Schiaffo alla mondanità
13 Giugno 2021
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Schiaffo alla mondanità

A Roma aspettavo un’amica che faceva una risonanza magnetica e osservavo una giovane donna che accudiva un uomo, di quelli che oggi chiamano volgarmente barboni; un’altra donna guardava la stessa scena con il volto schifato e irrequieto: lamentava la puzza del barbone che in realtà era ben pulito e chiedeva di poter offrire un caffè alla signora che lo aiutava a vestirsi. Noi occidentali abbiamo sempre avuto ostilità nel confrontarci coi barboni o senza tetto, in inglese homeless, in francese clochard, perché indica una realtà ben specifica, una realtà che non fa comodo a persone rifiutate e non considerate. I falliti della società, prima con casa, lavoro e famiglia, ora privi persino di dignità, sono i senza fissa dimora che vivono ai margini della società.  Persone che si trovano per strada per via di problematiche familiari, sociali, lavorative e a volte anche semplicemente fortuite. La situazione che stiamo vivendo, la pandemia, ha reso ancora più lontani tali persone, anche se la logica era quella di immedesimarsi negli altri. A livello europeo, dove prevale la logica del Benessere, i senzatetto sono aumentati di oltre il 70%, pari a 4 milioni e anche in Italia la situazione non è delle migliori.

Il volontariato ha dato manforte per contrastare questo fenomeno. La Caritas si è attivata per dare vestiti, coperte, garantire un pasto caldo. A proposito di pasto avevamo cominciato per caso: un pasto caldo alla stazione ma l’indiscrezione della gente disturbava la riservatezza di chi in quella stazione ci dormiva. A molti sembrava più un’ elemosina che un gesto di carità. Il boccone offerto e non mangiato insieme era amaro, così ci siamo spostati nei locali liberi sotto la chiesa e la cena offerta diventava condivisione e convivialità. Poi il Covid ed è ritornata l’elemosina distribuita in un sacchetto, freddo come il ricordo di tante cene consumate insieme. Durante il lockdown si è aperta la strada ai dormitori, ossia alloggi per i senzatetto: alloggi di emergenza, alloggi temporanei ed altri più attenti alle disposizioni e regole per lasciare non solo uomini, ma anche donne, di notte, in mezzo alla strada. Abbiamo perso il gusto della fraternità e accoglienza nel nostro modo di vivere e abbiamo svestito di dignità tanti fratelli e sorelle che bussano alle nostre porte in cerca di cibo, coperte, accoglienza, non rifiuto e disprezzo. Abbiamo conosciuto tanti senza fissa dimora che anche oggi dormono in auto, in roulotte abbandonate o in giacigli improvvisati all’aperto.

Tra i senza fissa dimora si inserisce anche una categoria di insospettabili, le donne. Abbiamo amici a Milano che fanno parte di associazioni e ci confermano che 6 su 10 sono donne, ci sono tante giovani, ma anche tante over 40, di cui il 70% ha un’esperienza di divorzio alle spalle. Per le donne la vita in strada è maggiormente complicata perché si trovano a dover affrontare situazioni difficili e forte disagio come aggressioni e abusi sessuali. Una nazione civile ha il dovere di garantire anche a queste persone dignità e sicurezza. Nonostante i dormitori queste persone continuano a stare per strada, a non avere un alloggio e continuano ad essere additati come una parte indegna per il decoro urbano, mai accolti come esseri umani. Chiediamo alle istituzioni che si tolgano le bende dagli occhi e creino delle realtà diverse per dare una dimora ai senzatetto in strutture che non vengono più adoperate. Abbiamo il dovere di prenderci cura degli esseri umani considerati lo scarto di questa società a causa di un modello economico fondato sul profitto, che non esita a sfruttare, a scartare e perfino uccidere l’uomo (FT 22); la logica non è quella di chiudere gli occhi e mostrare indifferenza, bensì aprirsi all’amore verso il prossimo senza aspettarsi nulla in cambio, poiché “ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato”(Mt25).

Non c’è nulla di più Sacro di guardare il mondo con gli occhi dei poveri, per avere cura dei più fragili e promuovere una cultura dell’incontro e della tenerezza e, come dice papa Francesco, “Possano gli ultimi diventare uno schiaffo alla mondanità”.☺

 

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