Sopravvissuti
22 Luglio 2020
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Sopravvissuti

Una piccola riflessione sulla Dad per chi come me insegna ed è anche una mamma. Per sorridere un po’. Storie di ordinaria scuola in Dad!

Dal 5 marzo, giorno in cui ricevo la notizia che la scuola è diventata inaccessibile a me professoressa fuori dalle righe e ai miei ragazzi di 15 e 11×2, (gemelle) anni, la Dad è diventata croce e letizia del nostro quotidiano. Eh sì, perché la nostra casa, trasformata forzatamente e improvvisamente in aula scolastica di ben tre istituti, (liceo scientifico, istituto tecnico agrario e scuola secondaria di 1 grado), ha subìto uno stravolgimento paragonabile all’attimo in cui il Titanic ha incontrato l’ iceberg.

Smarrimento, difficoltà… La corsa alla ricerca dei salvagente mediatici da mettere a disposizione: il portatile di mamma, quello di papà, il cellulare del figlio maggiore, il cellulare di Rosy, il PC fisso…. È performante? Regge la linea? Si? No? Affondiamo? Sai nuotare? No. Non affonderemo e nuoteremo. E non siamo affondati, ma la nuotata in acque sconosciute è stata davvero faticosa!

Da principio un rincorrersi di telefonate e messaggi sulle chat per capire… Capire… Informarsi far capire e far informare i genitori dei propri alunni, i colleghi, le mamme del gruppo genitori della classe di Rosy. In un turbinio di messaggi ripetuti come un mantra: “buongiorno collega, sono la prof Luciani coordinatore della 2 A, a causa della situazione Covid. ecc. ecc. la informo che ho creato il gruppo wa e che useremo il gruppo per…. E giù istruzioni e raccomandazioni a manetta. E poi buongiorno Paola, Marta, Sergio sono Enrica Luciani la rappresentante dei genitori della classe I A, ti informo che… e via un elenco di ingredienti per una ricetta mediatica e scolastica che nessuno di noi sa se funzionerà.

Chi ha detto che ambasciator non porta pena? Dopo pochi minuti dalla chiamata di dovere, una tempesta di richiamate di gente in panico più assoluto che non sa come e dove mettere mano! E qua e là qualche nevrotica dissertazione su app e applicazioni migliori o più performanti, dei pochi, colleghi, genitori e personale vario, che hanno cognizione del da farsi sì, ma che, deprecabile modus dei più, hanno una idea migliore. Peccato solo che l’hanno  ricordata  dopo che altri hanno alzato la cornetta per chiamarli! Della serie parliamo istruiamo e pontifichiamo ma poi… pensaci tu!

Fine prima giornata. Sopravvissuti a galla, credo.

Giorni successivi di sperimentazione a tutto campo. Classroom mon amour! Come si fa… Da dove entro? Tu come la chiami? Registriamo gli studenti. E, mentre procedi, ti chiedi perché la mail istituzionale è più lunga di supercalifragilistiespiralidosa. Un castigo di Dio o del preside? Una vendetta del segretario che, assediato più di Priamo a Troia, spara dall’alto – su soldati improvvisati – per vendetta? Basta!

Intere giornate per inserire gli studenti in ciascuna classe… Per aspettare che gli invitati si accorgano dell’invito e lo accettino. E nell’attesa del loro arrivo, si balla la tarantella dei contenuti. E giù altre telefonate che rendono il telefono più bollente del famoso telefono rosso della Carrà. Il Bank quiz come lo fai? Gira la lezione? Come si vede? Ma mi vedono? Mi Sentono? Capiscono?

Finalmente è l’ora di pranzo! Pausa del guerriero! Ma, ahimè, è solo un rancio, perché a tavola i figli si scatenano: mamma il computer non mi fa entrare! Mamma non riesco ad accedere al foglio di lavoro e la linea lagga! È tutto una ciola! La prof quella imbranata mi ha bannato ma io ho scaricato il file sul drive e ho haccherato

Basita! Questi marziani chi sono? In un attimo mi accorgo che i miei tre figli, mentre io e tutta la banda di genitori e professori annaspiamo nell’acqua torbida, ci salutano dalla riva! In un attimo ho compreso cosa vuol dire nativo digitale.

Fine della prima settimana. Non so come sia stata la seconda settimana di Dio e degli uomini dopo la creazione… La nostra è stata più affollata di voci e rumori di un mercato il giovedì. In cameretta lezione dalle ore 8.00 alle 12.00, con tanto di dialoghi e telecamere accese e il fuori coro “mamma non entrare! Sto facendo lezione in meet e ho la telecamera accesa e tu sei impresentabile! OK! Pulizie in abito da sera. In sala: “no, mamma niente aspirapolvere! Sto facendo lezione di Violino. Così non sento le note! Ok niente aspirapolvere… Esco con scopa e paletta della nonna, rassegnata… e non passare qua davanti! Passa dietro il tavolo se no i miei amici ti vedono… In un attimo il sogno – visto che sono costretta a casa farò le super pulizie da casalinga perfetta! – si infrange a causa della Dad.

Poi un pensiero improvviso: mio Dio le 11.00! sguardo al calendario sul frigo, mentre nella testa scorri mentalmente tutte le pagine dell’agenda… Ho lezione in 1 C! E nell’attimo stesso in cui lo penso, lo sguardo mi cade addosso e mi si rizzano i capelli in testa: sono in pigiama! Corsa con salto alla Luis in camera da letto, apro l’armadio per agguantare un vestito… troppo casual? Troppo formale? Tuta? Jeans? Vada per i jeans. E mentre con una mano reggo la spazzola – con la trousse aperta sullo specchio del bagno, per un veloce ritocco che faccia sparire le occhiaie dello stress post traumatico della prima settimana- con l’altra sfoglio lo smart phone alla ricerca della pagina per inserire il codice… E tutta sorridente appari, come le signorine Buonasera di una volta! nello schermo… Buongiorno ragazzi!

È proprio vero che Quando il vino entra, strane cose escono!

 

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