Ripartiamo da sant’onofrio
6 Dicembre 2021
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Ripartiamo da sant’onofrio

Vi è un rovello che mi porto dentro e che mi agita, quando la notte diventa troppo breve. Perché la Politica ha perso di significato? Perché nel vivere sociale è considerata poca cosa, anzi una pessima cosa? Per una parte importante della mia generazione che nella Politica ha investito le sue energie migliori, sono quesiti pieni di amarezza e talvolta di recriminazione.

Alla fine degli anni ‘60 spesso contro tutto e contro tutti, contro il volere delle nostre famiglie abbiamo gridato “la Politica al primo posto”, e diversi di noi hanno abbandonato professioni, mestieri e studi per inseguire quella che poi nel corso del tempo si è rivelata “la luna nel pozzo”. Negli ultimi quarant’anni, anno dopo anno, la Politica ha perso la poesia e la prosa per poi nuda  finire, quasi osso di seppia, in un angolo ignoto della spiaggia.

La questione interroga tutti i sinceri democratici, ma in primo luogo interroga la sinistra che giustamente ha pensato alla Politica come “a quel movimento reale che cambia lo stato di cose presenti”. In realtà è accaduto esattamente l’opposto, la Politica è divenuta un oggetto inerte, modellata e cambiata dalle cose presenti, e alla fine ha contribuito a rendere più inquinata la realtà sociale e a svuotare di senso la stessa democrazia.

Perché questa parabola? Dove e come ha perso se stessa la sinistra? Intuisco due ragioni intimamente comunicanti. La prima è la perdita di identità etico-politica. La critica, spesso fondata, alle ideologie del Novecento, ha finito per eliminare bambino ed acqua sporca. Dall’ideologia si è scivolati nel relativismo delle idee, nella miseria dei comportamenti e alla fine, nella notte, tutte le vacche sono divenute grigie. I partiti hanno perso la loro ragione sociale ed ideale, la politica ha smarrito la sua vocazione progettuale, i programmi sono divenuti il luogo elettivo delle prebende e del voto di scambio. La seconda ragione della minorità e della marginalità della sinistra dei nostri giorni sta nella perdita di quella intelligenza critica del pensiero che è fondamentale non solo per essere insubordinati oggi alle iniquità del sistema, ma anche per prevedere e anticipare il futuro. Da questa perdita di coscienza e conoscenza vengono paradossi e fatti dei nostri giorni. È infatti paradossale che la sinistra mentre nasce nell’800 con un spirito e un’organizzazione internazionalista, finisce poi per divenire negli anni 2000 nazionale e provinciale. Esiste ancora oggi l’internazionale socialista e il sindacato europeo, ma l’uno e l’altro sono dei simulacri, delle sigle senza un contenuto reale.

Sono più di trent’anni che l’economia, la finanza, le aziende e la forza lavoro hanno varcato senza vincoli i confini nazionali, si è così determinato un potere sovranazionale e mondiale. La sinistra e il sindacato sin qui non hanno avuto né la forza, né la volontà di darsi almeno una strategia ed una organizzazione europea. Le conseguenze sono molto gravi: marginalità, impotenza e subalternità ai centri di comando del capitalismo globale, da qui la crisi radicale delle istituzioni storiche della democrazia parlamentare.

Il fatto è sotto gli occhi di tutti, elezione dopo elezione, abbiamo l’aumento esponenziale degli astenuti, la crescita di forze nazional-qualunquiste, la estraneità della sinistra dai quartieri popolari, dai luoghi di lavoro e della sofferenza sociale. Il fatto in assoluto più preoccupante, che è al fondo della miseria delle nostre democrazie, è la frammentazione e la dispersione sociale. Le stesse straordinarie innovazioni tecnologiche, che pure avrebbero un grande contenuto di libertà, colpiscono due volte il popolo: lo spogliano di ogni potere di contrattazione nei luoghi di lavoro e lo spingono nella nevrotica e solitaria comunicazione dei social network che ha finito per svuotare comunità, classi sociali e luoghi di organizzazione popolare. Il che è ancora una volta paradossale. Infatti siamo in un mondo nel quale le diseguaglianze sono aumentate, la democrazia è svuotata e la crisi climatica può compromettere il futuro dell’umanità. Eppur poco, troppo poco si muove nella giusta direzione.

Trovare il filo di Arianna in questa situazione non è cosa semplice. La via maestra è quella di pensare, ragionare, progettare globalmente e nuotare come pesci nell’acqua, nelle contraddizioni del popolo e nei territori.

“Laudato si’ per fratello olio”, il convegno nel convento di Sant’Onofrio a Casacalenda, sull’Encilica del Papa, può essere un nuovo paradigma per conquistare quelle “casematte” sulle quali Gramsci ragionò a lungo. La sostenibilità sociale e la sostenibilità ambientale possono essere i princìpi attivi di un nuovo sviluppo economico e di nuova egemonia nella società, i reagenti di quel laboratorio teorico-pratico fondamentale perché si possa avere una vera alternativa di sistema.☺

 

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