Mi ha intrigato l’idea di stimolare e moderare il confronto tra cittadini e politici, sulla base di considerazioni di natura prevalentemente tecnica e all’interno di un quadro generale profondamente mutato negli ultimi anni.
La passione regionalista di molti di noi e la bandiera federalista della Lega Nord sono diventate, nel corso di un lustro, pagine sbiadite di una storia ormai superata, in un paese che non riesce più a tenere il conto degli scandali e delle inefficienze di intere classi politiche regionali. Diventa così comprensibile la frattura tra i rappresentanti istituzionali, che tendono a difendere lo status quo, e i cittadini, propensi a disfarsi di quello che sembra essere un inutile fardello. Le cose vanno così, qui e altrove. Da noi la vicenda è più complessa e più preoccupante perché alla sfiducia nei governanti regionali, che accomuna quasi tutti gli italiani, si è aggiunta una scarsa capacità programmatoria e operativa in materia di sviluppo, occupazione, infrastrutture, trasporti e sanità. Se, per risolvere questi problemi, bastasse eliminare l’autonomia regionale, non avremmo dubbi sul da farsi, ma non è così ed è bene confrontarsi per ricercare soluzioni inedite, efficaci e di lungo respiro. Anche alla luce del fatto che mentre nelle regioni italiane imperversavano i diavoli, le istituzioni nazionali e locali non erano affollate di aureole.
Dal convegno, che si è tenuto nell’aula consiliare del Comune di Termoli lo scorso 20 novembre, sono venute considerazioni e proposte di qualche interesse che provo a riassumere di seguito:
– l’autonomia del Molise non è più percepita come un patrimonio prezioso dai molisani e, tuttavia, essa può essere messa in discussione solo all’interno di una riforma complessiva ed organica del sistema delle regioni;
– l’eventuale nuova geografia regionale non può comportare la “spartizione” del Molise tra le future macroregioni limitrofe;
– il Molise ha legami e affinità con l’Abruzzo tali da rendere naturale, fin da subito, una collaborazione ed una convergenza tra le due regioni, da estendere alle Marche;
– sono state attivate iniziative di unificazione delle organizzazioni sindacali abruzzesi e molisane, mentre l’avvocatura ha dato vita all’unione della Marca Adriatica tra i distretti di Molise, Abruzzo, Marche e Umbria;
– l’ipotesi di una macroregione dell’Adriatico, composta da Molise, Abruzzo e Marche, non può essere concretizzata attraverso la cancellazione dell’identità del Molise e il suo dissolvimento in una realtà istituzionale più grande;
– se la macroregione s’ha da fare, il Molise deve essere partner alla pari con le altre due regioni contraenti.
Le considerazioni sopra esposte dovrebbero esser oggetto di confronto tra le istituzioni e i cittadini molisani non solo perché riferite ad uno scenario possibile, ma anche perché esse possono essere di grande aiuto in una fase in cui scelte importanti devono essere fatte. La progressiva cancellazione di uffici e funzioni statali sul territorio molisano rischia di produrre disastri per la nostra realtà territoriale, ma in uno scenario macroregionale qualcosa può essere salvato. Bisogna provarci, partendo dalla richiesta di congelare ogni provvedimento relativo alla Corte d’Appello di Campobasso. Tuttavia il reale valore aggiunto di una scelta chiara in favore di un raccordo stabile con l’Abruzzo e le Marche sta nella possibilità di attivare una fattiva collaborazione in materia di sviluppo, sanità, viabilità e trasporto. Funzioni che, più di altre, possono essere svolte efficacemente soltanto se si supera un’ottica di autosufficienza e isolamento.
Dare risposte più efficaci ai cittadini deve essere l’obiettivo principale della collaborazione tra Molise, Abruzzo e Marche, ma può servire anche a salvare l’ autonomia di ciascuna delle tre regioni. Di certo, se i cittadini continueranno a percepirla come un fardello, prima o poi l’autonomia regionale sarà cancellata. Indipendentemente dal destino delle macroregioni. ☺
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Salviamo i molisani! | La Fonte TV
Su richiesta di Libertà & Giustizia e la fonte, ho coordinato di recente un dibattito pubblico sul tema “Il Molise tra autonomia e macroregioni”. Le relazioni sono state svolte da Luigi Picardi, esperto di regionalismo, e da Marco Olivetti, ordinario di diritto costituzionale, che ho avuto il piacere di avere come alunno del liceo classico di Termoli.
Il tema viene da tempo dibattuto dai rappresentanti delle istituzioni molisane con l’obiettivo di organizzare la difesa di un’autonomia regionale che, bisogna riconoscerlo, è stata conquistata con impegno e fatica e non ha mancato di dare nel passato significativi risultati. Per spirito di verità bisogna aggiungere che associazioni, come Majella Madre, e singoli cittadini manifestano da qualche tempo opinioni diverse sul tema, arrivando a dire che l’autonomia per questa regione è diventata un onere eccessivo per la comunità nazionale e uno svantaggio insopportabile per i cittadini molisani. Mi ha intrigato l’idea di stimolare e moderare il confronto tra cittadini e politici, sulla base di considerazioni di natura prevalentemente tecnica e all’interno di un quadro generale profondamente mutato negli ultimi anni.
La passione regionalista di molti di noi e la bandiera federalista della Lega Nord sono diventate, nel corso di un lustro, pagine sbiadite di una storia ormai superata, in un paese che non riesce più a tenere il conto degli scandali e delle inefficienze di intere classi politiche regionali. Diventa così comprensibile la frattura tra i rappresentanti istituzionali, che tendono a difendere lo status quo, e i cittadini, propensi a disfarsi di quello che sembra essere un inutile fardello. Le cose vanno così, qui e altrove. Da noi la vicenda è più complessa e più preoccupante perché alla sfiducia nei governanti regionali, che accomuna quasi tutti gli italiani, si è aggiunta una scarsa capacità programmatoria e operativa in materia di sviluppo, occupazione, infrastrutture, trasporti e sanità. Se, per risolvere questi problemi, bastasse eliminare l’autonomia regionale, non avremmo dubbi sul da farsi, ma non è così ed è bene confrontarsi per ricercare soluzioni inedite, efficaci e di lungo respiro. Anche alla luce del fatto che mentre nelle regioni italiane imperversavano i diavoli, le istituzioni nazionali e locali non erano affollate di aureole.
Dal convegno, che si è tenuto nell’aula consiliare del Comune di Termoli lo scorso 20 novembre, sono venute considerazioni e proposte di qualche interesse che provo a riassumere di seguito:
– l’autonomia del Molise non è più percepita come un patrimonio prezioso dai molisani e, tuttavia, essa può essere messa in discussione solo all’interno di una riforma complessiva ed organica del sistema delle regioni;
– l’eventuale nuova geografia regionale non può comportare la “spartizione” del Molise tra le future macroregioni limitrofe;
– il Molise ha legami e affinità con l’Abruzzo tali da rendere naturale, fin da subito, una collaborazione ed una convergenza tra le due regioni, da estendere alle Marche;
– sono state attivate iniziative di unificazione delle organizzazioni sindacali abruzzesi e molisane, mentre l’avvocatura ha dato vita all’unione della Marca Adriatica tra i distretti di Molise, Abruzzo, Marche e Umbria;
– l’ipotesi di una macroregione dell’Adriatico, composta da Molise, Abruzzo e Marche, non può essere concretizzata attraverso la cancellazione dell’identità del Molise e il suo dissolvimento in una realtà istituzionale più grande;
– se la macroregione s’ha da fare, il Molise deve essere partner alla pari con le altre due regioni contraenti.
Le considerazioni sopra esposte dovrebbero esser oggetto di confronto tra le istituzioni e i cittadini molisani non solo perché riferite ad uno scenario possibile, ma anche perché esse possono essere di grande aiuto in una fase in cui scelte importanti devono essere fatte. La progressiva cancellazione di uffici e funzioni statali sul territorio molisano rischia di produrre disastri per la nostra realtà territoriale, ma in uno scenario macroregionale qualcosa può essere salvato. Bisogna provarci, partendo dalla richiesta di congelare ogni provvedimento relativo alla Corte d’Appello di Campobasso. Tuttavia il reale valore aggiunto di una scelta chiara in favore di un raccordo stabile con l’Abruzzo e le Marche sta nella possibilità di attivare una fattiva collaborazione in materia di sviluppo, sanità, viabilità e trasporto. Funzioni che, più di altre, possono essere svolte efficacemente soltanto se si supera un’ottica di autosufficienza e isolamento.
Dare risposte più efficaci ai cittadini deve essere l’obiettivo principale della collaborazione tra Molise, Abruzzo e Marche, ma può servire anche a salvare l’ autonomia di ciascuna delle tre regioni. Di certo, se i cittadini continueranno a percepirla come un fardello, prima o poi l’autonomia regionale sarà cancellata. Indipendentemente dal destino delle macroregioni. ☺
Su richiesta di Libertà & Giustizia e la fonte, ho coordinato di recente un dibattito pubblico sul tema “Il Molise tra autonomia e macroregioni”. Le relazioni sono state svolte da Luigi Picardi, esperto di regionalismo, e da Marco Olivetti, ordinario di diritto costituzionale, che ho avuto il piacere di avere come alunno del liceo classico di Termoli.
Il tema viene da tempo dibattuto dai rappresentanti delle istituzioni molisane con l’obiettivo di organizzare la difesa di un’autonomia regionale che, bisogna riconoscerlo, è stata conquistata con impegno e fatica e non ha mancato di dare nel passato significativi risultati. Per spirito di verità bisogna aggiungere che associazioni, come Majella Madre, e singoli cittadini manifestano da qualche tempo opinioni diverse sul tema, arrivando a dire che l’autonomia per questa regione è diventata un onere eccessivo per la comunità nazionale e uno svantaggio insopportabile per i cittadini molisani. Mi ha intrigato l’idea di stimolare e moderare il confronto tra cittadini e politici, sulla base di considerazioni di natura prevalentemente tecnica e all’interno di un quadro generale profondamente mutato negli ultimi anni.
La passione regionalista di molti di noi e la bandiera federalista della Lega Nord sono diventate, nel corso di un lustro, pagine sbiadite di una storia ormai superata, in un paese che non riesce più a tenere il conto degli scandali e delle inefficienze di intere classi politiche regionali. Diventa così comprensibile la frattura tra i rappresentanti istituzionali, che tendono a difendere lo status quo, e i cittadini, propensi a disfarsi di quello che sembra essere un inutile fardello. Le cose vanno così, qui e altrove. Da noi la vicenda è più complessa e più preoccupante perché alla sfiducia nei governanti regionali, che accomuna quasi tutti gli italiani, si è aggiunta una scarsa capacità programmatoria e operativa in materia di sviluppo, occupazione, infrastrutture, trasporti e sanità. Se, per risolvere questi problemi, bastasse eliminare l’autonomia regionale, non avremmo dubbi sul da farsi, ma non è così ed è bene confrontarsi per ricercare soluzioni inedite, efficaci e di lungo respiro. Anche alla luce del fatto che mentre nelle regioni italiane imperversavano i diavoli, le istituzioni nazionali e locali non erano affollate di aureole.
Dal convegno, che si è tenuto nell’aula consiliare del Comune di Termoli lo scorso 20 novembre, sono venute considerazioni e proposte di qualche interesse che provo a riassumere di seguito:
– l’autonomia del Molise non è più percepita come un patrimonio prezioso dai molisani e, tuttavia, essa può essere messa in discussione solo all’interno di una riforma complessiva ed organica del sistema delle regioni;
– l’eventuale nuova geografia regionale non può comportare la “spartizione” del Molise tra le future macroregioni limitrofe;
– il Molise ha legami e affinità con l’Abruzzo tali da rendere naturale, fin da subito, una collaborazione ed una convergenza tra le due regioni, da estendere alle Marche;
– sono state attivate iniziative di unificazione delle organizzazioni sindacali abruzzesi e molisane, mentre l’avvocatura ha dato vita all’unione della Marca Adriatica tra i distretti di Molise, Abruzzo, Marche e Umbria;
– l’ipotesi di una macroregione dell’Adriatico, composta da Molise, Abruzzo e Marche, non può essere concretizzata attraverso la cancellazione dell’identità del Molise e il suo dissolvimento in una realtà istituzionale più grande;
– se la macroregione s’ha da fare, il Molise deve essere partner alla pari con le altre due regioni contraenti.
Le considerazioni sopra esposte dovrebbero esser oggetto di confronto tra le istituzioni e i cittadini molisani non solo perché riferite ad uno scenario possibile, ma anche perché esse possono essere di grande aiuto in una fase in cui scelte importanti devono essere fatte. La progressiva cancellazione di uffici e funzioni statali sul territorio molisano rischia di produrre disastri per la nostra realtà territoriale, ma in uno scenario macroregionale qualcosa può essere salvato. Bisogna provarci, partendo dalla richiesta di congelare ogni provvedimento relativo alla Corte d’Appello di Campobasso. Tuttavia il reale valore aggiunto di una scelta chiara in favore di un raccordo stabile con l’Abruzzo e le Marche sta nella possibilità di attivare una fattiva collaborazione in materia di sviluppo, sanità, viabilità e trasporto. Funzioni che, più di altre, possono essere svolte efficacemente soltanto se si supera un’ottica di autosufficienza e isolamento.
Dare risposte più efficaci ai cittadini deve essere l’obiettivo principale della collaborazione tra Molise, Abruzzo e Marche, ma può servire anche a salvare l’ autonomia di ciascuna delle tre regioni. Di certo, se i cittadini continueranno a percepirla come un fardello, prima o poi l’autonomia regionale sarà cancellata. Indipendentemente dal destino delle macroregioni. ☺
Diverse le ipotesi di smembramento o accorpamento del Molise ad altre regioni. Tra problemi di costituzionalità delle scelte calate dall'alto e discussioni circa l'utilità di regioni più grandi, il costituzionalista Marco Olivetti ci aiuta a fare il punto della situazione.
Su richiesta di Libertà & Giustizia e la fonte, ho coordinato di recente un dibattito pubblico sul tema “Il Molise tra autonomia e macroregioni”. Le relazioni sono state svolte da Luigi Picardi, esperto di regionalismo, e da Marco Olivetti, ordinario di diritto costituzionale, che ho avuto il piacere di avere come alunno del liceo classico di Termoli.
Il tema viene da tempo dibattuto dai rappresentanti delle istituzioni molisane con l’obiettivo di organizzare la difesa di un’autonomia regionale che, bisogna riconoscerlo, è stata conquistata con impegno e fatica e non ha mancato di dare nel passato significativi risultati. Per spirito di verità bisogna aggiungere che associazioni, come Majella Madre, e singoli cittadini manifestano da qualche tempo opinioni diverse sul tema, arrivando a dire che l’autonomia per questa regione è diventata un onere eccessivo per la comunità nazionale e uno svantaggio insopportabile per i cittadini molisani. Mi ha intrigato l’idea di stimolare e moderare il confronto tra cittadini e politici, sulla base di considerazioni di natura prevalentemente tecnica e all’interno di un quadro generale profondamente mutato negli ultimi anni.
La passione regionalista di molti di noi e la bandiera federalista della Lega Nord sono diventate, nel corso di un lustro, pagine sbiadite di una storia ormai superata, in un paese che non riesce più a tenere il conto degli scandali e delle inefficienze di intere classi politiche regionali. Diventa così comprensibile la frattura tra i rappresentanti istituzionali, che tendono a difendere lo status quo, e i cittadini, propensi a disfarsi di quello che sembra essere un inutile fardello. Le cose vanno così, qui e altrove. Da noi la vicenda è più complessa e più preoccupante perché alla sfiducia nei governanti regionali, che accomuna quasi tutti gli italiani, si è aggiunta una scarsa capacità programmatoria e operativa in materia di sviluppo, occupazione, infrastrutture, trasporti e sanità. Se, per risolvere questi problemi, bastasse eliminare l’autonomia regionale, non avremmo dubbi sul da farsi, ma non è così ed è bene confrontarsi per ricercare soluzioni inedite, efficaci e di lungo respiro. Anche alla luce del fatto che mentre nelle regioni italiane imperversavano i diavoli, le istituzioni nazionali e locali non erano affollate di aureole.
Dal convegno, che si è tenuto nell’aula consiliare del Comune di Termoli lo scorso 20 novembre, sono venute considerazioni e proposte di qualche interesse che provo a riassumere di seguito:
– l’autonomia del Molise non è più percepita come un patrimonio prezioso dai molisani e, tuttavia, essa può essere messa in discussione solo all’interno di una riforma complessiva ed organica del sistema delle regioni;
– l’eventuale nuova geografia regionale non può comportare la “spartizione” del Molise tra le future macroregioni limitrofe;
– il Molise ha legami e affinità con l’Abruzzo tali da rendere naturale, fin da subito, una collaborazione ed una convergenza tra le due regioni, da estendere alle Marche;
– sono state attivate iniziative di unificazione delle organizzazioni sindacali abruzzesi e molisane, mentre l’avvocatura ha dato vita all’unione della Marca Adriatica tra i distretti di Molise, Abruzzo, Marche e Umbria;
– l’ipotesi di una macroregione dell’Adriatico, composta da Molise, Abruzzo e Marche, non può essere concretizzata attraverso la cancellazione dell’identità del Molise e il suo dissolvimento in una realtà istituzionale più grande;
– se la macroregione s’ha da fare, il Molise deve essere partner alla pari con le altre due regioni contraenti.
Le considerazioni sopra esposte dovrebbero esser oggetto di confronto tra le istituzioni e i cittadini molisani non solo perché riferite ad uno scenario possibile, ma anche perché esse possono essere di grande aiuto in una fase in cui scelte importanti devono essere fatte. La progressiva cancellazione di uffici e funzioni statali sul territorio molisano rischia di produrre disastri per la nostra realtà territoriale, ma in uno scenario macroregionale qualcosa può essere salvato. Bisogna provarci, partendo dalla richiesta di congelare ogni provvedimento relativo alla Corte d’Appello di Campobasso. Tuttavia il reale valore aggiunto di una scelta chiara in favore di un raccordo stabile con l’Abruzzo e le Marche sta nella possibilità di attivare una fattiva collaborazione in materia di sviluppo, sanità, viabilità e trasporto. Funzioni che, più di altre, possono essere svolte efficacemente soltanto se si supera un’ottica di autosufficienza e isolamento.
Dare risposte più efficaci ai cittadini deve essere l’obiettivo principale della collaborazione tra Molise, Abruzzo e Marche, ma può servire anche a salvare l’ autonomia di ciascuna delle tre regioni. Di certo, se i cittadini continueranno a percepirla come un fardello, prima o poi l’autonomia regionale sarà cancellata. Indipendentemente dal destino delle macroregioni. ☺
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