Quattro note a margine
4 Maggio 2017
La Fonte (351 articles)
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Quattro note a margine

  1. a) Giornalisti di grido e ben pagati, sottili analisti e arguti commentatori politici, illuminati dalla vittoria di Trump, hanno scoperto in questi giorni la famosa acqua calda. Ovvero: esistono in America, in Europa e in Italia i “dimenticati”, i diseredati, gli abbandonati da Dio e dagli uomini. Quel che fa particolarmente irritare è che questi opinion maker sono gli stessi che per anni hanno spinto la sinistra verso il mitico centro e oggi con faccia di bronzo sgridano la stessa sinistra, colpevole di aver tradito la sua base operaia e popolare e di aver spinto il popolo nelle braccia degli arruffapopoli e dei populisti. Per limitarci alla nostra vicenda italiana voglio ricordare che da più di trenta anni, giorno dopo giorno, classe operaia e popolo hanno perso la loro rappresentanza. Per la precisione è dal 1984, con la morte di Enrico Berlinguer che la sinistra è iniziata a passare dallo stato liquido a quello Liquido, perché la sua crisi era iniziata anni prima e Berlinguer fu l’ultimo e autorevole dirigente comunista che tentò contro la segreteria del suo stesso partito di fermare quella deriva centrista e quel declino politico.
  2. b) Molti compagni e amici forse per consolarsi, forse per convinzione, forse perché in odio alla Clinton, pensano e sostengono che la vittoria di Trump nelle elezioni americane non sia poi così male. Mi permetto di dire che non è la prima volta che a sinistra si prendono lucciole per lanterne. Negli anni 20, quando Mussolini prese il potere e le squadre fasciste bruciavano le case del popolo, i comunisti pensavano che il fascismo fosse solo una variante del capitalismo, che avrebbe avuto vita breve e che il problema era e sarebbe stato solo l’imperialismo nel mondo. Questo errore di comprensione fu all’origine di gravi e drammatiche conseguenze.

Trump non è Mussolini, né Hitler, né un sovversivo, né un rivoluzionario, non è interessato ad esportare né la democrazia, né i valori liberali dell’Occidente. Trump è interessato ad affermare la forza economica degli Stati Uniti nel mondo e il primato dell’uomo bianco negli Stati Uniti. Quella di Trump è una pericolosa controrivoluzione. Pericolosa, perché nasce dal basso, in vasti settori delle società occidentali, nel vuoto della politica e nella crisi radicale della sinistra. Controrivoluzione, perché chiede non solo di tornare al recente passato, ma a quei bei tempi antichi quando l’uomo bianco dominava il mondo.

  1. c) Alcuni compagni no-global guardano con simpatia la polemica contro la globalizzazione di Trump. È un grave sintomo di confusione mentale, perché il Trump no-global non ha alcuna parentela con il sentimento delle grandi manifestazioni dei primi anni 2000. Allora si manifestava per un mondo più giusto, per uno sviluppo più umano, per una democrazia dei popoli. In realtà, il futuro presidente degli Stati Uniti vuole addomesticare la globalizzazione per riconsegnare le chiavi dell’economia, dello sviluppo e della ricchezza alle metropoli antiche del capitalismo.

Papa Francesco ha detto: “non lo giudico, mi interessa soltanto se fa soffrire i poveri”. È comprensibile la diplomazia del Vaticano, ma la strategia di Trump è chiara, senza equivoci: respingere fuori dal teatro dello sviluppo quei miliardi di poveri, di cittadini del Sud e dell’est del mondo o immigrati negli Stati Uniti, che in questi ultimi decenni hanno migliorato la loro vita e messo in discussione i privilegi delle società occidentali. Da qui il protezionismo economico di Trump e la sua lotta inquinata di razzismo contro l’immigrazione, da qui la cancellazione degli accordi sul clima e la nuova devastazione ambientale annunciata dal futuro presidente.

  1. d) Infine il referendum. Don Antonio, il nostro grande inquisitore (Fratelli Karamazov), mi dice che probabilmente questo numero de la fonte uscirà pochi giorni prima che la festa sia celebrata, prima del 4 dicembre. Festa perché tutto lascerebbe intendere che il No dovrebbe prevalere sul Sì, d’altronde Renzi per tante e diverse ragioni meritava e merita il No, pur tuttavia la sinistra ha commesso una leggerezza che può essere esiziale e che andrebbe evitata in questi ultimi giorni e nella fase post referendaria. L’errore è stato quello di non aver fatto emergere con chiarezza nello scontro referendario la radicale diversità della sinistra dai tanti pifferai e compagni di viaggio del No: Salvini, Meloni, Brunetta, Grillo e tantissimi altri, cosa che ha indebolito e non rafforzato la stessa battaglia. L’errore è quello di non aver portato in superficie, con forza, le due grandi questioni che sono sul tavolo della nostra Storia e che avrebbero dato un’altra torsione alla battaglia referendaria e che bisognerebbe recuperare nella fase politica post-referendaria. In primo luogo la crisi della Democrazia e delle sue ragioni fondamentali, che è in primo luogo crisi dei Partiti e della Politica. Mentre nel 1947 i partiti erano corpi vivi ed essenziali per la democrazia, oggi gli stessi partiti sono diventati ossi di seppia e il sistema politico è nel pieno della decadenza. Su questo Luigi Ferraioli, giurista ed ex magistrato, ha scritto cose pregevoli e ha proposto modifiche importanti della Costituzione sui Partiti e sul loro ruolo. Ignorare questo decisivo problema è suicida per chiunque voglia arginare la piena populista.

La “rete” di Trump o di Grillo non solo non corregge il male profondo dei partiti, ma ne esalta il suo aspetto più critico: la personalizzazione e la manipolazione della comunità.

Seconda questione: la natura, i contenuti e i principi della nostra carta fondamentale. La nostra Costituzione nelle sue idee fondamentali, nei suoi valori economici, sociali e ideali è straordinariamente avanzata. Così avanzata che nel corso del tempo è stata largamente evasa, contraddetta dai governi, negata dai poteri forti e aggirata dagli accordi internazionali. E se qualcosa, tenendo ben fermo l’ispirazione costituzionale, dovrà essere innestato, questo riguarda le due grandi questioni di questa nostra epoca: l’ambiente e l’immigrazione. Sono questioni che sarebbe stato bene agitare nello scontro referendario per meglio rispondere ai pasticcieri delle riforme renziane, per ben segnare il confine fra noi e la destra e per individuare quel campo di forze democratiche e di sinistra fondamentali per trovare una via di uscita alla crisi di sistema che sta consumando i pilastri fondamentali della nostra democrazia.☺

 

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