Sciopero generale, un nuovo inizio
5 Gennaio 2022
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Sciopero generale, un nuovo inizio

La povertà assoluta in Italia è arrivata ad oltre nove milioni di persone, un milione in più rispetto ai due anni precedenti al Covid. Diversamente, i ricchi in nove mesi hanno recuperato per intero le loro fortune economiche e finanziarie e i dieci miliardari più ricchi al mondo hanno riportato le loro ricchezze a 14mila miliardi di dollari. Così stanno le cose. È stato, quindi, particolarmente grave il rifiuto della maggioranza di governo di utilizzare le risorse europee per attenuare quelle nuove povertà e quelle nuove diseguaglianze che nella pandemia si sono ancor più dilatate.

Si è negata la proposta sindacale di sterilizzare i vantaggi fiscali per i redditi medio-alti, così come si è rifiutata la richiesta dei sindacati di un contributo di solidarietà di quanti hanno un reddito superiore ai 75mila euro annui. Né alcunché si è deciso per mettere mano alle due grandi piaghe sociali di questi ultimi decenni, ovvero la discriminazione so- ciale e salariale nei confronti delle donne e quel buco nero della precarietà che ingoia il futuro di grandissima parte delle nuove generazioni.

Queste ed altre considerazioni rendono più che evidente la strumentalità e la malafede di quanti hanno contestato l’opportunità dello sciopero generale della CGIL e della UIL. Questo sciopero non solo è stato opportuno e necessario, semmai tardivo. Sono passati sette anni dall’ultimo sciopero generale e la condizione di vita dei lavoratori e di quanti sono disoccupati in questi lunghi anni è peggiorata di molto e il precariato è divenuto il principio generale che regola il mercato del lavoro.

Uno sciopero non solo sacrosanto per tutti gli innumerevoli e fondamentali contenziosi sindacali che sono sul tavolo ma fondamentale, anche, per il suo significato politico generale. Come nel gioco dei quattro cantoni i maggiorenti del sistema politico italiano non si avvedono dei grandi mutamenti presenti nella società italiana. Ignorano o vogliono ignorare la lacerazione fra partiti e società, la delegittimazione delle istituzioni, la decadenza delle classi dirigenti e il vuoto della democrazia.

Lo sciopero generale, la scelta del segretario generale della CGIL di rompere il silenzio e di sfidare i tanti cortigiani di questo governo, è un messaggio politico forte per l’oggi e può essere un investimento importante per il domani.

Già altre volte, alla fine degli anni ‘60 o all’inizio del secondo millennio, il sindacato si è trovato nella necessità di svolgere un ruolo pienamente politico, ma oggi il sindacato, così come la politica, si trova dinnanzi a problemi nuovi, inediti, che sono figli di quei processi di globalizzazione e di quella rivoluzione tecnologica che sta mutando radicalmente il vivere umano e la stessa natura.  Le delocalizzazioni industriali, la rivoluzione tecnologica, la internalizzazione dei capitali e la stessa epidemia del Covid  evidenziano con chiarezza quanto siano ormai fragili i confini nazionali, quanto siano profondi i mutamenti  e quanto sia fondamentale una risposta mondiale ai problemi dei nostri tempi.

Non è pensabile la grande sfida con il sistema economico, finanziario e industriale senza una dimensione politica e sindacale e senza un progetto generale europeo e internazionale. Il sovranismo non è solo un’ ideologia del passato, è anche privo di un qualsiasi fondamento reale. Né si può ipotizzare una vera iniziativa che contrasti il cambiamento climatico senza un concorso dei diversi paesi e popoli del mondo e senza scelte coraggiose e radicali sulla drastica riduzione nell’uso delle energie fossili. Sia sul primo che sul secondo fronte il sistema politico non solo è latitante, ma è spesso subalterno a quei centri di potere che sino ad oggi hanno dominato le strategie economiche e l’ organizzazione sociale. Nel vuoto e nella sordità della Politica, proprio dal sindacato – che pure ha resistenze importanti nel mondo del lavoro – è venuto un segnale forte per quella rivoluzione che deve mutare il modello di sviluppo economico-sociale e il rapporto fra l’uomo e l’ ambiente.

Questi due anni di pandemia ci dicono, anche, una doppia verità. Aver smantellato la riforma sanitaria del 1979, aver marginalizzato la sanità nel territorio e infine aver regalato la salute e la malattia agli interessi dei privati è stato un grave errore ed è una delle ragioni fondamentali delle tante sofferenze che ci vengono dalla epidemia del Covid.

Vi è poi una seconda e forse ancor più decisiva verità che sta dietro alla straordinaria vitalità di questa epidemia senza fine. Nell’era della globalizzazione e della interconnessione fra i diversi luoghi e le diverse comunità nel mondo le pandemie si possono battere solo se vi sarà un Welfare mondiale. Che le grandi case farmaceutiche continuino a negare gratuitamente i vaccini alla metà povera del mondo è un’ingiustizia e un danno per l’intera comunità umana. Il diritto alla salute o è un diritto di tutti i popoli o semplicemente non esiste.

Nel vuoto dei partiti, il sindacato ha acceso con il suo sciopero un lumicino. La speranza è che questo sciopero sia un nuovo inizio, utile a porre al centro della Politica le grandi sfide del futuro.☺

 

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