A dire la verità, non me l'aspettavo. Sentivo sempre la gente lamentarsi a proposito di come vanno le cose in Italia, ma poi vedevo un generale tirarsi indietro, il più delle volte, quando c'era da fare qualcosa di concreto per mostrare il proprio dissenso. Ci speravo, però, speravo che le donne come me scendessero in piazza a manifestare, a urlare quel "basta" frutto di esasperazione dopo anni e anni di umiliazioni e insulti, espliciti o impliciti, fatti di una mentalità becera che ha preso il sopravvento nella nostra nazione.
Invece, proprio quando meno me l'aspettavo, ho visto le piazze piene, ho visto tanta voglia di esserci, di esprimere quei malumori che da tempo – troppo tempo! – impregnavano le vite di tante persone.
Esserci è stato importante per dimostrare al mondo che esiste un'Italia diversa, un'Italia che vuole fare sue le parole rispetto, meritocrazia, dignità, parità di diritti. Io sono donna e insieme alle altre donne scese in piazza ho detto "basta". Basta perché non siamo zerbini, basta perché non siamo bambole di porcellana, basta perché non siamo accessori degli uomini, basta perché non siamo merce di scambio.
Esserci è stato importante per non sentirci sole, per esporre il nostro disagio, per fare proposte, ascoltare storie, suggerire idee. Un vecchio slogan urlava "donna, non solo l'8 marzo" e il senso di quello slogan è tutto lì, in quelle piazze, nelle parole dette. Bisogna vigilare, bisogna pretendere i diritti, perché basta poco per sprofondare nello squallore al quale purtroppo siamo state abituate da troppo tempo a questa parte. Un diritto, una volta acquisito, non resta lì fermo, statico, immobile. C'è sempre il rischio che venga attaccato e, quindi, perso.
Non è più il tempo di restare in disparte e limitarsi a scuotere la testa, è il momento di tornare a far sentire la nostra voce. Del resto, se non ora… quando? ☺
bonsai79@katamail.com
A dire la verità, non me l'aspettavo. Sentivo sempre la gente lamentarsi a proposito di come vanno le cose in Italia, ma poi vedevo un generale tirarsi indietro, il più delle volte, quando c'era da fare qualcosa di concreto per mostrare il proprio dissenso. Ci speravo, però, speravo che le donne come me scendessero in piazza a manifestare, a urlare quel "basta" frutto di esasperazione dopo anni e anni di umiliazioni e insulti, espliciti o impliciti, fatti di una mentalità becera che ha preso il sopravvento nella nostra nazione.
Invece, proprio quando meno me l'aspettavo, ho visto le piazze piene, ho visto tanta voglia di esserci, di esprimere quei malumori che da tempo – troppo tempo! – impregnavano le vite di tante persone.
Esserci è stato importante per dimostrare al mondo che esiste un'Italia diversa, un'Italia che vuole fare sue le parole rispetto, meritocrazia, dignità, parità di diritti. Io sono donna e insieme alle altre donne scese in piazza ho detto "basta". Basta perché non siamo zerbini, basta perché non siamo bambole di porcellana, basta perché non siamo accessori degli uomini, basta perché non siamo merce di scambio.
Esserci è stato importante per non sentirci sole, per esporre il nostro disagio, per fare proposte, ascoltare storie, suggerire idee. Un vecchio slogan urlava "donna, non solo l'8 marzo" e il senso di quello slogan è tutto lì, in quelle piazze, nelle parole dette. Bisogna vigilare, bisogna pretendere i diritti, perché basta poco per sprofondare nello squallore al quale purtroppo siamo state abituate da troppo tempo a questa parte. Un diritto, una volta acquisito, non resta lì fermo, statico, immobile. C'è sempre il rischio che venga attaccato e, quindi, perso.
Non è più il tempo di restare in disparte e limitarsi a scuotere la testa, è il momento di tornare a far sentire la nostra voce. Del resto, se non ora… quando? ☺
A dire la verità, non me l'aspettavo. Sentivo sempre la gente lamentarsi a proposito di come vanno le cose in Italia, ma poi vedevo un generale tirarsi indietro, il più delle volte, quando c'era da fare qualcosa di concreto per mostrare il proprio dissenso. Ci speravo, però, speravo che le donne come me scendessero in piazza a manifestare, a urlare quel "basta" frutto di esasperazione dopo anni e anni di umiliazioni e insulti, espliciti o impliciti, fatti di una mentalità becera che ha preso il sopravvento nella nostra nazione.
Invece, proprio quando meno me l'aspettavo, ho visto le piazze piene, ho visto tanta voglia di esserci, di esprimere quei malumori che da tempo – troppo tempo! – impregnavano le vite di tante persone.
Esserci è stato importante per dimostrare al mondo che esiste un'Italia diversa, un'Italia che vuole fare sue le parole rispetto, meritocrazia, dignità, parità di diritti. Io sono donna e insieme alle altre donne scese in piazza ho detto "basta". Basta perché non siamo zerbini, basta perché non siamo bambole di porcellana, basta perché non siamo accessori degli uomini, basta perché non siamo merce di scambio.
Esserci è stato importante per non sentirci sole, per esporre il nostro disagio, per fare proposte, ascoltare storie, suggerire idee. Un vecchio slogan urlava "donna, non solo l'8 marzo" e il senso di quello slogan è tutto lì, in quelle piazze, nelle parole dette. Bisogna vigilare, bisogna pretendere i diritti, perché basta poco per sprofondare nello squallore al quale purtroppo siamo state abituate da troppo tempo a questa parte. Un diritto, una volta acquisito, non resta lì fermo, statico, immobile. C'è sempre il rischio che venga attaccato e, quindi, perso.
Non è più il tempo di restare in disparte e limitarsi a scuotere la testa, è il momento di tornare a far sentire la nostra voce. Del resto, se non ora… quando? ☺
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