Senza catene
5 Maggio 2017
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Senza catene

Tra le leggi più ignorate d’Italia, vi è certamente l’art. 32, comma 21 della legge n. 41/1986, che ha previsto l’obbligo dell’adozione per tutti i comuni d’Italia di Piani per l’eliminazione delle barriere architettoniche (c. d. PEBA), al fine di avere contezza delle situazioni di impedimento, rischio e ostacolo per la fruizione di edifici e spazi pubblici da parte delle persone con disabilità motorie e/o sensoriali.

La legge citata prevedeva il termine di un anno dall’entrata in vigore della normativa, per l’adozione dei piani, termine che è stato ignorato quasi nella totalità del territorio nazionale. La cosa è assolutamente sconcertante in quanto il fine ultimo dei PEBA è quello di garantire la libertà di movimento e l’autonomia delle persone con disabilità.

L’obbligo di adozione dei PEBA è più che mai impellente, anche e soprattutto a seguito della ratifica della Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità, avvenuto con legge 18/2009, la quale ha riconosciuto il diritto alla mobilità e alla piena fruizione degli spazi collettivi come precondizione necessaria alle persone con disabilità per poter esercitare i propri diritti di partecipazione alla vita sociale. In coerenza con la legge 18/2009, il D.P.R. n. 132/2013 del 04.10.2013 ha imposto ai soggetti competenti di predisporre e adottare il piano di eliminazione delle barriere architettoniche (PEBA), quale strumento di individuazione degli interventi più idonei al superamento delle barriere architettoniche negli edifici e spazi pubblici, per garantirne una piena accessibilità e fruibilità anche da parte delle persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale.

È quindi evidente, che il mancato rispetto delle prescrizioni della legge 41/1986, che ha compiuto 30 anni, è assolutamente inaccettabile e non più tollerabile.

In questa intricata vicenda di leggi non rispettate, ad essere calpestato è stato il diritto delle persone con disabilità a circolare liberamente e a godere a pieno degli spazi pubblici. È come se a ciascuno di noi venisse impedito di uscire, di raggiungere i luoghi che amiamo, di essere autonomo. Per questo, non ci stancheremo mai di ripetere, la battaglia per i diritti delle persone con disabilità è prima di tutto una battaglia per i diritti civili, in quanto quotidianamente – e mai come in questo caso è evidente – assistiamo alla violazione dei più elementari e scontati diritti, quale quello alla libertà di circolazione e fruizione degli spazi pubblici.

La situazione in Molise è ovviamente in linea con il resto d’Italia. La legge regionale 25/2002 ha disciplinato la materia dell’eliminazione delle barriere architettoniche, ma la normativa non è stata di grande impulso. Nel settembre di questo anno, la Prefettura di Isernia si è dotata di un gruppo tecnico di consulenza, tra l’altro per l’adozione dei PEBA per i comuni interessati. A Campobasso e Termoli la situazione è ancora più grave, in quanto non sembra essere stato adottato alcun provvedimento.

Nessun intervento è ormai rimandabile. Non c’è bisogno di essere persone con disabilità per rendersene conto, basta fare una camminata con un passeggino per rendersi conto che gran parte del nostro buon umore se ne fugge via tra buche, scalini e stanze inaccessibili. Abbiamo tutti diritto ad essere felici, ad andare dove vogliamo e godere delle bellezze del mondo, su due gambe, con un deambulatore, o grazie ad una sedia a rotelle o un passeggino.☺

 

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