Quando ci incontriamo
3 Giugno 2015 Share

Quando ci incontriamo

“Udito il saluto di Maria, il bambino sussultò…” (Lc 1,41).

Quando Maria ed Elisabetta s’incontrano ad Ain Karem non sono due ginnaste, ma due gestanti. La corsa cui sono abituate è la vita quotidiana, fatta di incontri, lavoro e preghiera. Da quando il loro grembo si è schiuso, il vino nuovo della gioia ha fatto irruzione. Per l’una – la sterile – questo rappresenta un riscatto, per l’altra – la vergine – la possibilità di un ripudio. Eppure la vergine non si nasconde, ma parte per raggiungere il grembo amico al quale vuole far festa e da cui sa di poter essere compresa. Quando Maria ed Elisabetta s’incontrano all’interno di una casa che sa di pane e d’incenso, esplode la gioia e le gestanti diventano ginnaste, protagoniste e spettatrici di movimenti atletici che solo il passaggio di Dio può provocare. Nell’abbraccio dell’affetto e della stima, nella condivisione di essere creature piccole in cui palpita la grandezza di Dio, soffia il Vento di Yah: un bimbo nel grembo profetizza, una donna anziana scorge nel ventre della giovane la presenza del Messia e gli abiti delle due donne si gonfiano come vele di navi che spingono la storia verso rotte nuove, verso la Terra promessa agli ultimi, ai piccolissimi. E noi, quando ci incontriamo o ci facciamo visita, ci salutiamo facendoci festa? O i nostri incontri sono così opachi da non sentire neppure che è lì che il Vento di Dio soffia per riossigenare le nostre vite e la storia?