Primi passi al porto
7 Maggio 2016
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Primi passi al porto

La strada che porta all’attuale situazione di difficoltà di gestione dell’area portuale di Termoli è lunga e tormentata. Per troppo tempo si è deciso di non decidere (e questa, purtroppo non è una novità per il Molise) a partire dal 1998 quando le funzioni relative al rilascio di concessioni di beni del demanio marittimo vennero assegnate alle regioni insieme a tutte le altre funzioni conferite agli enti locali. L’unico porto della regione poteva e doveva divenire una risorsa importante, invece è sempre rimasto un bruco, non ha mai spiccato il volo. Eppure ha il suo fascino così legato fisicamente al borgo antico e alla tradizionale attività di pesca. Sarà mica questo il motivo per cui non è mai stata elaborata una strategia di sviluppo di respiro almeno regionale? È stato da sempre considerato un bene a disposizione solo dei termolesi? Allora perché non affidarlo al Comune?

Per Termoli la questione amministrativa, in verità, era molto ingarbugliata in quanto l’Autorità Marittima non aveva ancora effettuato il conferimento delle funzioni. Bisognerà attendere il 2008 perché tutte le pratiche in possesso della Capitaneria vengano trasferite alla Regione Molise per la gestione demaniale dell’area.

In queste brume il Piano Regolatore del Porto faceva fatica a trovare la via tanto è che ancora è in cammino. Nel dicembre 2015 la Giunta ha approvato una delibera che dava le disposizioni per l’utilizzo delle aree nelle more dell’ attuazione del Piano stesso e solo l’11 aprile scorso si è giunti ad una decisione per quel che riguarda le linee guida per la predisposizione dello strumento per la gestione e l’uso delle aree portuali; atto di indirizzo per il regolamento dei procedimenti amministrativi; criteri operativi di concessione nella fase transitoria.

L’atto di pianificazione e gestione dell’area portuale di Termoli (APGAPT), vista la delibera 154/16, dovrà nascere da un iter condiviso da tutte le istituzioni territoriali interessate per la rispettiva competenza, il piano regolatore deve attendere.

Dovendo aspettare i tempi giusti per poter gestire l’area portuale in maniera certa bisogna impedire che succedano cose che potrebbero compromettere l’efficacia e la giustezza del piano regolatore “in pectore”. La delibera 720/15, infatti, considerava che “alla data di adozione del Piano Regolatore Portuale entreranno in vigore le norme di salvaguardia per cui potranno essere realizzate solo opere conformi sia allo strumento vigente che a quello in corso di approvazione” e che “nelle more dell’ attuazione del Piano Regolatore Portuale bisogna predisporre uno strumento per la gestione e l’utilizzo delle aree portuali” attraverso la zonizzazione ed il regolamento attuativo. C’è poi un’altra considerazione interessante che si rifà alla giurisprudenza della Corte Costituzionale “ogni nuova concessione non può essere ottenuta sulla base di una mera domanda di rinnovo ma solo nel rispetto dei principi di imparzialità, di pubblicità, di libera concorrenza, di trasparenza, ossia mediante una procedura ad evidenza pubblica” questo perché “la proroga sottrae in modo reiterato l’assegnazione in concessione del bene demaniale al confronto competitivo tra gli operatori”. Si tratta di considerazioni che la dicono lunga sul modo in cui ci si è mossi sulle sponde dell’Adriatico e forse anche sul perché di una così tardiva predisposizione alla stesura del Piano regolatore.

Esiste un’altra grande difficoltà che si chiama manutenzione. Senza voler scomodare tutto lo studio relativo a flussi e frangiflutti, moli e contromoli,  il porto si trova nella condizione tipica di qualsiasi manufatto che è quella di dover essere tenuto in buone condizioni, con l’aggravante di essere esposto a vento, umidità, sole e salsedine e basta una passeggiata stile Montalbano per rendersi conto dell’urgenza di qualche intervento. Manutenzione, però, che ha un costo economico troppo pesante per le casse della Regione.

Finalmente si delinea una forma di pianificazione, si deciderà cosa dovrà essere questo porto per il Molise. Tra pesca, cantieristica, turismo ci si è sempre tenuti sul vago: fondali troppo bassi per mercantili e navi da crociera; sulla via verso la Croazia affondò il sogno del Termoli jet; i cantieri navali hanno vissuto la loro Odissea e pure il mercato ittico ha avuto bisogno del suo restyling. Resta un’altra incognita: il discusso tunnel voluto dal Comune di Termoli. È previsto o prevedibile nel nuovo Piano regolatore? Quali trasformazioni porterà all’assetto dell’ area portuale e quali difficoltà? L’invito a tutti è quello di farsi comunque due passi al porto, l’aria di mare fa bene! ☺

 

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