palestinesi vittime  di Loredana Alberti
1 Dicembre 2012 Share

palestinesi vittime di Loredana Alberti

 

 Forse si chiama Maria, per nove mesi ha atteso, trepidato, è vissuta nella paura per il bimbo che sarebbe nato a dicembre, in un paese torturato, una striscia dove sempre i “nemici” più avanzano e uccidono civili, donne, bambini. E suo figlio, nato, splendente come il sole, è stato colpito in questi giorni dalla furia e dalla volontà delle guerra israeliana.

I bambini sono tutti sacri, i bambini sono tutti sole e cielo, i bambini sono tutti portatori di un futuro pieno di immaginazione, sogni e vita da costruire, civiltà da portare nel mondo, tutti i bambini sono vita. Ma Maria piange suo figlio morto.

Scrive la giornalista Alison Weir (presi- dentessa  del Council for the National Interest and Executive Director di If Americans Knew, una organizzazione a scopo non lucrativo che fornisce informazioni su Israele-Palestina) che “nel ciclo di violenze cominciato nell’autunno 2000, più di 90 bambini palestinesi sono stati uccisi dagli Israeliani prima che un solo bambino ebreo fosse a sua volta ucciso; in totale nel periodo considerato circa 1500 bambini palestinesi sono stati uccisi dagli Israeliani e 130 bambini ebrei da Palestinesi. Tenuto conto dello scarto sbalorditivo della copertura mediatica negli USA tra le vittime di israeliani e le vittime palestinesi e il lutto delle loro famiglie che sono largamente ignorate, ho redatto alla fine di questo articolo una lista parziale di queste giovani vittime per lo più sparite, segnalando le circostanze della loro orribile morte. Qualche anno fa un ufficiale dell’esercito israeliano (**) ha scaricato a bruciapelo il caricatore della sua pistola automatica su una ragazzina palestinese di 13 anni. In seguito ha dichiarato che avrebbe fatto lo stesso anche se avesse avuto 3 anni. Dal momento che numerosi subalterni avevano raccontato l’episodio, egli è stato giudicato da una Corte militare israeliana – ma per un delitto minore, non per omicidio. Ed è stato assolto. Per il momento, tuttavia, i giornali statunitensi continuano a fornire dettagli tragici su questa atrocità. E tenuto conto del gran numero di reportage, non si riesce a comprendere come sia possibile che alcuni dati importantissimi siano passati sotto silenzio. Per esempio, nessun articolo dice che il luogo del delitto, Itamar, (aprile 2011 tre bambini israeliani uccisi e i loro genitori) è una colonia ebraica illegale sorta su terra rubata ai Palestinesi e tra i rifugiati che Israele ha cacciato dalla loro terra natale con massacri e brutali operazioni militari. Gli articoli omettono di segnalare che i coloni israeliani continuano a riempire di botte i Palestinesi di ogni età, talvolta li torturano addirittura e li ammazzano, bruciano i loro raccolti e distruggono i loro campi di olivo, che costituiscono l’unica fonte di reddito per molti contadini palestinesi; almeno centinaia di questi alberi sono stati strappati da raid di coloni israeliani. Gli articoli statunitensi trascurano di menzionare che l’edificio più vicino è la casa dei discepoli di Chabad Lubavitch, un movimento ortodosso nel quale campeggia un poster del defunto Lubavitcher Rebbe Rabbi Menachem Mendel Schneerson, conosciuto per lo sbalorditivo tenore egemonico del suo insegnamento. Il professor Israel Shahak e Norton Mezvinsky citano quanto afferma Schneerson circa la differenza tra Ebrei e non Ebrei: … Non è solo una profonda diversità che rende semplicemente qualcuno superiore agli altri. Si tratta piuttosto di due specie completamente differenti. Ecco che cosa bisogna dire del corpo: il corpo di un Ebreo è di una qualità totalmente differente dai corpi degli appartenenti a tutte le altre nazioni del mondo… La realtà di un non-ebreo è solo vanità… Tutta la creazione esiste solo per gli Ebrei…”.☺

ninive@aliceposta.it

 

palestina

Fino a quando avrò pochi palmi della mia terra!

Fino a quando avrò un ulivo…

un limone…

un pozzo… un alberello di cactus!…

Fino a quando avrò un ricordo,

una piccola biblioteca,

la foto di un nonno defunto… un muro!

Fino a quando nel mio paese ci saranno parole arabe…

e canti popolari!

Fino a quando ci saranno un manoscritto di poesie,

racconti di ‘Antara al-’Absi

e di guerre in terra romana e persiana!

Fino a quando avrò i miei occhi,

le mie labbra,

le mie mani!

Fino a quando avrò… la mia anima!

La dichiarerò in faccia ai nemici!…

La dichiarerò… una guerra terribile

in nome degli spiriti liberi

operai… studenti… poeti…

la dichiarerò… e che si sazino del pane della vergogna

i vili… e i nemici del sole.

Ho ancora la mia anima…

mi rimarrà… la mia anima!

Rimarranno le mie parole… pane e arma… nelle mani dei ribelli!

Samih Al-Qasim, poeta palestinese

 

 

 

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