oltre la palude  di Leo Leone
4 Ottobre 2013 Share

oltre la palude di Leo Leone

 

“Una volta tanto, nel cuore della notte. Siamo rimasti solo Dio e io”. Quest’espressione di Etty Hillesum, presente nel diario del 4 ottobre 1943, può costituire il punto fermo, la roccia su cui fondare la propria esistenza nei momenti più bui? Etty ne ricavò la forza per far fronte ad una vita tormentosa che mai le tolse la voglia di sorridere e guardare avanti fino al tragico sipario calato sulla sua esistenza ad Auschwitz, a soli 29 anni. Questa meravigliosa creatura che sta per concludere tragicamente la propria vita, e ne ha piena coscienza, non demorde dalla sua volontà di vivere nell’aver trovato in questa consapevolezza il punto di approdo atteso della sua effervescente ma anche sofferta esistenza.

E per chi non crede? Può l’umanità trovare pace e serenità pur nel mezzo di vicende che ammorbano la vita fino al punto da renderla senza senso? Penso di sì. Anzi, ne sono sempre più convinto anche per chi non ha fede in Dio e nell’eternità. A condizione che ne abbia la lucidità di cogliere e consolidare quegli sprazzi di luce che non mancano neppure nelle notti più buie. La vita di Etty ne è un esempio lampante.

Con Dio o no, per chi non è giunto a scoprirlo, l’esistenza si illumina solo con il sentimento dell’amore. Un amore che investe me, coloro che mi incontrano e la natura nella sua globalità. In fondo il senso della vita non finirò mai di scoprirlo nella sua interezza.

Con questa convinzione mi posso alzare ogni mattina per proseguire ad alimentarla giorno dopo giorno. E me ne danno conferma i volti di chi, incontrandomi, mi sorride, mi chiama a viva voce, mi palesa fiducia e mi ringrazia anche per doni che non ricordo neppure di avergli elargito. Così mi accade allorché mi sento ricambiare un sorriso, un complimento, una parola di conforto, un segnale di speranza che pure non mi pare di aver donato. Eppure viviamo in un mondo morbosamente asservito e quotidianamente alle prese con uno scenario che sa di negativo: guerre, violenze, stragi, incendi di boschi, inquinamento d’aria, terremoti e disastri di natura portatori di morte e di pianto.

Etty ci sollecita a riscoprire il senso autentico della vita e a non ammorbarci con le cronache funeree di ogni giorno che si fanno quasi negazioni di umanità, di Dio e di futuro. Mentre alimentano la prepotenza, la strafottenza, la hybris ( come la chiamavano gli antichi greci) di quanti finiscono per alienare se stessi e quanti danno spazio di ascolto ai loro messaggi e alle loro squallide e disumane inclinazioni volte a indurre alla rassegnazione e a produrre sfruttamento mentre generano il clima di sconforto che pervade le cronache più squallide. Occorre rafforzare sempre più l’istanza di riscoprire il senso autentico della vita che è impegno volto al dialogo tra diversi per scoprire strade nuove che aprono orizzonti che ci restituiscono la voglia di vivere con respiro aperto e senza la ricaduta in sentimenti di sfiducia, chiusura all’altro e ricerca animalesca di un interesse che esclude la relazionalità e il senso della comunità fra persone che si spendono per la costruzione di storie che diano volto nuovo ad un mondo febbricitante che non lascia apparire arcobaleni di speranza.

Per rifarmi al pensiero della affascinante creatura già citata: “Debbo anche vincere quella paura indefinita che mi porto dentro. La vita è difficile davvero, è una lotta di minuto in minuto (non esagerare, tesoro!), ma è una lotta invitante”. E allora cogliamo un bel segnale di novità sollecitante che ci viene lanciato dal dialogo che si intreccia tra due figure di diversa provenienza culturale ma vogliosi di attivare un cammino che dia valore alla voglia di tutti nella ricerca di un nuovo modello di vita. Su questa linea si sono mossi in questi giorni Eugenio Scalfari e papa Francesco. Si riducono le distanze tra persone e gruppi fortemente sollecitati a trovare soluzioni comuni su questioni che ci dividono. E, non a caso per ambedue, il nucleo della loro intesa vien posto su un tema che resta alla radice di cercatori e inappagati pensatori che non si sono rassegnati al culto del pensiero astratto ma hanno esplorato l’amore autentico che riguarda il mio rapporto solidale e di comunione con gli altri senza  l’attesa di un interesse di ritorno.

 La politica prosegue su terreni rigidamente inquinati da una inclinazione protesa a perseguire obiettivi di parte e asserviti a ideologie e prassi recluse in cripte autoreferenziali, in un mondo asservito all’interesse di pochi. È dal basso che occorre sollevare istanze volte a tracciare sentieri aperti al bene comune che dall’alto non fornisce l’apertura al dialogo promotore di concrete iniziative che pongano fine agli interessi di parte.

Occorre dare risalto a testimonianze che vanno facendosi strada in questo panorama inquietante e proporre con determinazione e continuità progetti e iniziative concrete che con decisa continuità diano segnali di rottura con il passato che si trascina morbosamente e apra le porte ad una stagione di rinascita della volontà di intraprendenza da parte di una cittadinanza attiva.☺

 le.leone@tiscali.it

 

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