quadro deludente
15 Aprile 2010 Share

quadro deludente

 

Quando questo numero sarà in uscita, la Pasqua sarà trascorsa da pochi giorni, mentre ne mancano poco più di dieci alle elezioni politiche. Accomuno gli eventi perché la lettura degli accadimenti conferma la ricerca esasperata di risultati individuali a scapito delle comunità e del bene comune. Ad esempio, in questi giorni tutti hanno posto al centro delle problematiche la famiglia, ma poi nel  concreto non c’è una azione consequenziale, volta a tutelare e favorire la famiglia. È il tema più gettonato; alcuni politici parlano del matrimonio come bene indissolubile, senza pensare che alle loro spalle hanno due o più matrimoni. L’importante, per loro, è l’apparire, dire, parlare, anche con evidenti e palesi contraddizioni. Senza giri di parole, una prima concreta azione può sostanziarsi nell’adesione all’iniziativa del forum delle associazioni familiari “meno tasse per chi ha figli”. La famiglia è società sovrana, che viene prima dello Stato e del mercato e, come tale, gode di diritti sociali propri anche in relazione al concorso alla spesa pubblica. L’altra azione concreta, consequenziale alla prima, è la difesa della vita, bene non negoziabile. Senza se e senza ma.

Tutti sono alla ricerca del voto dei cattolici e ognuno tira la giacca a proprio favore. Il tempo di un partito di cattolici è finito; la nostra presenza e partecipazione all’azione politica deve essere sempre tesa a favore dei più deboli, a costruire il bene comune, a lavorare per la comunità, a far sì che la giustizia trionfi e il rispetto reciproco sia costante.

 È vero, questo sistema elettorale mette nelle mani delle segreterie dei partiti la scelta dei rappresentanti del popolo, con poca incidenza da parte degli elettori che dovrebbero punire chi ha voluto questa legge elettorale: il monarca-anarchico (così si è autodefinito) onorevole Berlusconi.

Prevale sempre più il primato del fare su quello del pensare, soprattutto in riferimento ai valori e ai temi etici sensibili. Di questi temi si discute poco; nel centrodestra non si discute proprio in quanto tutto dipende dalla parola del capo che, notino bene gli elettori, veste da tempo in camicia nera e si autodefinisce monarca. Questa sorta di panteismo onnipotente del capo-monarca Berlusconi fa evitare qualsiasi riferimento etico sui temi che hanno a che fare con il bene comune e la dottrina sociale della Chiesa. Come si fa a votare e affidare la guida del paese ad un personaggio che consente la candidatura di persone inquisite o condannate? Come si può votare un partito che non tocca il tema della legalità, della flessibilità del lavoro e della sussidiarietà? Il fenomeno del berlusconismo ha provocato l’esaltazione del benessere individualista, attribuendo importanza al successo.

La lettura delle liste e dei candidati locali, sempre più legati ai potentati di partito, conferma l’asservimento al potere del monarca, allontana la gente dalla politica.

Crea forti crisi di coscienza anche a chi milita nel centro destra ma non ha venduto l’anima al potere. Così si spiega la scelta autonomista di un gruppo di consiglieri regionali che, pur pensando alle loro posizioni personali, hanno reagito alla nuova offesa delle segreterie nazionale e regionale del partito che hanno imposto l’apparato di partito. L’indiscusso capo supremo del  centro destra molisano avrà molti problemi a gestire ora la sua maggioranza frastagliata in tanti gruppi e gruppetti. La politica qualunquistica condotta in questi anni, che ha ridotto il Molise a paese da terzo mondo, privo di effettive speranze di sviluppo e soprattutto di speranze per i giovani, ha prodotto il mostro politico che abbiamo sotto gli occhi: un debito pubblico sempre più elevato, eletti e candidati che passano di qua e di là, mancanza di una politica di sviluppo regionale.

Il partito democratico in Molise non si discosta molto dalle operazioni del centrodestra. La richiesta di una discontinuità con il recente passato non è stata accolta. Si è voluto riconfermare il vertice uscente che è lontano dai problemi della gente, in molti casi ormai inviso agli elettori. Qui di certo il partito democratico non sta seguendo l’esempio di Veltroni, che ha avuto la forza di cambiare e innovare il sistema. Nessuno si meravigli se, all’atto dello scrutinio, molti voti saranno riversati alla lista del ministro Di Pietro che almeno ha dimostrato di voler fare qualcosa. E lo ha detto con forza e sincerità nel comizio di apertura della campagna elettorale. E su una cosa va data ampia ragione al ministro Di Pietro. Il Molise non decolla perché ognuno lavora per fare lo sgambetto all’altro.

La Pasqua mi porta a considerare la situazione all’interno delle nostre comunità parrocchiali. Allo sfaldamento del tessuto sociale, dettato dalla cecità della politica regionale, sta contribuendo anche una parte del clero, che è legata al potere politico e dimentica gli interessi della gente, non lotta ma, anzi, si piega alla volontà di altri. Ci sono ancora troppi preti che reincarnano don Abbondio o Ponzio Pilato. Sono ancora troppi quelli che hanno vestito la veste talare o il saio perché le famiglie avevano bisogno di alleggerire il peso a tavola. Ma finché sono stati chiusi nei conventi i danni sono stati limitati. Ora che, per necessità, sono stati assegnati a guidare le parrocchie i danni sono evidenti.

Molti ripongono tante speranze in Mons. Bregantini, perché rinnovi nel profondo la chiesa locale. Sarà un impegnativo e grande lavoro, ma noi siamo fiduciosi e saremo al suo fianco perché trionfi: una Chiesa profetica, non una Chiesa “burocratica” e fatta solo di “ apparire”;  una Chiesa   non super partes per “quieto vivere” come invece stanno facendo diversi sacerdoti; una Chiesa di tutti i figli di Dio, non separata in “figli” e “figliastri”, in gruppi e gruppetti chiusi nei loro angusti ambiti. Auspichiamo una  Chiesa come casa di vetro, trasparente e libera.

Troppe volte la Chiesa e la croce sono usati per i propri interessi personali. L’ho scritto qualche mese fa e lo ribadisco. E non ho paura e non mi intimoriscono le invettive o le vendette di chi, appunto, non solo non opera per il bene comune ma, con colpe più gravi dei  politici, utilizza  la croce con il consenso dei “don Abbondio” sparsi nelle nostre parrocchie per nascondere le proprie  piccolezze e le proprie frustrazioni. A questo Vescovo stiamo chiedendo non solo di darci certezze sulle questioni sociali abbandonate dalla politica regionale, ma di riportare entusiasmo, serenità e legalità anche all’interno delle comunità.☺

mario@ialenti.it

 

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