No alla grande conquista
5 Luglio 2014 Share

No alla grande conquista

Tutte le nostre battaglie sono sempre a rischio, ma il grande vantaggio che abbiamo ora è che possiamo pur sempre lottare. Se venisse approvato il T-TIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership o Trattato Transatlantico sul commercio e gli investimenti, tra USA e UE), tutte le nostre battaglie per il territorio (comunità, beni comuni come acqua, istruzione, salute) non avranno più alcuna possibilità. Inoltre l’agricoltura, le piccole e medie imprese soccomberanno definitivamente. Nessuna legislazione ci potrà aiutare e nessuno potrà difendere più il proprio territorio. È la più grande conquista che gli Stati Uniti d’America potranno fare, dopo quella del West, dell’America Latina, del Medio Oriente, ma è soprattutto la morte della nostra cultura giuridica, economica e civile.

Al tempo della globalizzazione, delle banche e dei mercati, c’è qualcosa di non raccontato nelle pagine dei giornali, che sfugge ai più, offuscati dall’audacia e capacità comunicativa del “salvatore” Renzi. Eppure gli italiani non sanno che si tratta di un negoziato segreto in corso tra Usa e Ue per l’abbattimento delle tariffe non doganali che potrebbe aprire a un vero stravolgimento, in peggio, relativamente al nostro territorio, e fare da apripista ad una sorta di formazione della cosiddetta “NATO economica”. Gli accordi in fase di realizzazione, infatti, farebbero sì che la legge del mercato e delle multinazionali supererebbe quella degli Stati, con il rischio di disintegrare del tutto le piccole e medie imprese, l’agricoltura di qualità, consentendo una serie di abbattimenti relativamente alle normative sulla tutela ambientale, ai contratti collettivi nazionali di lavoro, alla privatizzazione dei servizi e beni comuni.

L’accordo in oggetto è sponsorizzato dallo stesso Renzi e, come conseguenza primaria, comporterebbe l’arrivo delle industrie chimiche, delle trivellazioni in mare, della fine della scuola e della sanità pubblica. Il trattato è strutturato lungo tre linee direttrici: 1) deregolamentare, cioè adeguare al ribasso i mercati statunitense ed europeo, mantenendo come standard sociali, ambientali e di diritto del lavoro vincoli il meno stringenti possibile per le imprese transnazionali; 2) liberalizzare, cioè aprire alle imprese transnazionali private il mercato di servizi ancora prerogativa (almeno in parte) del pubblico: sanità, istruzione, acqua, ad esempio; 3) consentire, tramite la disposizione ISDS (Investor-State Dispute Settlement), alle imprese transnazionali di citare in giudizio gli stessi stati nazionali, qualora questi ultimi adottassero una legislazione che potrebbe nuocere al profitto delle imprese medesime. Avremo che gli Stati Uniti, adottando una legislazione molto più lassista dell’Unione Europea per quel che concerne l’utilizzo di OGM, pesticidi, ormoni per la crescita degli animali, ecc., riusciranno a sfondare tutta la  resistenza popolare europea.

Gli States, inoltre, adottano una legislazione molto più tollerante pure per quel che concerne la possibilità da parte delle industrie di disperdere sostanze chimiche nell’ ambiente. Infatti la conseguenza più devastante potrebbe essere che gli attuali circa 30.000 prodotti chimici associati all’aumento dei casi di cancro alla mammella e ai testicoli, di infertilità maschile, diabete e obesità, (commercializzati negli Usa e non presenti in Europa) arrivino in Europa senza la necessaria attuale sperimentazione!  “Il TTIP aprirebbe le porte a esportazioni in massa di gas scisto americano verso l’Europa. Ciò porterebbe ad un aumento delle estrazioni per fratturazione idraulica (fracking) negli Stati Uniti e, allo stesso tempo, consentirebbe alle compagnie statunitensi di sfidare i divieti di fracking in Europa”. Dal canto suo, la commissione europea tramite il TTIP starebbe cercando di indebolire le regolamentazioni dei mercati finanziari introdotte dal governo Obama a seguito della crisi del 2008. Insomma: si svendono diritti in cambio di una maggiore libertà di speculare finanziariamente.

Le liberalizzazioni previste dall’ accordo consentiranno alle imprese transnazionali private di avere accesso al mercato dei servizi pubblici come sanità, istruzione, fornitura idrica. Quest’ultimo punto in particolare rappresenta un attacco frontale e diretto ai percorsi intrapresi da molteplici città europee di ripubblicizzazione dei servizi idrici integrati ed un misconoscimento nei confronti della volontà popolare espressa, ad esempio in Italia, nei referendum del 12 e 13 Giugno del 2011.

Siamo ancora in tempo! Partecipiamo per conoscere e divulgare in ogni angolo dell’Italia ribelle. Gustavo Esteva ci parla di una rivoluzione che si avvale di due categorie: il “Piccolo” e “dal basso”. “Le grandi trasformazioni non cominciano né in alto né con fatti grandiosi ed epici, bensì con movimenti piccoli nella loro forma e che appaiono irrilevanti per il politico e l’analista che stanno in alto. La storia non si trasforma partendo dalle piazze piene o dalle moltitudini indignate, ma piuttosto partendo dalla coscienza organizzata di gruppi e collettivi che si conoscono e si riconoscono reciprocamente, in basso e costruiscono un’altra politica”. ☺

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