Il TTIP (Transatlantic Trade and Investiment Partnership) è un progetto di partenariato per il commercio e gli investimenti tra l’Europa e gli Stati Uniti, progetto che “mira a creare la più grande zona di libero scambio del pianeta, con circa 800 milioni di consumatori, che rappresenterà quasi la metà del prodotto mondiale lordo (PIL) e un terzo del commercio globale” (I. Ramonet).
Le trattative in corso sono condotte nel silenzio impenetrabile delle amministrazioni coinvolte e, come di costume, con la colpevole indifferenza della maggioranza dei media. Quali sono le motivazioni di questa cortina fumogena? E perché il silenzio?
– Perché in gioco c’è l’egemonia mondiale americana. Perché la Cina, e i paesi emergenti suoi alleati, devono rallentare la corsa verso il superamento degli Stati Uniti.
– Perché il trattato prevede che vengano eliminate tutte le barriere alla libera circolazione di capitali per investimenti in servizi, commercio, agricoltura, ricerca scientifica, istruzione, appalti pubblici e in tutti i settori dell’economia senza differenzazioni di sorta.
– Perché Europa e Stati Uniti vogliono “raggiungere i più alti livelli di liberalizzazione e di protezione degli investimenti”.
In virtù di un trattato elaborato da pochi burocrati le vite di centinaia di milioni di persone sono destinate a cambiare drasticamente, le certezze e le aspettative di tutela di centinaia di milioni di cittadini saranno calpestate. Grazie alla voracità di multinazionali, lobby, poteri forti, potremo vedere decaduti tanti diritti sanciti dalla nostra Costituzione. Bersagli privilegiati saranno: l’ambiente (dove noi viviamo), l’agricoltura (ciò di cui viviamo), la sanità (ciò che ci garantisce la vita), e l’istruzione, la ricerca, la cultura (ciò a cui aspiriamo), in due parole i beni comuni.
Ancora, l’impatto del TTPI sul lavoro e sulla qualità della vita sarà violento, favorirà la riduzione dei salari, distruggerà lo stato sociale (nei Paesi in cui è ancora presente), porterà ad una riduzione dei posti di lavoro in svariati settori.
Faccio un esempio risibile per i soggetti da coinvolgere. Se per un caso fortuito una multinazionale decidesse di investire nell’eolico in Molise e, per altrettanta casualità, i nostri amministratori decidessero di tutelare ambiente e salute pubblica, opponendosi con tali argomentazioni, la multinazionale potrebbe portare l’Ente pubblico in questione davanti ad un Tribunale Internazionale. Questo in virtù della specifica protezione degli investimenti prevista dal trattato.
Ora, però, dovremo fare uno sforzo di sovrapposizione, dovremo, cioè, immaginare di trasferire quanto ho esposto fin qui nella nostra attuale ed effettiva situazione politica ed economica. La crisi mondiale provocata da un capitale in cerca di nuovi mercati, le politiche di austerità dettate dall’Europa della finanza, il fiscal compact, la six-pack, il pareggio di bilancio, hanno portato da un lato, all’impoverimento progressivo e diffuso di gran parte dei nostri Paesi e, dall’altro, al lento ma inesorabile depauperamento delle prerogative che costituiscono la sovranità nazionale dei Paesi stessi.
È in contesti così fortemente intaccati dalle strategie neoliberiste che andrà ad impiantarsi il TTPI che, a mio modo di vedere, altro non è che la chiusura perfetta di un cerchio, meglio dire di un cappio, che ci lascerà con sempre minor ossigeno, con sempre minor spazio per muoverci. In futuro non saremo solo indigenti, saremo schiavi.
Ecco l’ultimo regalo di quella politica a cui qualcuno “guarda con simpatia”.☺
Il TTIP (Transatlantic Trade and Investiment Partnership) è un progetto di partenariato per il commercio e gli investimenti tra l’Europa e gli Stati Uniti, progetto che “mira a creare la più grande zona di libero scambio del pianeta, con circa 800 milioni di consumatori, che rappresenterà quasi la metà del prodotto mondiale lordo (PIL) e un terzo del commercio globale” (I. Ramonet).
Le trattative in corso sono condotte nel silenzio impenetrabile delle amministrazioni coinvolte e, come di costume, con la colpevole indifferenza della maggioranza dei media. Quali sono le motivazioni di questa cortina fumogena? E perché il silenzio?
– Perché in gioco c’è l’egemonia mondiale americana. Perché la Cina, e i paesi emergenti suoi alleati, devono rallentare la corsa verso il superamento degli Stati Uniti.
– Perché il trattato prevede che vengano eliminate tutte le barriere alla libera circolazione di capitali per investimenti in servizi, commercio, agricoltura, ricerca scientifica, istruzione, appalti pubblici e in tutti i settori dell’economia senza differenzazioni di sorta.
– Perché Europa e Stati Uniti vogliono “raggiungere i più alti livelli di liberalizzazione e di protezione degli investimenti”.
In virtù di un trattato elaborato da pochi burocrati le vite di centinaia di milioni di persone sono destinate a cambiare drasticamente, le certezze e le aspettative di tutela di centinaia di milioni di cittadini saranno calpestate. Grazie alla voracità di multinazionali, lobby, poteri forti, potremo vedere decaduti tanti diritti sanciti dalla nostra Costituzione. Bersagli privilegiati saranno: l’ambiente (dove noi viviamo), l’agricoltura (ciò di cui viviamo), la sanità (ciò che ci garantisce la vita), e l’istruzione, la ricerca, la cultura (ciò a cui aspiriamo), in due parole i beni comuni.
Ancora, l’impatto del TTPI sul lavoro e sulla qualità della vita sarà violento, favorirà la riduzione dei salari, distruggerà lo stato sociale (nei Paesi in cui è ancora presente), porterà ad una riduzione dei posti di lavoro in svariati settori.
Faccio un esempio risibile per i soggetti da coinvolgere. Se per un caso fortuito una multinazionale decidesse di investire nell’eolico in Molise e, per altrettanta casualità, i nostri amministratori decidessero di tutelare ambiente e salute pubblica, opponendosi con tali argomentazioni, la multinazionale potrebbe portare l’Ente pubblico in questione davanti ad un Tribunale Internazionale. Questo in virtù della specifica protezione degli investimenti prevista dal trattato.
Ora, però, dovremo fare uno sforzo di sovrapposizione, dovremo, cioè, immaginare di trasferire quanto ho esposto fin qui nella nostra attuale ed effettiva situazione politica ed economica. La crisi mondiale provocata da un capitale in cerca di nuovi mercati, le politiche di austerità dettate dall’Europa della finanza, il fiscal compact, la six-pack, il pareggio di bilancio, hanno portato da un lato, all’impoverimento progressivo e diffuso di gran parte dei nostri Paesi e, dall’altro, al lento ma inesorabile depauperamento delle prerogative che costituiscono la sovranità nazionale dei Paesi stessi.
È in contesti così fortemente intaccati dalle strategie neoliberiste che andrà ad impiantarsi il TTPI che, a mio modo di vedere, altro non è che la chiusura perfetta di un cerchio, meglio dire di un cappio, che ci lascerà con sempre minor ossigeno, con sempre minor spazio per muoverci. In futuro non saremo solo indigenti, saremo schiavi.
Ecco l’ultimo regalo di quella politica a cui qualcuno “guarda con simpatia”.☺
Il TTIP (Transatlantic Trade and Investiment Partnership) è un progetto di partenariato per il commercio e gli investimenti tra l’Europa e gli Stati Uniti.
Il TTIP (Transatlantic Trade and Investiment Partnership) è un progetto di partenariato per il commercio e gli investimenti tra l’Europa e gli Stati Uniti, progetto che “mira a creare la più grande zona di libero scambio del pianeta, con circa 800 milioni di consumatori, che rappresenterà quasi la metà del prodotto mondiale lordo (PIL) e un terzo del commercio globale” (I. Ramonet).
Le trattative in corso sono condotte nel silenzio impenetrabile delle amministrazioni coinvolte e, come di costume, con la colpevole indifferenza della maggioranza dei media. Quali sono le motivazioni di questa cortina fumogena? E perché il silenzio?
– Perché in gioco c’è l’egemonia mondiale americana. Perché la Cina, e i paesi emergenti suoi alleati, devono rallentare la corsa verso il superamento degli Stati Uniti.
– Perché il trattato prevede che vengano eliminate tutte le barriere alla libera circolazione di capitali per investimenti in servizi, commercio, agricoltura, ricerca scientifica, istruzione, appalti pubblici e in tutti i settori dell’economia senza differenzazioni di sorta.
– Perché Europa e Stati Uniti vogliono “raggiungere i più alti livelli di liberalizzazione e di protezione degli investimenti”.
In virtù di un trattato elaborato da pochi burocrati le vite di centinaia di milioni di persone sono destinate a cambiare drasticamente, le certezze e le aspettative di tutela di centinaia di milioni di cittadini saranno calpestate. Grazie alla voracità di multinazionali, lobby, poteri forti, potremo vedere decaduti tanti diritti sanciti dalla nostra Costituzione. Bersagli privilegiati saranno: l’ambiente (dove noi viviamo), l’agricoltura (ciò di cui viviamo), la sanità (ciò che ci garantisce la vita), e l’istruzione, la ricerca, la cultura (ciò a cui aspiriamo), in due parole i beni comuni.
Ancora, l’impatto del TTPI sul lavoro e sulla qualità della vita sarà violento, favorirà la riduzione dei salari, distruggerà lo stato sociale (nei Paesi in cui è ancora presente), porterà ad una riduzione dei posti di lavoro in svariati settori.
Faccio un esempio risibile per i soggetti da coinvolgere. Se per un caso fortuito una multinazionale decidesse di investire nell’eolico in Molise e, per altrettanta casualità, i nostri amministratori decidessero di tutelare ambiente e salute pubblica, opponendosi con tali argomentazioni, la multinazionale potrebbe portare l’Ente pubblico in questione davanti ad un Tribunale Internazionale. Questo in virtù della specifica protezione degli investimenti prevista dal trattato.
Ora, però, dovremo fare uno sforzo di sovrapposizione, dovremo, cioè, immaginare di trasferire quanto ho esposto fin qui nella nostra attuale ed effettiva situazione politica ed economica. La crisi mondiale provocata da un capitale in cerca di nuovi mercati, le politiche di austerità dettate dall’Europa della finanza, il fiscal compact, la six-pack, il pareggio di bilancio, hanno portato da un lato, all’impoverimento progressivo e diffuso di gran parte dei nostri Paesi e, dall’altro, al lento ma inesorabile depauperamento delle prerogative che costituiscono la sovranità nazionale dei Paesi stessi.
È in contesti così fortemente intaccati dalle strategie neoliberiste che andrà ad impiantarsi il TTPI che, a mio modo di vedere, altro non è che la chiusura perfetta di un cerchio, meglio dire di un cappio, che ci lascerà con sempre minor ossigeno, con sempre minor spazio per muoverci. In futuro non saremo solo indigenti, saremo schiavi.
Ecco l’ultimo regalo di quella politica a cui qualcuno “guarda con simpatia”.☺
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