Un invito, sulla forte spinta della grande emergenza della crisi, ad essere cittadini attivi e reattivi e per pretendere politici al servizio dei molisani piuttosto che molisani al servizio dei politici. Certamente un monito, un messaggio educativo, quello dell'Arcivescovo della diocesi di Campobasso-Bojano che convoca una conferenza stampa con i giornalisti molisani il 9 Settembre u.s. per sensibilizzare l'opinione pubblica a mobilitarsi sulle emergenze più cogenti del momento, per dare voce alla gente e soprattutto a chi soffre. Prima fra tutte, dunque, l'emergenza sanitaria e la grande mobilitazione del 14 settembre per scongiurare la chiusura della “Cattolica” ma anche per trovare un metodo per sostenere una buona sanità in Molise, dopo i tanti sprechi e le tante inefficienze. È stato folle e ambizioso immaginare di poter sostenere oltre al “Cardarelli” una struttura in più, ma una volta creata, distruggerla sarebbe un disastro per Campobasso e per l'intero territorio regionale. Un fiume umano ha popolato le strade della città, più di seimila persone per chiedere, fuori dai recinti della politica, il diritto alla salute in questa regione. Non siamo un popolo prono, è che ci manca il coraggio, e troppe volte il bisogno fa chinare il capo alla nostra gente da sempre educata a rassegnarsi agli eventi, pronta ad andar via, a rinunciare alle proprie radici.
Mons. GianCarlo Bregantini non si stanca di richiamare, ancora una volta, quella immagine sempre efficace della casa a cinque piani tanto vagheggiata, in cui l'uomo deve abitare per rispettare se stesso e l'umanità che lo circonda. Al primo piano egli pone la spiritualità che fonda le basi di ogni nostro passo successivo, poi l'etica che ti rafforza e ti da solidità, al terzo piano la cultura che ti aiuta a discernere, ad amare il bello, a gustare la vita. Vita nella polis, da cittadino vivo e partecipe, capace di difendere i diritti e l'organizzazione sociale. Al quarto piano dunque la politica, che non può assumere il significato negativo dei nostri giorni, e finire col renderci la vita impossibile e l'aria irrespirabile. Siamo arrivati al quinto piano di questa casa immaginaria, ultimo ma non meno importante: l'economia. Essa non potrà fare mai a meno di nessuno dei piani inferiori perché solo così tenderà ad elevarsi, a creare sviluppo.
È gremito il tavolo di quelle persone che imprimono sui giornali locali le notizie o che trasmettono le immagini di ciò che accade intorno a noi. Ma la realtà che ci arriva attraverso una stampa quasi sempre al servizio del potere è “viziata”. Sono stati chiamati a raccolta gli operatori dell'informazione ed esortati a considerare i lettori non un gregge di pecore ma persone da informare, consigliare, illuminare. Tanti i temi sul tappeto, partendo dall'emergenza sanità, per poi parlare di una legge senza vincoli sulla energia eolica, o del rispetto positivo e intelligente del Creato, della salvaguardia della scuola pubblica, della necessità di arginare la diaspora dei giovani e su come creare incentivi per ripopolare i piccoli comuni. Insomma in un momento epocale come quello che stiamo vivendo la Chiesa è di nuovo molto presente ed alza la voce.
Essa oggi si rende conto di un rischio “politicista”, ma l'autonomia della Chiesa nel sociale scrive una pagina di autodifesa, rilanciando fortemente la necessità di coniugare la “verità” con la “carità”, in un momento in cui la deriva dipende proprio dall'assenza di fondamenta solide in grado di salvaguardare lo sviluppo umano integrale e dunque la dignità umana. Bella la presenza di quei rappresentanti della cristianità che privi e incuranti di ogni ipocrisia continuano silenti a praticare il bene, senza apparire, ma custodendo le radici di un albero secolare, capace di sostenere la vita, ramificare e fare frutto.
Anche il periodico La fonte, per parte sua, crede nel coraggio della resistenza umana e si pone un obiettivo: far prevalere l'etica a partire dal basso, per fare muro contro minacce troppo grandi per essere neppure pensate, dove il denaro minaccia la vita e distrugge la terra, dove il potere malato vuol vendere l'acqua, inquina i mari, i cieli e la terra e affama i popoli. Il male più grande dei nostri giorni è sentirsi impotenti mentre si guarda il mondo a trecentosessanta gradi e ci si spaventa. Balza all'evidenza la spinta a tornare alla difesa “in presa diretta” degli interessi reali. Le richieste di intervento nei più svariati campi non possono più essere evase da discorsi generali sulla natura della crisi e la possibile ripresa, perché tale atteggiamento procura un focolaio di contrasto con la politica che ne segnerebbe il suicidio.
La ripresa si fonda solo su una nuova collaborazione di idee e di volontà e la gente deve poter fare affidamento sul proprio governo e sul proprio Parlamento. Ma quaggiù in Molise, anfratto di terra, piccolo come un punto, quel contadino continua a seminare, attento alle stagioni, al sole, alla pioggia ed al grano che gli porta il pane sulla tavola…☺
giuliadambrosio@hotmail.it
Un invito, sulla forte spinta della grande emergenza della crisi, ad essere cittadini attivi e reattivi e per pretendere politici al servizio dei molisani piuttosto che molisani al servizio dei politici. Certamente un monito, un messaggio educativo, quello dell'Arcivescovo della diocesi di Campobasso-Bojano che convoca una conferenza stampa con i giornalisti molisani il 9 Settembre u.s. per sensibilizzare l'opinione pubblica a mobilitarsi sulle emergenze più cogenti del momento, per dare voce alla gente e soprattutto a chi soffre. Prima fra tutte, dunque, l'emergenza sanitaria e la grande mobilitazione del 14 settembre per scongiurare la chiusura della “Cattolica” ma anche per trovare un metodo per sostenere una buona sanità in Molise, dopo i tanti sprechi e le tante inefficienze. È stato folle e ambizioso immaginare di poter sostenere oltre al “Cardarelli” una struttura in più, ma una volta creata, distruggerla sarebbe un disastro per Campobasso e per l'intero territorio regionale. Un fiume umano ha popolato le strade della città, più di seimila persone per chiedere, fuori dai recinti della politica, il diritto alla salute in questa regione. Non siamo un popolo prono, è che ci manca il coraggio, e troppe volte il bisogno fa chinare il capo alla nostra gente da sempre educata a rassegnarsi agli eventi, pronta ad andar via, a rinunciare alle proprie radici.
Mons. GianCarlo Bregantini non si stanca di richiamare, ancora una volta, quella immagine sempre efficace della casa a cinque piani tanto vagheggiata, in cui l'uomo deve abitare per rispettare se stesso e l'umanità che lo circonda. Al primo piano egli pone la spiritualità che fonda le basi di ogni nostro passo successivo, poi l'etica che ti rafforza e ti da solidità, al terzo piano la cultura che ti aiuta a discernere, ad amare il bello, a gustare la vita. Vita nella polis, da cittadino vivo e partecipe, capace di difendere i diritti e l'organizzazione sociale. Al quarto piano dunque la politica, che non può assumere il significato negativo dei nostri giorni, e finire col renderci la vita impossibile e l'aria irrespirabile. Siamo arrivati al quinto piano di questa casa immaginaria, ultimo ma non meno importante: l'economia. Essa non potrà fare mai a meno di nessuno dei piani inferiori perché solo così tenderà ad elevarsi, a creare sviluppo.
È gremito il tavolo di quelle persone che imprimono sui giornali locali le notizie o che trasmettono le immagini di ciò che accade intorno a noi. Ma la realtà che ci arriva attraverso una stampa quasi sempre al servizio del potere è “viziata”. Sono stati chiamati a raccolta gli operatori dell'informazione ed esortati a considerare i lettori non un gregge di pecore ma persone da informare, consigliare, illuminare. Tanti i temi sul tappeto, partendo dall'emergenza sanità, per poi parlare di una legge senza vincoli sulla energia eolica, o del rispetto positivo e intelligente del Creato, della salvaguardia della scuola pubblica, della necessità di arginare la diaspora dei giovani e su come creare incentivi per ripopolare i piccoli comuni. Insomma in un momento epocale come quello che stiamo vivendo la Chiesa è di nuovo molto presente ed alza la voce.
Essa oggi si rende conto di un rischio “politicista”, ma l'autonomia della Chiesa nel sociale scrive una pagina di autodifesa, rilanciando fortemente la necessità di coniugare la “verità” con la “carità”, in un momento in cui la deriva dipende proprio dall'assenza di fondamenta solide in grado di salvaguardare lo sviluppo umano integrale e dunque la dignità umana. Bella la presenza di quei rappresentanti della cristianità che privi e incuranti di ogni ipocrisia continuano silenti a praticare il bene, senza apparire, ma custodendo le radici di un albero secolare, capace di sostenere la vita, ramificare e fare frutto.
Anche il periodico La fonte, per parte sua, crede nel coraggio della resistenza umana e si pone un obiettivo: far prevalere l'etica a partire dal basso, per fare muro contro minacce troppo grandi per essere neppure pensate, dove il denaro minaccia la vita e distrugge la terra, dove il potere malato vuol vendere l'acqua, inquina i mari, i cieli e la terra e affama i popoli. Il male più grande dei nostri giorni è sentirsi impotenti mentre si guarda il mondo a trecentosessanta gradi e ci si spaventa. Balza all'evidenza la spinta a tornare alla difesa “in presa diretta” degli interessi reali. Le richieste di intervento nei più svariati campi non possono più essere evase da discorsi generali sulla natura della crisi e la possibile ripresa, perché tale atteggiamento procura un focolaio di contrasto con la politica che ne segnerebbe il suicidio.
La ripresa si fonda solo su una nuova collaborazione di idee e di volontà e la gente deve poter fare affidamento sul proprio governo e sul proprio Parlamento. Ma quaggiù in Molise, anfratto di terra, piccolo come un punto, quel contadino continua a seminare, attento alle stagioni, al sole, alla pioggia ed al grano che gli porta il pane sulla tavola…☺
Un invito, sulla forte spinta della grande emergenza della crisi, ad essere cittadini attivi e reattivi e per pretendere politici al servizio dei molisani piuttosto che molisani al servizio dei politici. Certamente un monito, un messaggio educativo, quello dell'Arcivescovo della diocesi di Campobasso-Bojano che convoca una conferenza stampa con i giornalisti molisani il 9 Settembre u.s. per sensibilizzare l'opinione pubblica a mobilitarsi sulle emergenze più cogenti del momento, per dare voce alla gente e soprattutto a chi soffre. Prima fra tutte, dunque, l'emergenza sanitaria e la grande mobilitazione del 14 settembre per scongiurare la chiusura della “Cattolica” ma anche per trovare un metodo per sostenere una buona sanità in Molise, dopo i tanti sprechi e le tante inefficienze. È stato folle e ambizioso immaginare di poter sostenere oltre al “Cardarelli” una struttura in più, ma una volta creata, distruggerla sarebbe un disastro per Campobasso e per l'intero territorio regionale. Un fiume umano ha popolato le strade della città, più di seimila persone per chiedere, fuori dai recinti della politica, il diritto alla salute in questa regione. Non siamo un popolo prono, è che ci manca il coraggio, e troppe volte il bisogno fa chinare il capo alla nostra gente da sempre educata a rassegnarsi agli eventi, pronta ad andar via, a rinunciare alle proprie radici.
Mons. GianCarlo Bregantini non si stanca di richiamare, ancora una volta, quella immagine sempre efficace della casa a cinque piani tanto vagheggiata, in cui l'uomo deve abitare per rispettare se stesso e l'umanità che lo circonda. Al primo piano egli pone la spiritualità che fonda le basi di ogni nostro passo successivo, poi l'etica che ti rafforza e ti da solidità, al terzo piano la cultura che ti aiuta a discernere, ad amare il bello, a gustare la vita. Vita nella polis, da cittadino vivo e partecipe, capace di difendere i diritti e l'organizzazione sociale. Al quarto piano dunque la politica, che non può assumere il significato negativo dei nostri giorni, e finire col renderci la vita impossibile e l'aria irrespirabile. Siamo arrivati al quinto piano di questa casa immaginaria, ultimo ma non meno importante: l'economia. Essa non potrà fare mai a meno di nessuno dei piani inferiori perché solo così tenderà ad elevarsi, a creare sviluppo.
È gremito il tavolo di quelle persone che imprimono sui giornali locali le notizie o che trasmettono le immagini di ciò che accade intorno a noi. Ma la realtà che ci arriva attraverso una stampa quasi sempre al servizio del potere è “viziata”. Sono stati chiamati a raccolta gli operatori dell'informazione ed esortati a considerare i lettori non un gregge di pecore ma persone da informare, consigliare, illuminare. Tanti i temi sul tappeto, partendo dall'emergenza sanità, per poi parlare di una legge senza vincoli sulla energia eolica, o del rispetto positivo e intelligente del Creato, della salvaguardia della scuola pubblica, della necessità di arginare la diaspora dei giovani e su come creare incentivi per ripopolare i piccoli comuni. Insomma in un momento epocale come quello che stiamo vivendo la Chiesa è di nuovo molto presente ed alza la voce.
Essa oggi si rende conto di un rischio “politicista”, ma l'autonomia della Chiesa nel sociale scrive una pagina di autodifesa, rilanciando fortemente la necessità di coniugare la “verità” con la “carità”, in un momento in cui la deriva dipende proprio dall'assenza di fondamenta solide in grado di salvaguardare lo sviluppo umano integrale e dunque la dignità umana. Bella la presenza di quei rappresentanti della cristianità che privi e incuranti di ogni ipocrisia continuano silenti a praticare il bene, senza apparire, ma custodendo le radici di un albero secolare, capace di sostenere la vita, ramificare e fare frutto.
Anche il periodico La fonte, per parte sua, crede nel coraggio della resistenza umana e si pone un obiettivo: far prevalere l'etica a partire dal basso, per fare muro contro minacce troppo grandi per essere neppure pensate, dove il denaro minaccia la vita e distrugge la terra, dove il potere malato vuol vendere l'acqua, inquina i mari, i cieli e la terra e affama i popoli. Il male più grande dei nostri giorni è sentirsi impotenti mentre si guarda il mondo a trecentosessanta gradi e ci si spaventa. Balza all'evidenza la spinta a tornare alla difesa “in presa diretta” degli interessi reali. Le richieste di intervento nei più svariati campi non possono più essere evase da discorsi generali sulla natura della crisi e la possibile ripresa, perché tale atteggiamento procura un focolaio di contrasto con la politica che ne segnerebbe il suicidio.
La ripresa si fonda solo su una nuova collaborazione di idee e di volontà e la gente deve poter fare affidamento sul proprio governo e sul proprio Parlamento. Ma quaggiù in Molise, anfratto di terra, piccolo come un punto, quel contadino continua a seminare, attento alle stagioni, al sole, alla pioggia ed al grano che gli porta il pane sulla tavola…☺
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