Dove ci troviamo? Quali sono le coordinate sociali, economiche, politiche che individuano chiavi di lettura di un passato che atterra nel presente per proiettarsi nel futuro? Esiste ancora un’Italia, oltre che nelle vittorie olimpiche, anche negli pseudoincontri o per meglio dire “scontri” sportivi? Esiste un’Italia anche nella politica, nella storia di ogni giorno che non sia decadente? La globalizzazione, dei forti, è presente nelle case, al lavoro e nel quotidiano più di quanto si pensi. Esistono fatti come, la caduta del muro di Berlino, del 1989, l’abbattimento delle torri gemelle del 2001, che hanno segnato profondamente la storia anche della nostra vita quotidiana. Ma la storia può essere letta anche a partire dagli ultimi e può trovare stimoli, sfide, speranze anche a partire da essi.
È cristiano chi crede di poter vivere, senza incontrare, abbracciare, sostenere e farsi carico degli ultimi? Chi sono gli ultimi? Ultimo sono io quando pretendo di cambiare il mondo scrivendo un articolo o quando spero ancora che ci si debba battere per i diritti fondamentali della persona. Ultimo sono io quando mi rendo conto di vivere esperienze di relazioni e incontro giovani che hanno perso il senso della relazione profonda, sincera, emozionante. Ultimi siamo noi quando ci impegniamo per seminare un pensiero, sperando di raccogliere un’azione. Ultimi sono quelli che non hanno la possibilità di raccontare il loro dolore, la loro solitudine e la loro disperazione. Ultimi siamo noi quando ci accorgiamo che a nessuno o a pochissimi importi il dolore, il sogno, la speranza. Se sei tutto questo ed hai sete di giustizia, di verità, di pace, allora sei ultimo. Se non ti senti appagato, annoiato, indifferente, allora sei ultimo. Se Cristo ha prediletto gli ultimi c’è un perché. Se Cristo ha vissuto con gli ultimi c’è un perché. Ed il motivo sta nella potenzialità di cambiamento che gli ultimi hanno dentro. Nella loro possibilità di abbattere i muri del silenzio, dell’illegalità, della disonestà.
Nel cuore degli ultimi c’è un potenziale immenso di cambiamento, di riscatto, di miglioramento. Ed allora solo gli ultimi possono cambiare la storia a partire dal quotidiano, dal basso. Se pensare questo è di sinistra allora io sono di sinistra, se pensare questo è cristiano allora sono cristiano. Ecco perché quando alcuni amici, “ultimi”, mi hanno parlato della sinistra cristiana come di un movimento che guarda alla storia, all’econo- mia, al sociale ed alla politica a partire dagli ultimi ho scelto di sostenerli e di aderire a questo sogno che mi ha stimolato a lottare ancora, con le armi della nonviolenza. Se gli ultimi si uniscono possono fare qualcosa ancora di bello, di appassionante, di utile come abbattere la menzogna, accogliere il dono della giustizia, creare relazioni vere, ascoltare dentro il cuore per immaginare un mondo nuovo.
È un cantiere che alcuni amici mi hanno indicato e che desidero semini una nuova politica fatta di servizio, di impegno per gli altri, di amore per un futuro sano e rispettoso verso chi è schiacciato dalle ingiustizie, ma vive nell’onestà. Ai giovani che sono tiepidi ed indifferenti, che credono di alimentarsi di “cose” invece che di relazioni, chiedo di fermarsi per domandarsi se il secolo che stiamo vivendo è quello che sognavano o piuttosto quello che altri hanno deciso per loro; se sono stati travolti oppure hanno coscientemente scelto la vita che stanno vivendo.
Possiamo essere quella musica che dal basso cambia la vita di chi è in difficoltà e di chi è sovrastato da debiti di speranza e modificarli in crediti di fiducia. Ai giovani, da tanti anni, chiedo di scrollarsi di dosso la polvere della sfiducia per donare la sapienza e la gioia di vivere. Se vi fermate e nel silenzio ascoltate il vento vi condurrà parole semplici e delicate, che raccontano di un’umanità, ormai smarrita, che sogna l’armonia, desiderosa di ritrovarsi. ☺
adelellis@virgilio.it
Dove ci troviamo? Quali sono le coordinate sociali, economiche, politiche che individuano chiavi di lettura di un passato che atterra nel presente per proiettarsi nel futuro? Esiste ancora un’Italia, oltre che nelle vittorie olimpiche, anche negli pseudoincontri o per meglio dire “scontri” sportivi? Esiste un’Italia anche nella politica, nella storia di ogni giorno che non sia decadente? La globalizzazione, dei forti, è presente nelle case, al lavoro e nel quotidiano più di quanto si pensi. Esistono fatti come, la caduta del muro di Berlino, del 1989, l’abbattimento delle torri gemelle del 2001, che hanno segnato profondamente la storia anche della nostra vita quotidiana. Ma la storia può essere letta anche a partire dagli ultimi e può trovare stimoli, sfide, speranze anche a partire da essi.
È cristiano chi crede di poter vivere, senza incontrare, abbracciare, sostenere e farsi carico degli ultimi? Chi sono gli ultimi? Ultimo sono io quando pretendo di cambiare il mondo scrivendo un articolo o quando spero ancora che ci si debba battere per i diritti fondamentali della persona. Ultimo sono io quando mi rendo conto di vivere esperienze di relazioni e incontro giovani che hanno perso il senso della relazione profonda, sincera, emozionante. Ultimi siamo noi quando ci impegniamo per seminare un pensiero, sperando di raccogliere un’azione. Ultimi sono quelli che non hanno la possibilità di raccontare il loro dolore, la loro solitudine e la loro disperazione. Ultimi siamo noi quando ci accorgiamo che a nessuno o a pochissimi importi il dolore, il sogno, la speranza. Se sei tutto questo ed hai sete di giustizia, di verità, di pace, allora sei ultimo. Se non ti senti appagato, annoiato, indifferente, allora sei ultimo. Se Cristo ha prediletto gli ultimi c’è un perché. Se Cristo ha vissuto con gli ultimi c’è un perché. Ed il motivo sta nella potenzialità di cambiamento che gli ultimi hanno dentro. Nella loro possibilità di abbattere i muri del silenzio, dell’illegalità, della disonestà.
Nel cuore degli ultimi c’è un potenziale immenso di cambiamento, di riscatto, di miglioramento. Ed allora solo gli ultimi possono cambiare la storia a partire dal quotidiano, dal basso. Se pensare questo è di sinistra allora io sono di sinistra, se pensare questo è cristiano allora sono cristiano. Ecco perché quando alcuni amici, “ultimi”, mi hanno parlato della sinistra cristiana come di un movimento che guarda alla storia, all’econo- mia, al sociale ed alla politica a partire dagli ultimi ho scelto di sostenerli e di aderire a questo sogno che mi ha stimolato a lottare ancora, con le armi della nonviolenza. Se gli ultimi si uniscono possono fare qualcosa ancora di bello, di appassionante, di utile come abbattere la menzogna, accogliere il dono della giustizia, creare relazioni vere, ascoltare dentro il cuore per immaginare un mondo nuovo.
È un cantiere che alcuni amici mi hanno indicato e che desidero semini una nuova politica fatta di servizio, di impegno per gli altri, di amore per un futuro sano e rispettoso verso chi è schiacciato dalle ingiustizie, ma vive nell’onestà. Ai giovani che sono tiepidi ed indifferenti, che credono di alimentarsi di “cose” invece che di relazioni, chiedo di fermarsi per domandarsi se il secolo che stiamo vivendo è quello che sognavano o piuttosto quello che altri hanno deciso per loro; se sono stati travolti oppure hanno coscientemente scelto la vita che stanno vivendo.
Possiamo essere quella musica che dal basso cambia la vita di chi è in difficoltà e di chi è sovrastato da debiti di speranza e modificarli in crediti di fiducia. Ai giovani, da tanti anni, chiedo di scrollarsi di dosso la polvere della sfiducia per donare la sapienza e la gioia di vivere. Se vi fermate e nel silenzio ascoltate il vento vi condurrà parole semplici e delicate, che raccontano di un’umanità, ormai smarrita, che sogna l’armonia, desiderosa di ritrovarsi. ☺
Dove ci troviamo? Quali sono le coordinate sociali, economiche, politiche che individuano chiavi di lettura di un passato che atterra nel presente per proiettarsi nel futuro? Esiste ancora un’Italia, oltre che nelle vittorie olimpiche, anche negli pseudoincontri o per meglio dire “scontri” sportivi? Esiste un’Italia anche nella politica, nella storia di ogni giorno che non sia decadente? La globalizzazione, dei forti, è presente nelle case, al lavoro e nel quotidiano più di quanto si pensi. Esistono fatti come, la caduta del muro di Berlino, del 1989, l’abbattimento delle torri gemelle del 2001, che hanno segnato profondamente la storia anche della nostra vita quotidiana. Ma la storia può essere letta anche a partire dagli ultimi e può trovare stimoli, sfide, speranze anche a partire da essi.
È cristiano chi crede di poter vivere, senza incontrare, abbracciare, sostenere e farsi carico degli ultimi? Chi sono gli ultimi? Ultimo sono io quando pretendo di cambiare il mondo scrivendo un articolo o quando spero ancora che ci si debba battere per i diritti fondamentali della persona. Ultimo sono io quando mi rendo conto di vivere esperienze di relazioni e incontro giovani che hanno perso il senso della relazione profonda, sincera, emozionante. Ultimi siamo noi quando ci impegniamo per seminare un pensiero, sperando di raccogliere un’azione. Ultimi sono quelli che non hanno la possibilità di raccontare il loro dolore, la loro solitudine e la loro disperazione. Ultimi siamo noi quando ci accorgiamo che a nessuno o a pochissimi importi il dolore, il sogno, la speranza. Se sei tutto questo ed hai sete di giustizia, di verità, di pace, allora sei ultimo. Se non ti senti appagato, annoiato, indifferente, allora sei ultimo. Se Cristo ha prediletto gli ultimi c’è un perché. Se Cristo ha vissuto con gli ultimi c’è un perché. Ed il motivo sta nella potenzialità di cambiamento che gli ultimi hanno dentro. Nella loro possibilità di abbattere i muri del silenzio, dell’illegalità, della disonestà.
Nel cuore degli ultimi c’è un potenziale immenso di cambiamento, di riscatto, di miglioramento. Ed allora solo gli ultimi possono cambiare la storia a partire dal quotidiano, dal basso. Se pensare questo è di sinistra allora io sono di sinistra, se pensare questo è cristiano allora sono cristiano. Ecco perché quando alcuni amici, “ultimi”, mi hanno parlato della sinistra cristiana come di un movimento che guarda alla storia, all’econo- mia, al sociale ed alla politica a partire dagli ultimi ho scelto di sostenerli e di aderire a questo sogno che mi ha stimolato a lottare ancora, con le armi della nonviolenza. Se gli ultimi si uniscono possono fare qualcosa ancora di bello, di appassionante, di utile come abbattere la menzogna, accogliere il dono della giustizia, creare relazioni vere, ascoltare dentro il cuore per immaginare un mondo nuovo.
È un cantiere che alcuni amici mi hanno indicato e che desidero semini una nuova politica fatta di servizio, di impegno per gli altri, di amore per un futuro sano e rispettoso verso chi è schiacciato dalle ingiustizie, ma vive nell’onestà. Ai giovani che sono tiepidi ed indifferenti, che credono di alimentarsi di “cose” invece che di relazioni, chiedo di fermarsi per domandarsi se il secolo che stiamo vivendo è quello che sognavano o piuttosto quello che altri hanno deciso per loro; se sono stati travolti oppure hanno coscientemente scelto la vita che stanno vivendo.
Possiamo essere quella musica che dal basso cambia la vita di chi è in difficoltà e di chi è sovrastato da debiti di speranza e modificarli in crediti di fiducia. Ai giovani, da tanti anni, chiedo di scrollarsi di dosso la polvere della sfiducia per donare la sapienza e la gioia di vivere. Se vi fermate e nel silenzio ascoltate il vento vi condurrà parole semplici e delicate, che raccontano di un’umanità, ormai smarrita, che sogna l’armonia, desiderosa di ritrovarsi. ☺
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