“Udito il saluto di Maria, il bambino sussultò…” (Lc 1,41).
Quando Maria ed Elisabetta s’incontrano ad Ain Karem non sono due ginnaste, ma due gestanti. La corsa cui sono abituate è la vita quotidiana, fatta di incontri, lavoro e preghiera. Da quando il loro grembo si è schiuso, il vino nuovo della gioia ha fatto irruzione. Per l’una – la sterile – questo rappresenta un riscatto, per l’altra – la vergine – la possibilità di un ripudio. Eppure la vergine non si nasconde, ma parte per raggiungere il grembo amico al quale vuole far festa e da cui sa di poter essere compresa. Quando Maria ed Elisabetta s’incontrano all’interno di una casa che sa di pane e d’incenso, esplode la gioia e le gestanti diventano ginnaste, protagoniste e spettatrici di movimenti atletici che solo il passaggio di Dio può provocare. Nell’abbraccio dell’affetto e della stima, nella condivisione di essere creature piccole in cui palpita la grandezza di Dio, soffia il Vento di Yah: un bimbo nel grembo profetizza, una donna anziana scorge nel ventre della giovane la presenza del Messia e gli abiti delle due donne si gonfiano come vele di navi che spingono la storia verso rotte nuove, verso la Terra promessa agli ultimi, ai piccolissimi. E noi, quando ci incontriamo o ci facciamo visita, ci salutiamo facendoci festa? O i nostri incontri sono così opachi da non sentire neppure che è lì che il Vento di Dio soffia per riossigenare le nostre vite e la storia?
“Udito il saluto di Maria, il bambino sussultò…” (Lc 1,41).
Quando Maria ed Elisabetta s’incontrano ad Ain Karem non sono due ginnaste, ma due gestanti. La corsa cui sono abituate è la vita quotidiana, fatta di incontri, lavoro e preghiera. Da quando il loro grembo si è schiuso, il vino nuovo della gioia ha fatto irruzione. Per l’una – la sterile – questo rappresenta un riscatto, per l’altra – la vergine – la possibilità di un ripudio. Eppure la vergine non si nasconde, ma parte per raggiungere il grembo amico al quale vuole far festa e da cui sa di poter essere compresa. Quando Maria ed Elisabetta s’incontrano all’interno di una casa che sa di pane e d’incenso, esplode la gioia e le gestanti diventano ginnaste, protagoniste e spettatrici di movimenti atletici che solo il passaggio di Dio può provocare. Nell’abbraccio dell’affetto e della stima, nella condivisione di essere creature piccole in cui palpita la grandezza di Dio, soffia il Vento di Yah: un bimbo nel grembo profetizza, una donna anziana scorge nel ventre della giovane la presenza del Messia e gli abiti delle due donne si gonfiano come vele di navi che spingono la storia verso rotte nuove, verso la Terra promessa agli ultimi, ai piccolissimi. E noi, quando ci incontriamo o ci facciamo visita, ci salutiamo facendoci festa? O i nostri incontri sono così opachi da non sentire neppure che è lì che il Vento di Dio soffia per riossigenare le nostre vite e la storia?
Quando Maria ed Elisabetta s’incontrano ad Ain Karem non sono due ginnaste, ma due gestanti. La corsa cui sono abituate è la vita quotidiana, fatta di incontri, lavoro e preghiera.
“Udito il saluto di Maria, il bambino sussultò…” (Lc 1,41).
Quando Maria ed Elisabetta s’incontrano ad Ain Karem non sono due ginnaste, ma due gestanti. La corsa cui sono abituate è la vita quotidiana, fatta di incontri, lavoro e preghiera. Da quando il loro grembo si è schiuso, il vino nuovo della gioia ha fatto irruzione. Per l’una – la sterile – questo rappresenta un riscatto, per l’altra – la vergine – la possibilità di un ripudio. Eppure la vergine non si nasconde, ma parte per raggiungere il grembo amico al quale vuole far festa e da cui sa di poter essere compresa. Quando Maria ed Elisabetta s’incontrano all’interno di una casa che sa di pane e d’incenso, esplode la gioia e le gestanti diventano ginnaste, protagoniste e spettatrici di movimenti atletici che solo il passaggio di Dio può provocare. Nell’abbraccio dell’affetto e della stima, nella condivisione di essere creature piccole in cui palpita la grandezza di Dio, soffia il Vento di Yah: un bimbo nel grembo profetizza, una donna anziana scorge nel ventre della giovane la presenza del Messia e gli abiti delle due donne si gonfiano come vele di navi che spingono la storia verso rotte nuove, verso la Terra promessa agli ultimi, ai piccolissimi. E noi, quando ci incontriamo o ci facciamo visita, ci salutiamo facendoci festa? O i nostri incontri sono così opachi da non sentire neppure che è lì che il Vento di Dio soffia per riossigenare le nostre vite e la storia?
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