oltre il guado     di Leo Leone
30 Dicembre 2011 Share

oltre il guado di Leo Leone

 

“Uomini non ci si improvvisa, e nella lotta politica italiana ciò che più dolorosamente sorprende è appunto la mancanza dell’“uomo”; non dell’uomo “grande”, di cui non vogliamo neanche sentir parlare, ma dell’uomo “reale”, col suo modesto, insostituibile corredo di qualità morali”.

Siamo nel settembre 1945, alla fine della grande guerra che segna la caduta del fascismo. È un prete scomodo, don Primo Mazzolari, che non esita a sostenere la resistenza al fascismo che gli ha procurato anche il rischio di morte il giorno in cui un proiettile è penetrato nella finestra della sua canonica. E neppure madre Chiesa ha giustificato la sua posizione di fronte al regime che impera per un ventennio in Italia. Cosa che avverrà molto più tardi.

L’aria che si respira in questa nostra presente stagione storica non offre emergenti speranze di uscire dal ristagno in cui ci ha sommersi una logica di mercato senza regole a cui la politica si è adeguata. A danno dei più deboli. Il lamento non appaga e non lascia spiragli di futuro. Sta ai processi di liberazione che si mobilitano dal basso tracciare con intelligenza e determinazione le vie di uscita dal processo di default che ha invaso l’universo intero. Siamo in troppi a cedere al ricorrente pensiero dei rassegnati, col bofonchiare entro e intorno a noi che “…tanto non se ne esce…”.

Si può e si deve invece intravedere un percorso nuovo che dia chiari bagliori di innovazione e di intraprendenza, recuperando il senso di comunità che spesso viene scaricato anche da quanti, gruppi, associazioni, movimenti civici…, finiscono per rinserrarsi nelle loro nicchie. Favorendo così  la riconferma di modelli di politica centrata su leader e su gang, anche loro, che alimentano l’espropriazione della sovranità popolare di cui ci fa carico la Costituzione, a partire dal suo primo articolo, guarda caso, generata come animatrice di tempi nuovi nell’immediato postfascismo.

Di recente le giovani generazioni, assumendo la linea di un rinnovamento radicale, hanno fornito chiare testimonianze di impegno storico nel sovvertire regimi e nel delineare nuovi orizzonti di libertà in contesti culturali e geografici da cui non ci saremmo attesi i risultati ottenuti in terra d’Africa, ma anche in Grecia e Spagna. E, di recente, anche in Inghilterra.

Si può in Molise fornire segnali di speranza che traccino itinerari operativi sui quali tessere rapporti di coesione comunitaria?

Qualcosa si muove anche da noi ed è bene prenderne atto ponendo fine al consueto concerto di lamentazioni. È di oggi l’esperienza in corso in un piccolo centro del Molise interno racchiuso nelle strettoie delle zone geograficamente più isolate. Una risonanza è stata data di recente, sul numero di ottobre del giornale interdiocesano Molisinsieme, al progetto fiorito a Castel del Giudice per il lancio della promozione dell’agricoltura biologica e dell’economia sostenibile che ha visto il microcomune altomolisano presenziare ad un incontro internazionale svoltosi a Torino il 22 e 23 settembre di quest’anno. Valorizzare un’agricoltura in una fase di abbandono diffuso costituisce una significativa opportunità a portata di mano. Non male, se si pensa che già in un recente passato la medesima esperienza era stata avviata dall’ingegnoso Michele Tanno, esperto in materia, in una zona, anch’essa reclusa, del comune di San Biase e che ad oggi prosegue la sua attività sostenuta da giovani molisani rientrati dalla Germania. L’esperienza in corso a Castel del Giudice si è ben inserita in un quadro internazionale che vede compartecipi grossi centri italiani come Milano e Torino ma anche città di altri paesi europei, come Norimberga e Monaco di Baviera. Ad essa ha dato notevole risalto in un recente servizio Famiglia Cristiana.

Ma uno dei punti più pregevoli del progetto consiste nella rete che il piccolo centro dell’alto Molise si propone di attivare con comuni viciniori, dando un chiaro segnale di sorpasso della cultura arcaica cedevole più al conflitto e alle beghe tra piccoli centri e che ha segnato anche in senso negativo la storia di queste nostre terre, come pure di comunità disperse in altre regioni del meridione, ma anche nei territori nordici racchiusi nelle zone prealpine.

È tempo di proseguire su questa linea che anche in altri contesti geografici consimili alle zone interne del Molise vanno attivando concreti laboratori aperti al futuro nel campo dell’economia sociale. Di gran pregio l’esempio in corso nella Basilicata, in Val Camastra. Nel suo territorio è stato attivato il bilancio sociale con il coinvolgimento di comuni diversi che hanno aderito alla proposta che apre una nuova stagione di sussidiarietà tra cittadini ed enti territoriali.

In questa logica di cambiamento di cultura e di prassi si va muovendo il gruppo promotore della Fondazione Molise Comunità che intende costituirsi come strumento di rilancio di una cultura centrata sui valori della solidarietà volta al bene comune e di concreta testimonianza di progetti a sostegno dei deboli e della valorizzazione delle risorse del nostro territorio.☺

le.leone@tiscali.it

 

eoc

eoc