Polvere nella vita
2 Ottobre 2014 Share

Polvere nella vita

La farfalla in realtà è qualcosa d’impalpabile, assolutamente perfetto e stupendo nel suo volo; se non si ha delicatezza, la si priva dell’uso del volo oltre che della sua frastornante bellezza; la farfalla compie giri liberi intorno a se stessa e intorno al mondo, annusa dai fiori odori, ne trae nutrimento e impollina di sé altri luoghi. È la ripetitività della vita in un lievissimo atto d’amore, le sue ali sbattono come i colpi del cuore: simbolo di bellezza, fragilità, inviolabilità.

Orrore e barbarie l’hanno resa simbolo di mutilazione e di morte, s’intuisce che l’atto simbolico di lorenziana memoria sia verso l’anello più debole, la farfalla, il bambino, la donna: l’inviolabilità della prima a prezzo della sua stessa possibilità del volo è pari all’ inviolabilità degli altri esseri deboli nella scala della vita: là dove si viola o si mutila un corpo, si compie un assassinio contro la persona, non un atto contro il pudore e la morale. È la legge del più forte che ripropone il vae victis di barbarie con rinnovata astuzia ed esperienza, ed è proprio questo ritorno di barbarie che ci deve ricondurre ad un alto senso etico, a considerare assassini chi mette la bomba, chi la costruisce, chi fa che altri uomini lavorino sulle bombe.

L’inviolabilità della mente-cuore in tutte le sue fibre si è fermata. Bisogna quindi ritornare all’essenza delle radici della bellezza per istituire un paradigma etico che sia in ognuno di noi, stampato nel nostro DNA, per parlare di civiltà.

È necessario non solo pensare all’emergenza delle ferite che straziano, alle medicine, ai vestiti, alla possibilità di far vivere dei bambini in alcuni periodi in altri luoghi lontano dalla guerra. Ciò è bene e bello ma non risolutivo, il vero atto rivoluzionario sarebbe la conversione non solo delle fabbriche di morte ma anche della teoria dell’ordine economico e quindi etico del vecchio mondo.

Qualcosa di noi deve procedere in modo costante e regolare come la produzione delle fly per la civiltà e la bellezza totale dell’essere umano e per bellezza intendo l’assoluta attenzione amorosa verso l’altro essere come dice Barthes; non è un’affermazione religiosa ma una laica attenzione che l’inviolabilità altrui significhi senso di civiltà, attenzione possibilità come per la farfalla, del volo libero, gioioso, senza paura che qualcuno abbia il chiodo già pronto per infilzare: non avremo più bambine donne mutilate nel corpo e nella mente. Ma fino a quando alla cultura sarà dato il compito di restaurazione marmorizzata e narrazione pietrificante della civiltà attuale, fino a quando la teoria del conflitto seguirà la politica del guadagno? A cinquantacinque anni di distanza il complesso militare-industriale, fortemente avviluppato alla finanza transnazionale e forte di rappresentare un settore che non conosce crisi, controlla saldamente i principali governi dell’Occidente, compreso il nostro. Per garantirsi i suoi enormi profitti, il complesso in questione sa agire in modo spregiudicato e furbesco.

Prendiamo il recente caso dell’Isis, la congrega di tagliagole che sta prosperando in Siria ed Iraq per una serie di fattori, quasi tutti riconducibili alle fallimentari politiche condotte dagli Stati Uniti nell’area. Sarebbe interessante quanta parte degli armamenti inviati dall’Occidente ai Paesi che stanno dietro tale congrega, Arabia Saudita, Qatar, Emirati, ecc., sia finita nelle mani dell’Isis. Solo l’Italia ha venduto, nel 2013, 126 milioni di dollari di armamenti all’Arabia Saudita e 95 milioni di dollari agli Emirati. Immaginatevi le tangenti.(Il fatto quotidiano 13.9.2014).

Le occasioni di conflitto tra mondo sottosviluppato e mondo sviluppato aumentano e l’economia infogna il proprio paradigma nella sabbia, non avremo più speranza e parlarne è inutile. L’intellettuale ha il compito di un continuo richiamo a un diligente, maniacale artigianato sulla formazione della bellezza dell’individuo che significa attenzione al respiro, alla vita, al benessere dell’altro.

Nel frattempo non girare lo sguardo altrove: se sono ferita, vuol dire che qualcuno mi ha ferito, se non ho più le braccia e il viso è mutilato vuol dire che pochi o molti abbiano pensato che vale la pena mercificare il proprio lavoro di piccolo o grande consenso in rapporto alla mia integrità: merce di scambio, svalutata merce; se urlo lo stupro è perché il nemico ha voluto, attraverso i bambini e le donne, colpire l’altro uomo degradando l’inviolabilità dei più deboli.

Non volere lo scettro della guerra non significa vivere in nazioni imbelli di pace, imbottite di consensi di guerra. La pace imbelle non porterà mai costante attenzione a una riconversione non solo della merce e del lavoro ma anche della mente e dei modi di vivere la vita.

Solo così noli me tangere significherà la mia inviolabilità tale che potrai sfiorarmi, solo se avrai la stessa integrità, e le farfalle non saranno più il simbolo di luccicanti strumenti di morte che attirano bambini della vita per diventare polvere nella vita. ☺

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