Menti molisane
12 Aprile 2021
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Menti molisane

Che il nostro Molise sia stato nel passato una discreta fucina di menti illuminate, ormai non è più soltanto un indizio. Il maggiore tempo di riflessione disponibile per ognuno di noi, indotto dai tempi difficili affrontati nel corso dell’ultimo anno, la riflessione, la consultazione e lo studio, hanno creato quelle condizioni per andare a scavare nel nostro passato, con risultati davvero incredibili.

La riscoperta della figura di Giulio Pittarelli è solo l’ultimo elemento di un fiume carsico che attendeva solo l’occasione giusta per essere riportato alla luce. Per una figura che viene riscoperta, tuttavia, di certo altrettante giacciono dimenticate. Ed è compito di ognuno di noi, nei limiti del possibile, contribuire alla ricostituzione del nostro patrimonio culturale, per il presente, ma soprattutto per il futuro.

Il molisano Pittarelli, nativo di Campochiaro nel 1852, è stato in vita matematico ed ingegnere, iniziando gli studi a Campobasso presso il Convitto Nazionale “Mario Pagano” e successivamente a Napoli alla “Federico II” dove si laureò nel 1874 e dove due anni dopo conseguì una seconda laurea in ingegneria, diventando poi docente di geometria descrittiva all’Università “La Sapienza” di Roma. Era specializzato inoltre anche in geometria algebrica.

Legato al periodo accademico di insegnamento è l’aneddoto secondo cui nel 1918, quando Pittarelli era presidente della Commissione esaminatrice degli studenti che partecipavano all’esame di ammissione alla Normale di Pisa, fra gli studenti vi fosse Enrico Fermi, diplomatosi brillantemente con un anno di anticipo. Pittarelli gli disse subito che certamente avrebbe vinto uno dei posti, perché era impensabile che altri potessero fare meglio di lui ed aggiunse che nella sua lunga carriera di insegnante, mai aveva incontrato un allievo così preparato e dotato e che quindi sarebbe certamente andato molto lontano, diventando un grande scienziato. Un vaticinio completamente indovinato.

Nonostante gli indubbi meriti, Pittarelli negli anni cadde nell’oblìo, dimenticato, forse anche perché fu tra i firmatari del “Manifesto degli intellettuali antifascisti” redatto da Benedetto Croce nel 1925. La premessa ebbe luogo il 21 aprile del 1925, quando venne pubblicato su tutta la stampa italiana il “Manifesto degli intellettuali fascisti”, basato sul testo di una conferenza tenuta da Giovanni Gentile, a cui aderirono molte personalità notevoli del tempo, fra cui Pirandello, Malaparte ed Ungaretti. Solo pochi giorni dopo, su proposta di Giorgio Amendola ed in risposta, venne pubblicato sul giornale “Il Mondo”, il Manifesto degli intellettuali antifascisti scritto da Benedetto Croce. Tra i firmatari stavolta troviamo Sibilla Aleramo, Piero Calamandrei, Luigi Einaudi, Eugenio Montale, Matilde Serao e tanti matematici, tra cui anche Giulio Pittarelli, ormai prossimo alla pensione. Questo momento segnò il suo palese contrasto con il Regime e relegò un personaggio di questa levatura nell’oblìo, per cui la sua morte, avvenuta nel 1934, passò sotto silenzio.

Quanto scritto nella premessa, ha tuttavia creato fortunatamente i presupposti per la sua riscoperta. Lo scorso 26 febbraio, infatti, a quasi 80 anni dalla sua morte, è stato trasmesso sui canali social di Incas produzioni, il cortometraggio a lui dedicato dal titolo “Giulio Pittarelli – la mente e il cuore” che vede come protagonisti Lino D’Ambrosio, nei panni di Pittarelli da anziano e Michele Albino nel ruolo di Giulio da giovane. Fra gli interpreti del film anche l’attore Marco Caldoro, nel ruolo del maestro della scuola elementare del piccolo Giulio e l’attrice, ballerina e coreografa Cristina Pensiero, nel ruolo della moglie di Pittarelli.

Allo stesso modo è stata data alle stampe la pubblicazione del libro Lettere (1880-1927) di scienziati italiani a Giulio Pittarelli a cura del professore Carlo De Lisio, il quale raccoglie più di cento lettere di matematici famosi ed è quindi un’ulteriore testimonianza del valore di Pittarelli, coinvolto in rapporti con quel gruppo di scienziati che diedero vita, dopo l’Unità d’Italia, alla scuola di matematica che nei primi del Novecento diverrà tra le migliori al mondo.

Alla luce di questo racconto, sicuramente in esso ci sono tutti gli elementi che già a partire dal secolo scorso portarono alla fuga dei cervelli dalla terra natìa, dal Molise, da Campobasso e nel caso del matematico, da Campochiaro, un aspetto che diverrà poi caratterizzante negli anni successivi e non si è mai più fermato.

Anche la vita di Pittarelli pertanto, raccontata dal cortometraggio grazie all’intenso lavoro di chi ha inteso riportare alla luce la sua vita, come anche quella raccontata nelle lettere poco fa menzionate, è emblematica di quella che è stata e senza dubbio è ancora oggi, la vita di un particolare tipo di emigrante, il suo destino finale. Non più il tradizionale disoccupato del Sud che lascia la sua terra con l’immancabile “valigia di cartone”, uno stereotipo che ha caratterizzato la letteratura e la filmografia neorealista, ma un figlio della piccola borghesia rurale con ambizioni, intelligenza e volontà di far bene altrove. Pittarelli, lontano da casa, va incontro al suo destino con tenacia e passione, raggiungendo gli obiettivi seppur in un momento storico sbagliato, un fatto che ne ha minato la memoria futura.

Quest’uomo, che a suo modo ha fatto la storia, ha anche creato un nuovo mondo attorno a sé per le generazioni future, seppur partendo dal piccolo Molise. Perché oggi non può accadere lo stesso?☺

 

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