Parliamo di bambini
10 Marzo 2016
laFonteTV (3152 articles)
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Parliamo di bambini

Non sempre è facile stare in campo come un freddo applicatore delle regole, vi sono momenti in cui l’arbitro si deve spogliare delle sue vesti “umane” e diventare solo ed esclusivamente un Arbitro. Pensate forse che sia facile davanti a un bambino di 12 anni che piange perché sta perdendo, rimanere impassibili come se non vi interessasse nulla? Vi assicuro che per una persona normale, specie se genitore, è difficile, eppure si deve: i ragazzi imparano forse di più dalla sconfitta che dalla vittoria. Penso che un allenatore, un dirigente sportivo, un tecnico, abbia molta difficoltà nell’insegnare ai giovani il saper vincere; lì sta la difficoltà di educatore, far capire che non è umiliando l’avversario, non è deridendolo, che la tua vittoria diventa più bella, anzi vincere così ne sminuisce il valore.

Perché scrivo questo? Pochi giorni fa, in una cittadina vicino Bologna, si stava svolgendo una partita di calcio fra due squadre di “Giovanissimi”, ovvero under 14. A dieci minuti dal termine della partita il risultato era 31 a 0 e il direttore di gara, ventenne e alla sua settima partita, ha interrotto il gioco e  ha dichiarato finito l’incontro.  Manifesta superiorità? Nel calcio non è prevista, e quindi l’arbitro è stato sospeso per due settimane dai suoi superiori. Giusto o sbagliato che sia, così ha deciso la Federazione Calcio.

Una decisione presa per un gesto di umanità nei confronti dei bimbi di casa che erano letteralmente surclassati dalla formazione ospite e ai quali voleva evitare un’umiliazione ancora maggiore nel punteggio. Una decisione che è costata però la sospensione al giovane arbitro, per non aver ottemperato alla regola che prevede il rispetto dell’intero tempo dell’incontro, oltreché la nuova disputa della partita, visto che il Giudice Sportivo non ha omologato il risultato.

Si potrebbe aprire una discussione se l’Arbitro abbia fatto bene o no: da una parte ha certamente sbagliato non applicando il Regolamento, come dice la sezione AIA di Bologna, e inoltre ha centuplicato l’eco di quanto avvenuto in campo perché tutti i giornali sportivi hanno riportato la notizia. Potremmo stare ore a disquisire, il risultato non cambierà. La partita, in nome del Regolamento, è stata ripetuta, stavolta con un arbitro più “scafato”. Per la cronaca ha vinto la stessa squadra ma con un punteggio molto, molto più basso. Vado controcorrente, non ha sbagliato l’arbitro, ha sbagliato il Designatore, perché se avesse mandato qualcuno con più esperienza, il risultato sarebbe stato uguale come vittoria, ma certamente con meno differenza goal.

Sul quotidiano Il Resto del Carlino di Bologna è apparso un articolo dove si citava l’episodio e si rimproverava l’arbitro, affermando che il suo comportamento ha umiliato in maniera forse maggiore la squadra perdente in quanto ora tutta l’Italia conosce il fatto ecc. Onestamente non so se ciò sia giusto o sbagliato, so che, in un modo o nell’altro, tutti gli Arbitri hanno dovuto durante la loro carriera fare delle scelte del genere. C’è chi ha avuto fortuna e non si è mai saputo nulla e chi, come nel caso in oggetto, non ha avuto la stessa sorte.

Anche a me accadde anni fa di arbitrare una partita simile, era una finale nazionale femminile di Softball, chi vinceva era Campione d’Italia della categoria, ma dopo solo due inning, dei sette previsti, il punteggio era 24 a 3. Venne da me l’allenatore della squadra che perdeva e sottovoce mi chiese se potevamo finirla lì, dato che le ragazzine erano stanche di subire, che volevano andarsene… Mi bastò un’occhiata all’altro allenatore che annuì e pochi minuti dopo segnalai la fine della partita. Io fui più fortunato, nessuno disse nulla, non esisteva Internet, ai giornali non interessava parlare di sport minori e nessuno seppe mai nulla. Feci bene? Non lo so, comunque non me ne sono mai pentito.

Lo sport deve essere un mezzo per educare i giovani a fare squadra, a ricordare loro che non si è mai soli in campo, che i tuoi compagni sono dalla tua parte  e che non vince mai un giocatore, anche se è un campione, ma vince sempre la squadra. Tocca ai tecnici in campo, agli allenatori, agli accompagnatori essere sempre un esempio, ma forse, semplicemente, basterebbe che lo fossero i genitori e per tutti sarebbe molto più facile.☺

 

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