Stato biscazziere
29 Aprile 2017
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Stato biscazziere

Lettera aperta a quanti amano il gioco e l’azzardo ma non il gioco d’azzardo
Gioco e azzardo. Due termini che, presi singolarmente, sono positivi, interessanti, perfino intriganti. Un’esistenza senza la dimensione ludica, giocosa, in cui fantasia e creatività si rincorrono, sarebbe molto simile alla normalità del mattatoio. E la vita non sarebbe piatta, ripetitiva, senza tensione verso il futuro se mancasse l’osare, il cercare oltre il limite acquisito, l’esplorazione di mondi altri, l’azzardo appunto? Soffocare l’Ulisse che è in noi sarebbe regredire all’età della pietra.
Gioco d’azzardo. Ingiustamente accomunate, le due parole insieme indicano quanto di più deleterio possa esserci. Il binomio forma una miscela esplosiva che è già deflagrata, con somma gioia degli sciacalli che ci si arricchiscono, e non finisce di produrre catastrofi individuali e familiari. Con questa espressione si vuole indicare “ogni gioco in cui non entri in alcun modo l’abilità del giocatore, ma soltanto la sorte. Si affida il denaro unicamente al caso nella speranza di vederlo aumentare senza nessuna possibilità di interagire”.
Diciamo subito allora che l’ azzardo così inteso non è un gioco, è costruito scientificamente per far perdere. È un autentico furto perpetrato alle spalle dei poveri che sognano il riscatto della loro condizione e perdono anche il poco che hanno, finendo inesorabilmente per indebitarsi. Fa perdere interesse per le proprie capacità, impegno e fatiche. Produce, è il caso di sottolinearlo, dei malati che, non riconoscendosi tali, non si curano nemmeno. Crea dipendenza, come la droga, con l’aggravante che non nuoce solo a se stessi, ma anche alla famiglia di appartenenza sottraendo somme di denaro, in molti casi ingenti, indispensabili per vivere o sopravvivere. L’illusione di poter vincere conduce alla più totale alienazione: ci si gioca dignità e libertà.
Con gratta e vinci, slot machine, videopoker, ecc. gli italiani hanno messo sui tavoli da gioco 95 miliardi di euro solo nel 2016, sette miliardi in più rispetto alla già astronomica cifra dell’anno precedente, quasi quanto si spende per mangiare, il doppio di quanto si usa per la salute, quattro volte più di quanto lo stato investe per l’istruzione. Naturalmente questi esorbitanti numeri non contemplano le somme giocate illegalmente. Siamo diventati un popolo di giocatori d’azzardo: 260 milioni di euro al giorno, 3.000 al secondo, pari a una somma annuale pro capite di 1.600 euro.
Gioco d’azzardo legale. Se non fosse tragica la combinata di questi tre termini perché produce alienazione di massa, famiglie sul lastrico, 800 mila persone dipendenti (e dunque seriamente malate anche se in pochissimi accettano di curarsi), due milioni di soggetti a rischio serio di risucchio nella dipendenza, ci sarebbe da ironizzare sulla serietà di uno Stato che incoraggia, fomenta, trae beneficio dal sangue del suo popolo. Chi non ricorda i telegiornali che incoraggiavano a giocare al superenalotto proclamando di volta in volta le somme in ballo e i numeri vincenti? Solo lo scorso agosto con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale è diventato operativo lo stop alla pubblicità di giochi con vincite in denaro dalle 7 alle 22 sulle tv generaliste e sui canali dedicati ai minori.
Quindici anni di azzardo libero hanno avvelenato il clima e la coscienza collettiva. Non c’è luogo recondito o spazio aggregativo in cui non si vede il luccichio di una macchinetta mangiasoldi o di una sventagliata di gratta e perdi! Sui media si dà molta evidenza alle vincite fortunate, naturalmente per incoraggiare gli sfortunati a non demordere, ma non fanno notizia i disgraziati che si suicidano per debiti da gioco, gli sciagurati finiti nelle grinfie dei cravattari, i malati ridotti a zombie, col chiodo di tornare a giocare sperando in una sorte meno avversa, le famiglie sconquassate perché un membro è in preda a un’ insanabile dipendenza, intento solo a raschiare il portafoglio.
È chiaro che lo Stato non ha interesse a porre fine a questa piaga sociale perché solo nel 2016 ci ha guadagnato oltre 18 miliardi di euro, ma è altrettanto evidente che le lobbies dell’azzardo foraggiano partiti e parlamentari perché tutte le leggi che tendono alla limitazione dei loro perversi guadagni finiscano nelle pastoie della burocrazia o in fondo a qualche cassetto. È lo stesso motivo per cui si osanna la pace, ma non si impedisce la produzione e il commercio delle armi, o si piangono ipocritamente i tanti migranti morti, ma non si risolve la causa dell’esodo di massa da nazioni martoriate da guerra e povertà.
Opporsi a un sistema studiato nei minimi dettagli per macinare incassi non è facile, lamentarsi dell’aumento di macchinette è perfino ridicolo, se non costruiamo un sistema alternativo che non ponga il denaro, il benessere e l’avere al primo posto. Come rivista di resistenza umana siamo tornati su questo argomento, troppo grande per le nostre capacità e possibilità, e ancora ce ne occuperemo perché non ci rassegniamo a uno Stato biscazziere, a questa deriva culturale e morale, perché siamo abituati a metterci in gioco, perché il vero azzardo per noi è sognare e costruire un mondo di relazioni autentiche. C’è bisogno di mettere con le spalle al muro i politicanti che sottovalutano il dramma, dare man forte a chi è nelle sabbie mobili del vizio, boicottare i negozi che fanno affari sulla pelle dei disgraziati, frequentare solo ambienti slot free, lottare in altri termini perché i Trump, Le Pen, Wilders, Hofer, Salvini, non l’abbiano vinta. Se Davide ha sconfitto Golia perché noi non dovremmo almeno provarci?

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