Mattino di pasqua
28 Aprile 2017
La Fonte (351 articles)
Share

Mattino di pasqua

Il cielo mattutino è di un azzurro pallido e terso, l’aria mite trascina con sé il profumo dei primi fiori; violette, primule, pratoline fanno capolino a ciuffi dalle crepe del vialetto davanti casa. Mentre mi inebrio di questa natura che non riesco a tenere a bada, lo vedo davanti al cancello: ha una figura imponente che emana un’energia irruente e luminosa; capelli fulvi, occhi chiari, trasparenti come sorgenti di montagna, mani grandi, lunghe, fatte apposta per benedire il mondo; dal vestito nero sbuca il collo bianco della camicia.
Lo riconosco e lo invito ad entrare, ma lui si siede sui gradini, di fronte ha i colli e tutto intorno alberi fioriti; guardando estasiato questi “orizzonti verticali” che lo circondano, lo sento dire: “È già primavera, ancora primavera, una cosa insperata, non meritata, una cosa che non ha parole…” La sua voce potente, da cattedrale o da deserto, temperata dalla commozione, ora è quasi un sussurro; le sue parole mi giungono come un canto mai udito prima eppure noto. “Io vorrei donare una cosa al Signore, ma non so che cosa. Andrò in giro per le strade zufolando così, fino a che gli altri dicano: è pazzo! E mi fermerò soprattutto coi bambini a giocare in periferia e poi lascerò un fiore ad ogni finestra dei poveri … Dirò alla gente: avete visto il Signore? Ma lo dirò in silenzio e solo con un sorriso…”.
Tace un attimo e riprende col tono di chi ti fa dono di una confidenza: “Io vorrei donare una cosa al Signore, ma non so che cosa… Andrò nel bosco questa notte, abbraccerò gli alberi e starò in ascolto dell’usignolo, quell’usignolo che canta sempre solo da mezzanotte all’alba. E poi andrò a lavarmi nel fiume e all’alba passerò sulle porte di tutti i miei fratelli e dirò a ogni casa: pace! E poi suonerò con le mie mani le campane sulla torre a più riprese finché non sarò esausto…”(Turoldo).
Un festoso scampanio mi sveglia. Una lama di sole disegna arabeschi sul soffitto; in quel groviglio di luce mi sembra di ravvisare il suo volto che subito si dissolve. Il libro delle sue poesie col quale ho pregato tutta la notte consolata dal presentimento di un miracolo, è scivolato a terra aperto “a capanna”. Dalla quarta di copertina lui mi sorride: “Buona Pasqua, Padre Turoldo!”.

La Fonte

La Fonte