2011 ci sono stati 9 decessi di cui 7 per cancro e taccio di Termoli), a questi politici, dicevo, cosa faremo fare?

Il Professore Cirino risponde così “Manutenzione del Territorio!”.☺

cristina.muccilli@gmail.com

 

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