Nostalgie
1 Marzo 2014 Share

Nostalgie

Mi piacerebbe davvero poter tornare indietro nel tempo. Non per cullare antiche nostalgie, ma per riprendermi in maniera intelligente tutte quelle cose che mai e poi mai vorrei considerare perdute. Per farmi tornare la voglia di scrivere ho letteralmente rispolverato la mia vecchia Olivetti lettera 35, mi sono accomodata alla mia scrivania in compagnia dell’ormai insolito ticchettio dei tasti. Ahimè gli errori di battitura si vedono, ed allora ho ripreso il mio vecchio gommino blu per cancellarli…

Questa macchina da scrivere mi ricorda la prima volta che scrissi un articolo per un giornale molisano. Si chiamava Molise Oggi, l’editore era Enzo Nocera, appassionato cultore delle cose molisane. Suo era l’Almanacco del Molise, favoloso compendio di un anno di vita in Molise tra accadimenti, cronache, cultura, politica, sviluppo, già sviluppo. Scrivevo del Molise, della mia passione per il teatro. Per anni ho fatto parte del gruppo teatrale le Maschere Nude di Campobasso, recitavamo il repertorio Pirandelliano: Così è se vi pare, Enrico IV, L’uomo dal fiore in bocca, La patente. Conservo ancora cari gli amici di allora: Fernando Anzovino, Aldo Gioia, Maria Zampino, Giuseppe Guerrizio. Teatro amatoriale ma fatto con vera passione. Il mio copione dell’Enrico IV porta una favolosa dedica di Giorgio Albertazzi che quell’anno andammo a vedere al Teatro delle Muse a Roma. Ricordo i suoi occhi penetranti, la sua voce affascinante. Fu un favoloso “pazzo” nell’Enrico IV che era la storia di un nobile del primo ‘900 che prende parte ad una mascherata in costume e che disarcionato dal cavallo da un suo rivale in amore batte la testa non ricordando più chi fosse e poi, pur rinsavito, decide di vivere la sua vita nei panni di un tragico re pur di non tornare alla realtà e scoprirsi uomo tradito dalla sua amata… Guarda un po’ questo ticchettìo cosa sta facendo riemergere! Venivano in tanti a vedere i nostri spettacoli, costruivamo tutto da soli, scenografie, costumi, ogni particolare. La parte la studiavo di notte perché di giorno lavoravo in negozio. L’ultima volta che ho recitato ero incinta di sei mesi del mio primo figlio che oggi ha 27 anni.

Ho conosciuto i grandi attori del teatro italiano perché avevamo l’abitudine di andare a complimentarci con loro nei camerini. Anna Proclemer, Salvo Randone, Rossella Falk, Giulio Bosetti, Ileana Ghione ed ancora tanti i cui nomi oggi per alcuni risultano sconosciuti. Il teatro è la rappresentazione viva  di un catalogo di personaggi e sentimenti umani senza tempo e senza età. Per me una lezione di vita, quell’esercizio profondo di scavare nell’animo umano per interpretare un personaggio senza stravolgere le intenzioni dell’autore.

Finita questa parentesi della mia vita, ho fatto la mamma e mi sono dedicata al lavoro immersa tra le lenzuola, i piumini, le spugne del mio negozio, fatte per entrare nelle case della gente a confortare le semplici azioni quotidiane. Che bello poter dire d’aver fatto il lavoro più mercenario del mondo, senza brama di arricchimento e di averne voluto cogliere invece gli aspetti più positivi. Del commercio mi resta attaccato addosso quel senso di indipendenza e di autodeterminazione che mi ha reso libera da ogni condizionamento politico o sociale, pur pagando caro lo scotto dei tanti oneri e rischi a cui un imprenditore va incontro. Ho vissuto la mia favola tra cose molto belle mostrate con orgoglio ai clienti con i quali ho intrattenuto rapporti di rispetto reciproco e dai quali sono stata ripagata con la loro stima e la fiducia. Stima, fiducia… parole che non si usano più. Mi piacerebbe tornare indietro nel tempo per avere la stessa voglia di sognare, di combattere, di vivere pensando al futuro.

Proprio quello che qualcuno, non si sa perché ha voluto rubarci. Ma non ci riusciranno fino in fondo, spero. ☺

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