Notte d’inverno
4 Marzo 2015 Share

Notte d’inverno

Il fragore di un ramo spezzato rompe il silenzio della notte e mi sveglia. Nevica. A luci spente, corro alla finestra, raschio con l’unghia i vetri arabescati dal gelo e un mondo incantato mi si spalanca davanti. Non è meditativa estasi di fronte a un paesaggio d’eccezione, né riflessione lirica; lo contemplo nella sua gratuita poeticità, con lo stupore rapito di un bambino, chiudendo per un attimo i cupi pensieri in granelli di luce.

I fiocchi bianchi intrecciano danze inimitabili sulla collina; ondulano profili, appendono merletti, si accovacciano sugli alberi, rizzano magici fondali su cui sciamano i personaggi della graziosa e saltellante fauna boschereccia: nani, elfi, folletti e geni; osservano da buche muschiose, spiano da nodi di rami, sberleffano da tronchi scavati e si scatenano in un sabba di dirompente gioia, mentre ninfe vestite a festa ballano agitando le loro sciarpe tessute di rugiada e chiaro di luna…  Mi viene in mente un racconto in cui Dino Buzzati ricorda gli inverni delle favole.

In questa cornice di notturno mistero anch’io, con timidi passi, percorro i sentieri fatati conosciuti da bambina; attraverso giardini stregati e foreste piene di lupi, passo sotto alberi che parlano con voce umana, batto alla porta di un castello diruto dove il Re farà tagliare la testa al menestrello che non riesce a far ridere la principessa triste e nel buio mi perdo nel bosco, ma… non scorgo il lumicino lontano lontano di una capanna o di una casetta, rifugio dove approdare e sciogliere le mie consce ed inconsce paure.☺

 

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