riprendiamoci il futuro   di Michele Petraroia
27 Marzo 2012 Share

riprendiamoci il futuro di Michele Petraroia

 

Un Consiglio Regionale svuotato dall’asse Iorio – Patriciello, assiste al fallimento di una stagione politica di un centrodestra che ha cumulato il dissesto della sanità, i ritardi nella ricostruzione post-terremoto, il taglio dei servizi pubblici essenziali, il mancato riordino istituzionale, le omesse riforme degli enti sub-regionali e l’incapacità di saper costruire un nuovo progetto di sviluppo per creare lavoro e benessere sul territorio. Le comunità montane giacciono commissariate da anni e fungono da centri di potere dove inviare qualche luogotenente di Michele Iorio che ha occupato le istituzioni nominando commissari all’ARPA, a Molise Acque, alle Case Popolari e in ogni dove. I non eletti del centrodestra sgomitano per posizionarsi e la pubblica amministrazione si prostra ai loro desiderata in uno svilimento istituzionale indegno ed avvilente. La sanità è il luogo per antonomasia della gestione clientelare e familistica con figli, fratelli, sorelle, cognati e cugini del Governatore che ne occupano le postazioni di vertice tra ASREM, Distretti ed Ospedale, senza che si riesca a ripristinare un governo del sistema in linea con gli interessi del malato e secondo criteri di legalità, trasparenza e competenza professionale. Eppure questo castello è stato costruito sulla sabbia e non passa giorno che non si odano scricchiolii, cedimenti e urla manzoniane tra i Lepore, Di Giacomo, Pietracupa, De Camillis, Vitagliano, Mascio e Di Brino.

Il PDL è in rotta a Roma e va sgretolandosi sul territorio. Ai recenti Congressi Provinciali Molisani del Popolo delle Libertà hanno votato in poche centinaia di iscritti tra diserzioni, fughe e polemiche che solo per 26 voti non hanno visto l’asse d’acciaio Iorio – Patriciello perdere a Isernia contro uno psichiatra che la sa lunga come Filoteo Di Sandro.

Le associazioni imprenditoriali si sono allontanate, le province sono assillate sul proprio futuro, i comuni soffrono i tagli dei fondi e per la ricostruzione post-sisma cominciano a sparare a zero su Iorio e la sua struttura commissariale centrale. Il trasporto su gomma attende una gara da un decennio e gli autisti sono costretti a lottare ogni mese per ottenere il salario. Sui treni è sconsigliabile salire per via di disservizi, ritardi e disfunzioni che umiliano i passeggeri. Si registrano 22mila punti di smottamenti e movimenti franosi in Molise ma la forestazione è ferma e la manutenzione degli argini, la canalizzazione delle acque e la sistemazione idraulica sono in attesa di fondi che non arrivano mai.

La cultura stenta tra Fondazioni misteriose e carenze di strutture, di coordinamento, di politiche e di finanziamenti. La scuola e il lavoro, due temi cardine per lo sviluppo, non hanno nemmeno un Assessore Regionale, con la conseguenza che a Roma durante gli incontri istituzionali al Ministero, la sedia del Molise è sistematicamente vuota, con indubbie penalizzazioni nei riparti finanziari già scarni e rari di per sé. L’Università sforna laureati che non trovano sbocchi ed il blocco dei contratti nella pubblica amministrazione costringe alla resa anche i più tenaci.

Non esiste una politica industriale, il Consorzio Agrario dopo 111 anni di storia abbassa la saracinesca nel silenzio generale, il commercio è alle corde, l’edilizia soffre i ritardi nei pagamenti degli enti pubblici ed il blocco dei cantieri con centinaia di operai in attesa di qualsiasi opportunità, l’agricoltura langue e la Cattolica ha lasciato il cerino ad una Fondazione No-Profit locale già da un anno e mezzo, mentre il Cardarelli prova a reagire allo smantellamento. Il Presidente del Consiglio Regionale paralizza l’attività istituzionale e non avverte il dovere di dimettersi stante il suo ruolo di garanzia super partes.

I partiti politici sono un pallido ricordo di epoche storiche lontane e per la prima volta dal 1970 alla sinistra sono stati sottratti anche simbolicamente i locali dove avevano lavorato Giulio Tedeschi, Edilio Petrocelli, Norberto Lombardi, Nicola Valentini, Odorico Paolone, Giovanni Di Stasi e Augusto Massa. La confusione non aiuta a separare il grano dal loglio con pessime conseguenze sul confronto democratico interno, sulla qualità delle proposte avanzate e sui riferimenti culturali assunti per progettare un modello sociale contrapposto e dissimile da quello delle destre.

In una simile traversata del deserto e con addosso il pesantissimo fardello di una questione morale nazionale che investe tutti i partiti, è arduo tenere acceso un lume di speranza per un futuro basato sui talenti, sull’onestà, sul rigore etico, sulla qualità e la trasparenza. Eppure questo è il nostro dovere per non finire prigionieri del populismo accattone, della demagogia dei trasformisti e dei Masanielli in cerca di avventure. Lottare al fianco degli operai, difendere i beni pubblici a partire dall’acqua, tutelare la sanità e la scuola pubblica, spronare i giovani, aiutare i non autosufficienti, integrare i migranti e non lasciare soli gli anziani.

La sfida per una politica pulita, appassionata e costruttiva, si può vincere, cacciando i farisei dal Tempio e governando le istituzioni nell’esclusivo interesse delle popolazioni amministrate.☺

petraroia.michele@virgilio.it

 

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