Resilienza
L’inclusione ha come presupposto indefettibile il principio di uguaglianza. Se non si parte dalla naturale premessa che tutti gli individui sono uguali nei diritti, tutto il resto è approssimazione e pietismo. Il pietismo altro non è che una forma edulcorata di discriminazione, è una falsa solidarietà fatta solo di parole sterili.
Troppo spesso la società viene letta soltanto in termini di rapporto forza/debolezza, per cui una persona con disabilità che ce l’ha fatta ad emergere diventa facilmente un eroe, un individuo dotato di specialità a dispetto della sua condizione iniziale; un povero, che si rimbocca le maniche per emergere nonostante le difficoltà, diviene l’emblema del riscatto sociale; il migrante, che compie una buona azione, diviene un eroe nazionale a dispetto di tanti che stano a spasso. In ognuna di queste situazioni si tende a trovare un “debole che diventa forte” e si dimentica una delle caratteristiche umane fondamentali che è la resilienza, ossia la capacità di assorbire gli urti e i traumi della vita.
Siamo tutti deboli ed esposti agli urti; spesso i traumi ci accadono quando meno ce lo aspettiamo, quando le giravolte della vita ci hanno fatto persino dimenticare che possa esistere un mondo sommerso dal caos del dolore, ed è proprio in quel momento che possiamo cadere. Bello sarebbe se avessimo una rete di protezione, che è tessuta delle maglie dell’impegno che ognuno di noi può fare per l’altro: un tappeto di sicurezza, che ci ammortizzi le cadute e ci renda più facile rimetterci in piedi. In fondo è a questo che dovrebbe servire l’impegno politico, a realizzare quella solidarietà sociale che permetta di sostenerci nelle difficoltà.
La verità è che difficilmente qualcuno può resistere da solo, senza aiuti attorno, a cominciare dalla propria famiglia a finire a quella società civile di cui facciamo parte, e nella quale abbiamo senso soltanto come individui “vivi” e pronti a seminare per gli altri.
Il progresso del resto è tale, soltanto se accessibile a tutti: non ha senso inaugurare nuove strade se non possono essere percorse da tutti i cittadini; non ha senso produrre divisioni ed iniquità, perché l’ingiustizia si propaga molto più velocemente della giustizia: dove c’è sperpero di denaro pubblico c’è disservizio per tutti, ed un mondo socialmente iniquo non produce ricchezza per nessuno. La resilienza nasce e cresce dalla solidarietà e dalla condivisione.
Sarà per questo che il Molise è destinato ed essere tra le regioni fanalino di coda, perché non ha quasi mai avuto uno spirito unitario e solidale? È inutile nascondersi, troppo spesso le dinamiche politiche della nostra regione sono state decise dai clientelismi, e le ultime elezioni politiche ne sono stata la drammatica testimonianza.
C’è un’inerzia di fondo che ripropone gli stessi schemi e le stesse sovrastrutture, sotto casacche diverse e colori diversi si nascondono le stesse figure e gli stessi centri di interesse e potere. Di fronte a tutto questo assistiamo inermi allo sgretolarsi dei nostri paesi, delle nostre strade e continuiamo a viaggiare a velocità ridotta. Il cambiamento certamente non viene fuori da solo, perché non ci sarà nessun salvatore che ci porterà fuori dal pantano con la sola forza delle sue idee e della sue convinzioni.
Il cambiamento è prima di tutto una presa di coscienza corale, può essere rivoluzionario ma mai volgare o offensivo. Se diventa forte non lo fa mai per distruggere un avversario, ma per prenderlo per mano e condurlo in posti dove non avrebbe mai sognato di andare per dimostragli che esiste un panorama più grande.
Buon 2019 a tutti. ☺