Phoolan devi
20 Febbraio 2019
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Phoolan devi

Le preziose: con questo titolo apro articoli che parlano di donne di ieri, l’altro ieri, oggi che, come le preziose del settecento hanno agito o vissuto per lasciare il testimone alle altre.

Noi donne, a volte, nella vita sopportiamo sofferenze e brutalità inenarrabili e riusciamo a uscirne assumendo forza: segno del destino per altre nel futuro.

Il suo nome significava dea dei fiori, ma per tutti lei era semplicemente la regina dei banditi. Quando nel 1981, decise di arrendersi, ad attenderla c’era una folla di 8.000 persone, tra cui giornalisti, politici e circa 300 poliziotti. Gli altri erano poveri cittadini indiani, giunti da diverse parti della regione per vedere da vicino e in carne e ossa quella giovane donna, diventata una leggenda, come racconta un articolo di India Today. Phoolan era nata in una comunità poverissima di barcaioli della casta più bassa. dell’Uttar Pradeshera: povera disgraziata. “Normal- mente” a undici anni andò sposa di un uomo di vent’anni più vecchio. Scappò per fuggire alle violenze che era costretta a subire, ma ogni volta veniva riportata dai genitori che si sentivano colpevoli del disonore della fuga. A quattordici anni fu finalmente ripudiata. La sua condizione divenne ancor più miserabile tanto che il padre doveva pagare un obolo per prendere l’acqua che la potesse dissetare.

Da bestiolina inutile era diventata anche costosa per i genitori che l’avrebbero preferita morta. Le angherie, le violenze, gli abusi che dovette subire, non solo ci lasciano esterrefatti ma ci pongono la domanda di quanta forza, nella disperazione, abbia avuto Phoolan per sopravvivere e poi diventare quello che è diventata.

Nessuno può aiutarla e Phoolan spesso prega la dea Khalì di farla morire, unica prospettiva nell’inferno della sua esistenza. Un giorno, durante un’incursione nel suo paese, fu rapita da Vkram Mallah, capobanda di un gruppo di banditi, che levavano ai ricchi e donavano ai poveri. La ragazza è convinta di morire, invece il bandito la dichiara sua donna e ordina a tutti di rispettarla. La visione della vita cambia per Phoolan; lei che era stata violentata da chiunque, considerata meno di una cosa, vede un uomo che la rispetta, le insegna ad usare le armi e diviene capo dei banditi.

Sopravvisse a tutto: alla fame, alle fughe dalla polizia, all’assassinio del suo uomo nel 1980. Sopravvisse e fece di più. Diventò nell’immaginario di migliaia di persone la vendicatrice dei diritti violati dal sistema inumano delle caste indiane. La dea Khali da lei idolatrata, le riserva altre sorprese.

Il 13 agosto del 1980 Vkram venne ucciso e lei nuovamente rapita da un gruppo di una casta superiore e portata in un lontano villaggio, chiamato Behmai. Venne stuprata e umiliata pubblicamente per tre settimane, prima di riuscire a scappare e unirsi a una nuova gang. Aveva solo diciassette anni. Con trenta uomini ai suoi ordini, Phoolan tornò a Behmai, decisa a vendicarsi. E ci riuscì, (secondo la leggenda da lei sempre smentita) uccidendo i ventidue uomini che l’avevano stuprata. Divenne immediatamente la persona più ricercata di tutta l’India. La caccia alla Regina dei banditi divenne una priorità nazionale e tre anni dopo Phoolan cedette, negoziando la sua resa alle autorità. Tra ali di folla inneggiante, si consegnò spontaneamente all’allora primo ministro del Madhya Pradesh. Phoolan chiese che i membri della sua gang non dovessero passare più di otto anni in prigione e che i suoi familiari, nel frattempo incarcerati, venissero liberati. Phoolan Devi passò undici anni in prigione.

A suo carico pendevano trenta accuse, tra rapimenti, saccheggi e omicidi, ma non fu mai processata, rimanendo comunque in carcere per undici anni, durante i quali fu sottoposta a sterilizzazione forzata. Nel 1994 fu rilasciata su cauzione, grazie all’enorme pressione popolare e si convertì al Buddhismo; l’anno seguente divenne internazionalmente celebre grazie al film sulla sua vita, The bandit queen, la regina dei banditi, appunto, di Shekhar Kapur (da lei però ostacolato e vietato per scene troppo morbose e crude, e vinse il processo). Una volta uscita si dedicò alla politica, per dare voce alle caste più basse della popolazione dell’Uttar Pradesh. Venne eletta in Parlamento con il Partito Socialista Samajwadi, ma ebbe solo pochi anni per tentare di cambiare qualcosa nel suo paese. Fu uccisa da tre sicari dinanzi alla sua casa di Nuova Delhi il 25 giugno del 2001 all’età di 37 anni.☺

 

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