Mobilità e comunicazione
9 Novembre 2020
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Mobilità e comunicazione

Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), in linea con le proposte della Commissione Europea, Next Generation EU (NGEU), le parole d’ordine che emergono dal contesto progettuale programmato sono digitalizzazione, rivoluzione verde, infrastrutture per le mobilità. Sulla base di tali presupposti è pensabile (finalmente!) poter rivolgere l’attenzione ad un vero e proprio ribaltamento di quanto ha finora contraddistinto il mancato sviluppo economico-sociale dell’universo Aree Interne del nostro Paese.

Una delle conseguenze, probabilmente quella fondamentale, derivante dal poter colmare l’attuale divario che per quanto riguarda la copertura della moderna tecnologia della comunicazione, vede, tuttora, il 20% dell’intero territorio nazionale non coperto dalla telefonia mobile, ovvero la scelta di risiedere in un luogo, piuttosto che in un altro, del nostro Paese, potrà basarsi su esigenze completamente diverse di quelle finora seguite. Nei tanti nostri centri minori potrà, dunque, mettersi in moto quel virtuale processo di ripopolamento, da tempo auspicato e che la pandemia ha peraltro già favorito e messo in atto in nostre numerose località periferiche, un pò su tutto il nostro territorio. La possibilità, ad esempio, ormai sufficientemente avviata sia pure in modo composito nelle varie località, di lavorare da remoto in vari settori, sia della Pubblica Amministrazione che nelle aziende private e nelle professioni, sarà sempre più la chiave di volta per riconsiderare le scelte residenziali di famiglie, aziende, uffici e/o parti di essi, sia definitivamente che in tempi contingentati, relativi alle stagioni e/o ad altre esigenze lavorative legate al sociale e/o familiari.

In tale situazione assumono particolare importanza tutte le aree decentrate, sia quelle poste a ridosso delle tradizionali aree metropolitane che quelle collocate nell’ampia disponibilità areale, che i territori appenninici sono in grado di offrire. Nel primo caso si tratterà di rivitalizzare, profondamente, il significato stesso, assunto nell’ultimo mezzo se- colo, di periferia, quali puri quartieri dormitori là dove i residenti svolgono le loro attività lavorative in tutt’altro luogo. Diversamente, l’ offerta residenziale e/o abitativa, proveniente delle aree appenniniche del nostro stivale, è invece in grado non solo di permettere il telelavoro, così come si va configurando e sviluppando, ma di contaminare, anche integralmente e nella sua interezza, l’economia e la socialità, sia dei nuovi che dei tradizionali abitanti, nel rapporto col proprio ambiente naturale, in tutte le sue componenti fisiche e biologiche.

Si profila, come non mai prima, la rivitalizzazione di quanto scomparso da oltre mezzo secolo, la rinascita, cioè, di larghe fasce di aree montane e collinari, attraverso il recupero del loro ruolo produttivo di merci ed energie; tutto quanto ha permesso loro di supportare, per secoli, anche e soprattutto, le esigenze primarie delle realtà territoriali cittadine più popolose.

È ormai chiaro che alle tradizionali fonti energetiche, di natura prevalentemente idroelettrica, tipiche delle realtà territoriali collinari e montatane, è possibile affiancare le più moderne tecnologie di altre fonti rinnovabili (eolico, solare, geotermico), sia a supporto delle attività produttive locali, che trasferibili ad ogni altra utenza urbana e/o industriale richiedente, per quelle prodotte in eccedenza.

In tale quadro rigenerativo, a svolgere il ruolo di centri propulsori per la produzione di dette merci ed energie non potranno che essere le tante moderne aziende agricole sparse sul territorio, le sole capaci di interpretarlo in tutte le sue potenziali valenze. È quanto contenuto nella moderna concezione d’azienda agricola multifunzionale, quella capace di svolgere, integralmente, il complesso dei ruoli atti a conciliare la produzione, l’ offerta dei servizi, la salvaguardia e la cura dell’ambiente di vita e di lavoro, in perfetta armonia tra il locale e il globale. ☺

 

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