sciopero europeo   di Antonello Miccoli
1 Dicembre 2012 Share

sciopero europeo di Antonello Miccoli

 

Il 14 novembre la CES (Confe- derazione Europea dei Sindacati) è scesa in piazza in tutta Europa per dire no ad una forma di austerità che, oltre a non  creare lavoro, sta distruggendo l'idea stessa della solidarietà. I lavoratori e le fasce sociali più deboli stanno pagando il prezzo più alto, rispetto ad una politica finanziaria che prospera a vantaggio di pochi. Per tale motivo, non è possibile accettare lo smantellamento dello stato sociale, duramente conquistato attraverso 250 anni di lotte e di rivendicazioni: sacrifici costellati di morte e di miseria; milioni di uomini e di donne hanno condotto battaglie articolate in un  arco temporale che si è esteso dalla prima rivoluzione industriale sino ai giorni nostri. La civiltà ha un senso se l'uomo è considerato ancora una persona e non uno strumento attraverso il quale raggiungere il massimo del profitto. Una ricchezza garantita a pochi che valore può avere? Il benessere acquista un senso compiuto quando garantiamo una protezione sociale universale e di qualità. Che valore di nazione e di comunità trasmette chi, pur essendo deputato alle scelte strategiche del Paese, permette che milioni di cittadini, dopo una vita di lavoro, vengano considerati un peso dal sistema sanitario ed assistenziale? Che valori vengono testimoniati quando si negano le risorse per la non autosufficienza e l'aiuto ai disabili? Se i tagli allo stato sociale negli altri paesi sono dolorosi per noi, privi di un welfare degno di questo nome, acquistano il senso della tragedia.

Ogni volta che il potere attinge la sua mano nella borsa dei poveri  offende il diritto naturale e pecca contro gli uomini e contro Dio. L'esclusione sociale, quando diviene di massa, acquista una forma patologica che ci fa sprofondare in un nuovo Medioevo. Tutto nella società ha un costo ed è soggetto ad aumenti (dai generi alimentari al gas, dal telefono alla luce, dai carburanti agli affitti). Si ha così un paniere che, in continua evoluzione verso l'alto, pesa enormemente sui bilanci delle famiglie. Nel contempo, a questi stessi soggetti, si impongono salari più bassi e meno servizi alla persona (istruzione e socio sanitario in primis). In tale contesto gli ultimi, che dovrebbero essere i primi in base ai dettami racchiusi nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, nelle affermazioni dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro,  nei Documenti Europei, nella Costituzione e nella cultura cristiana, divengono i nuovi “paria” da tenere ai margini della società. Difficile trovare altri termini per definire un sistema che considera un valore lo smantellamento della protezione sociale, l'aumento della flessibilità del mercato del lavoro, la privatizzazione dei servizi pubblici, la pressione al ribasso dei salari, la diminuzione delle pensioni, la deregolamentazione degli standard sociali, la crescita delle disuguaglianze, l'attacco alla contrattazione collettiva. Viceversa viene considerato scandaloso richiedere una governance economica al servizio della crescita sostenibile e dell'occupazione di qualità; viene inoltre valutato indegno proporre una giustizia economica e sociale in grado di garantire una redistribuzione del reddito e una tassazione più equa. Per gli stessi motivi viene considerato inopportuno rivendicare una garanzia occupazionale per i giovani e l'intensificazione della lotta contro il dumping sociale e salariale.

Su questi ed altri temi vi è una chiusura totale che ha spinto il Sindacato Europeo ad aprire una nuova stagione di lotta che, per avere successo, deve condurre ad una maggiore unione tra i popoli. La speranza è di giungere, in un tempo non troppo lontano, alla proclamazione di uno sciopero su scala mondiale. I popoli sono chiamati a mettersi in cammino affinché una nuova era, fatta di cultura, di solidarietà e di equità si affermi contro ogni forma di volgarità ed ingiustizia. Per raggiungere questi obiettivi deve essere esaltata l'azione pacifica e rigettata ogni forma di violenza: nei fatti i poteri forti non hanno paura degli scontri di piazza, ma temono, viceversa, masse pacifiche e pensanti: Gesù ha fatto tremare i palazzi ed ha cambiato il corso della storia senza usare la spada. A noi l'arduo compito di educarci e di educare ad una pedagogia della giustizia che faccia del mondo una patria aperta al rispetto dei valori umani inalienabili.☺

a.miccoli@cgilmolise.it

 

 

 

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