Molise da studiare
7 Aprile 2016
laFonteTV (3152 articles)
Share

Molise da studiare

Molise, terra antica e sconosciuta, poco nota persino ai suoi abitanti. Un luogo comune che ha colpito anche la giunta regionale, tanto da decidere di correre ai ripari affidando il compito della ricerca all’università del Molise. Con la delibera n.69 si palesa la esigenza “di prendere atto della necessità di attivare, in collaborazione con l’Università degli studi del Molise, iniziative al fine di favorire le attività di giovani ricercatori sui temi in materia di pianificazione territoriale ed urbanistica e nel contempo assicurarsi che i risultati scientifici siano in grado di accelerare i processi di sviluppo della regione”. Con il relativo protocollo d’intesa Regione e Università “concordano di attivare un’organica collaborazione nell’ambito delle tematiche afferenti lo studio delle politiche di governo e sviluppo del territorio e di pianificazione, tutela e valorizzazione del paesaggio storico – culturale – della regione, nonché nel campo dell’innovazione sociale e territoriale, anche in ambito rurale”.

Finalmente ci si è resi conto che per governare un territorio bisogna conoscerlo e pianificare lo sviluppo. E la pianificazione, le politiche di sviluppo portate avanti fino ad oggi? Il dubbio cresce nel leggere le finalità di tale collaborazione: “definizione di una metodologia di base, sia dal punto di vista scientifico che tecnico-informatico, per la costituzione del quadro conoscitivo regionale da utilizzare nelle attività di pianificazione, generale e di settore, in ambito urbanistico – territoriale e paesaggistico – ambientale e nella programmazione socio-economica e conseguente programmazione negoziata territoriale, da utilizzare come supporto di elevata valenza scientifica”, soprattutto perché si è consapevoli che occorre “un’unica metodologia che supporti le decisioni in materia di ambiente, paesaggio e governo del territorio”. Cosa è successo? Si sono fatti una passeggiata in giro e hanno visto che in Molise il governo del territorio è affidato agli umori del momento? C’è davvero l’intenzione di offrire un linguaggio comune per tutelare l’esistente in un’ottica di sviluppo?

Dal 2006 esiste una legge nazionale con la quale è stata ratificata la Convenzione europea del paesaggio proprio perché si potesse “garantire la protezione, la gestione e la pianificazione dei paesaggi europei mediante l’ adozione di provvedimenti nazionali e l’attuazione di una cooperazione europea tra le parti”. Tra le misure specifiche previste dalla Convenzione vi sono anche la sensibilizzazione, la formazione ed educazione nonché individuazione e valutazione, cose più o meno previste dall’accordo con l’Unimol, ma si va oltre specialmente per quel che riguarda il coinvolgimento dei cittadini nelle scelte relative a quella parte di mondo dove vivono, quel volto della realtà che li circonda e nel quale si riconoscono perché lo affrontano tutti i giorni, perché lo hanno visto bagnato di pioggia e ridente di sole. Inoltre la Convenzione dà molto spazio alla cooperazione per rafforzare l’efficacia dei provvedimenti presi, in particolare: “prestarsi reciprocamente assistenza, dal punto di vista tecnico e scientifico, tramite la raccolta e lo scambio di esperienze e di attività di ricerca in materia di paesaggio; favorire gli scambi di specialisti del paesaggio, segnatamente per la formazione e l’informazione; scambiarsi informazioni su tutte le questioni trattate nelle disposizioni della Convenzione”. Vero è che bisogna favorire la crescita dei giovani ricercatori universitari, ma anche mettergli affianco un esperto riconosciuto a livello internazionale non è una cattiva idea.

Per concludere, una considerazione da parte del referente per le Marche del forum “Salviamo il Paesaggio” circa il decreto “salva suoli”, riportata sul sito di Unimondo, che parte dalla constatazione che il suolo è una risorsa non rinnovabile e che, se la prima fonte di energia è il cibo, senza suolo non c’è cibo. Picciafuoco ricorda che negli ultimi 50 anni si è consumato suolo per un’estensione pari a quella di Lombardia, Piemonte e Veneto. Il forum ha proposto di congelare i piani regolatori perché spesso si tratta di previsioni sballate rispetto alle vere esigenze dei comuni e delle regioni e puntare sulla messa in sicurezza dell’esistente piuttosto che gettare altro cemento. “Da una parte pensare a grandi interventi di recupero urbano e rigenerazioni, dall’altra sfruttare anche l’occasione per liberare il suolo per altre funzioni ecocompatibili o verdi: orti urbani, parchi didattici. La riqualificazione non era da inserire sul Ddl consumo del suolo, questo è un argomento da legge sul territorio”. ☺

 

laFonteTV

laFonteTV