o molise o iorio
28 Marzo 2011 Share

o molise o iorio

 

Alcuni giorni fa, a Bonefro, si sono dati appuntamento quelli che il terremoto lo stanno ancora pagando, per raccontarsi come hanno trascorso gli ultimi otto anni della loro esistenza. Vivere per tutto questo tempo in anguste casette di legno, fredde d’inverno e soffocanti d’estate, pare non sia stato il massimo che si sarebbero aspettate dalla protezione civile di Bertolaso persone di una certa età. Gestire la fase della ricostruzione post-sisma è impresa assai complessa per chiunque, ma Iorio e compagni sono riusciti con abilità a renderla complicata, e per certi versi impossibile. Se ancora oggi, per il 70% delle abitazioni di classe A, non sono ancora state completate le procedure amministrative per accedere al finanziamento pubblico, è solo perché qualcuno avrebbe avuto il dovere di sostituirsi agli amministratori incapaci di risolvere problemi di questo genere. Se alcune abitazioni, ristrutturate con fondi pubblici, rimaste inoccupate dai proprietari risiedenti altrove, non sono state assegnate, almeno provvisoriamente, a quegli sfortunati che hanno perso la casa, è solo perché chi ne aveva il potere lo ha esercitato in modo improprio. Se il Commissario avesse usato i poteri straordinari stabiliti dalla legge per risolvere detti problemi, e non per estendere a dismisura l’area del cosiddetto cratere sismico, i terremotati molisani, quelli veri, avrebbero già in parte risolto i loro problemi abitativi.

Basta girare per i Comuni dell’area colpita dal sisma, ed in particolare San Giuliano, per rendersi conto che i soldi arrivati da Roma, invece di unire le popolazioni colpite, hanno prodotto divisione ed egoismi. Spendere 12 milioni di euro per costruire una sola scuola destinata a un centinaio di bambini, mentre tutti gli altri sono ancora nei prefabbricati, non è solo un’ingiustizia perché con gli stessi soldi si sarebbero potute costruire almeno dodici scuole, ma un insulto a chi non c’è più. Costruire una piscina olimpionica in un Comune di mille anime, sapendo che una struttura di quelle dimensioni può essere gestita solo se fornisce servizi a un bacino di utenza venti volte superiore, è operazione non solo antieconomica – fra qualche anno, se mai verrà inaugurata, si udrà soltanto il gracchiare di rospi e ranocchie – ma, e soprattutto, uno schiaffo a quelle 800 persone che ancora vivono nelle baracche di legno.

Constatare con amarezza che qualche Comune è molto più avanti degli altri nella ricostruzione, solo perché controllore e controllato si sono confusi nella stessa persona, non ha aiutato la gente a camminare insieme, anzi al contrario, nel più tradizionale divide et impera, ha consentito al Governatore di essere ancora più forte rispetto ai suoi sudditi, quelli che nel libro di Antonello Caporale, per l’Italia intera, sono diventati dei MOLLI-SANI. Consegnare nelle mani di un politico senza scrupoli il destino della nostra gente per dieci anni, con il pretesto di restituire alla Regione l’autonomia che le spetta, è stata operazione spericolata e fallimentare. Aver pagato il consenso politico con i soldi del terremoto, senza che la classe dirigente, politica ed imprenditoriale, alzasse un dito pur di essere invitata al banchetto, oggi consente, a chi ha avuto in mano la borsa, di ripresentarsi con probabile successo alle prossime elezioni regionali nonostante i pessimi risultati conseguiti in ogni settore della vita sociale ed economica. Chiedere come fa Iorio, peraltro senza successo, di voler utilizzare i fondi per le aree sottoutilizzate, al fine di ripianare i debiti della sanità che per sue esclusive responsabilità naviga verso il fallimento, rientra nella logica ispiratrice della politica del governatore: “se ricevi dei soldi da Roma, utilizzali per il superfluo tanto le cose necessarie prima o poi qualcuno te le dovrà pagare”. Naturalmente su questa strada invece di arrivare in Europa presto ci ritroveremo in Libia.

Il Molise di Iorio & C, fatto di pale eoliche e di spazzatura, tanto care alle mafie, è un Molise senza sviluppo, senza futuro. Qualcuno a Roma si è accorto dei trucchi di Iorio e, nel decreto mille proroghe ha inserito una norma che in sostanza gli manda a dire: “caro Presidente, se vuoi continuare a finanziare i progetti su seppie e patate fatti dare i soldi direttamente dai tuoi MOLLI-SANI”.

 La risposta del governatore non si è fatta attendere e con la solidarietà di quasi tutto il Consiglio regionale, a stretto giro di posta, ha inviato a Roma uno statuto nuovo di zecca che invece di ridurre i costi della politica li ha aumentati, insieme al numero dei consiglieri e degli assessori, alla faccia di terremotati, disoccupati e poveri, sempre più numerosi, dopo le cure liberiste del governo Berlusconi.   ☺

domenicodadamo@alice.it

 

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