Megafoni e proclami
17 Gennaio 2020
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Megafoni e proclami

Nonostante i grandi proclami, sembra che neanche il 2020 sarà l’anno della svolta per le politiche per le persone con disabilità. Salvo aggiustamenti dell’ultima ora, che allo stato appaiono improbabili, sembra che la manovra contenga un piccolo aumento per il fondo sulle non autosufficienze, di fatto incapace di fare fronte alla realtà territoriale. Sono stati creati nuovi fondi relativi alla tutela del diritto al lavoro di invalidi e disabili, all’assistenza per invalidi e disabili, ed alle esigenze di mobilità, anche se al momento la dotazione di ciascun fondo è di pochi milioni di euro, troppo pochi per cambiare lo stato delle cose, ma sufficienti per accendere i megafoni.

Il Movimento 5 stelle proclama di aver attuato un piano straordinario da 1,3 milioni di euro, anche se la realtà dei fatti è ben diversa: la cifra totale di 1,3 miliardi di euro è corretta, ma tiene conto pure dei fondi già stanziati e degli aumenti previsti per gli anni successivi al 2020: per questo alla fine il conto delle risorse economiche in più che arriveranno il prossimo anno non supera i 90 milioni, una cifra certamente incapace di incidere in maniera significativa sullo stato di fatto. Di fronte a questi proclami ed alle promesse mai mantenute, il sottosegretario alla disabilità Zoccano si è dimesso lanciando pesanti accuse al m5s ed al premier Conte, che in questi mesi avrebbe trattenuto a sé la delega alla disabilità senza alcun intervento fattivo.

Un’altra delle accuse più pesanti, e certamente condivisibile, è quella di non aver rispettato il diritto di autodeterminazione delle persone con disabilità, che nella sostanza continuano ad essere destinatarie di interventi legislativi di stampo assistenzialistico, senza poter essere di fatto libere di scegliere, e senza che vengano prese concrete misure per abbattere le disuguaglianze sociali.

In Molise non è che la situazione sia migliore: imprigionata nelle maglie delle politiche governative, la Regione ha sostanzialmente riapprovato lo stesso piano sociale di tre anni fa, fingendo una concertazione con le parti sociali che nei fatti è stata piuttosto scarsa e priva di contraddittorio. Sono state ignorate quasi del tutto le nuove sfide sociali, ed ancora ai margini pare essere la cosiddetta “vita indipendente”: ancora una volta l’idea di fondo che permane è quella che la persona con disabilità sia qualcuno da accudire e non una risorsa da valorizzare.

Recentemente sono stati resi noti gli esiti dell’avviso pubblico sui progetti di rilevanza sociale promossi da organizzazioni di volontariato e dalle associazioni di promozione sociale: su 21 progetti finanziati, soltanto un progetto riguarda la città di Termoli, ed un altro la città di Larino, mentre la grande maggioranza dei progetti ammessi a finanziamento gravita su Campobasso e provincia (14 progetti ammessi ed 1 a Trivento) e sulla provincia di Isernia (4 progetti).

Al momento dell’emanazione del bando l’assessore Mazzuto aveva dichiarato che “nella valutazione delle proposte progettuali sarà data priorità alla qualità dell’iniziativa, alla complessità della rete partenariale con altri soggetti del privato sociale e con Enti pubblici, alla coerenza con gli obiettivi di programmazione regionale in tema di politiche sociali, all’ esperienza degli enti proponenti, all’ innovazione delle metodologie previste per la realizzazione degli interventi”. Nei fatti sembra che la differenza sia stata fatta dalla quota di cofinanziamento prevista per ciascun progetto. In ogni caso, a livello politico, per la città di Termoli è un anno da cancellare: il peso specifico della città è pressoché inesistente a livello regionale. Tocca ai cittadini, come sta accadendo per la battaglia per il Presidio Ospedaliero San Timoteo, invertire questa tendenza.☺

 

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