Qualcosa di Centrale
3 Aprile 2020
laFonteTV (3191 articles)
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Qualcosa di Centrale

La chiarissima e documentata presa di posizione contro il megaimpianto fotovoltaico previsto nelle piane di Larino (la fonte n.170), stimola un’ulteriore riflessione circa il rapporto fra consumo d’energia, metodi di produzione e ambiente, futuro del pianeta e delle generazioni successive alla nostra.
Ad un primo sguardo, il fatto di produrre energia elettrica da fonti rinnovabili invece che fossili appare migliorativo a quanti hanno a cuore l’ambiente. In realtà le modalità d’attuazione e la logica distributiva dell’energia prodotta fanno rientrare il progetto nei classici meccanismi di sfruttamento a fini finanziari e d’arricchimento delle oligarchie, in barba ad ogni principio di democrazia e di ecologia scientifica. Impianti simili, truccati da serre, ad esempio sorgono nelle campagne di San Giovanni Suergiu, Milis, Santadi e altre località sarde (cito questi perché ho avuto occasione di vederli), realizzati, pare, da un fondo d’investimento di Singapore, tramite “manodopera” politica nostrana al di sopra dei dirigenti locali. Il capitale finanziario ha antenne molto sensibili, addentellati e tentacoli lunghissimi!
Già oltre quarant’anni fa le prime esperienze di architettura ecosostenibile sviluppate in Europa avevano dimostrato in pratica l’effettiva possibilità di rendere autonoma ogni abitazione, e oggi saremmo persino capaci di produrre un surplus d’energia per ricaricare auto e motocicli elettrici.
Riscaldare, raffrescare, illuminare la casa utilizzando localmente fonti rinnovabili come il sole e il vento e l’immagazzinamento geotermico, è da tempo tecnicamente possibile ed economicamente vantaggioso. Nel tempo le tecnologie di produzione, accumulo e rilascio d’energia sono di molto migliorate, così come sono stati perfezionati i sistemi d’isolamento che abbattono l’esigenze energetiche e i costi di realizzazione. Queste potenzialità – gli scettici s’infòrmino – sono applicabili subito sia a nuove costruzioni sia al patrimonio edilizio esistente, sia per abitazioni singole sia per palazzi e interi quartieri (vedi Copenaghen). Ed è questo che andrebbe fatto. Se non che ciò si scontra con un piccolo intoppo: chi detiene il controllo dell’energia non ha nessuna voglia di rinunciare al suo predominio. Se c’è la Centrale c’è anche una estesa rete periferica che da essa dipende, e “Dai, scòllegati e prova a non pagare più la bolletta! Impossibile: è al cappio ben serrato che devi stare”. Così si impiantano, su terreni fertili, sistemi fotovoltaici e eolici che riversano l’energia prodotta non verso gli utenti ma verso la centrale, che la immette in rete a pagamento anche dove è stata generata. Un assurdo fatto sistema. Il governativo ilportaleofferte.it evidenzia che ci sono almeno 630 società che in Italia vendono energia. Forse perché conviene?
Anche se non sembra, ci sono anche architetti illuminati che hanno progettato e costruito abitazioni eccellenti e totalmente autonome. Alcune ho avuto anche l’opportunità di visitarle. Esistono davvero e funzionano. C’è stato un periodo, dagli anni ‘70 e sino ad almeno il primo decennio del nuovo millennio, nel quale numerose facoltà d’architettura europee e studi di progettazione hanno analizzato e sviluppato in dettaglio la sostenibilità abitativa, produttiva e ambientale, portando alla fase attuativa centinaia di progetti pilota. Al termine della fase pioneristica, e nonostante gli eccellenti risultati raggiunti, si è dovuto constatare l’assoluto disinteresse delle imprese di costruzione, della classe politica e del sistema normativo e legislativo, tutte concentrate nelle attività predatorie e affaristiche anche di dubbia onestà.
La classe dirigente, i politici di ogni schieramento, la finanza, continuano a sostenere che la sostenibilità non è sostenibile. È invece l’insostenibilità che, secondo loro, va perseguita e finanziata.
Quanta innovazione, quanto progresso reale, quanto lavoro intelligente, quanto futuro migliore ci siamo persi, quante possibilità di ricostruire con criterio dopo i terremoti e le devastazioni cicliche del territorio, quante possibilità d’interrompere la corsa verso il disastro ambientale ci siamo giocati, per rincorrere una crescita impossibile, una finanza ignobile che sfrutta ogni becera scorciatoia d’arricchimento, sinergica agli interessi di una classe politica ignorante, retrograda, benpensante, pronta a prostituirsi al minimo tintinnio di pecunia?
Per chi volesse, ecco un libro che contiene informazioni molto utili anche per l’agricoltura: Design Sistemico di Luigi Bistagnino con Carlo Petrini, Slow Food Editore 2009.

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