Taccuino di Musetta
2 Ottobre 2014 Share

Taccuino di Musetta

“Modì” abitò a Montmartre, disegnando senza posa. Quando non disegnava vagava attraverso la città ostile, chiusa al suo talento, trascinandosi nei bar e nelle taverne, senza programma, senza denaro, senza speranze, con il suo eterno vestito di velluto chiaro, d’inverno con una sciarpa rossa sulle spalle a guisa di paltò, infischiandosi degli uomini e degli dei, come un ragazzo maledetto. Era bruno, bello, le donne gli davano la caccia. Ma egli, pur attraverso l’abbrutimento della miseria e la degradazione dell’alcool, amava soprattutto la sua arte e la serviva. Ci fu un tempo in cui mancò perfino la tela per dipingere e allora egli pitturò sui muri, sulle porte… Il logorio di questa vita tremenda che lo umiliò e lo fracassò, accelerò il corso della sua malattia. Morì lasciando un’amante, incinta per la seconda volta che ventiquattro ore dopo  si buttava dalla finestra…”

“La sua fisionomia cupa e disfatta, i suoi occhi stanchi, la sua bocca impura, sono stati ritratti decine e decine di volte da artisti di ogni tendenza, ma non era modella di professione, aveva a Montmartre un mestiere più triste e inverecondo, cui si dedicò con disperazione tenace sino alla vecchiezza. C’è di lei una fotografia famosa che la mostra settantenne, in tutto il suo tragico squallore gelatinoso di fronte ai bicchieri di rum vuotati in una taverna in cui passava la notte… Era guantata di mezziguanti che scoprivano le dita grasse e flaccide, cariche di anelli vistosi e ridicoli. Quattro file di enormi perle false, due boccole agli orecchi, grandi come ostensori, un mostruoso pendantif zeppo di smeraldi e di rubini da strapazzo, erano gli indumenti che le avevano valso il soprannome di “Bijou”. Con questo soprannome è passata alla storia di Montmartre e quindi alla storia dei pittori ai tavolini dei quali la sera soleva ubriacarsi…”

Sono stralci di un libro che a mio padre fu regalato nel 1945 appena edito e che ha incantato e inquietato la mia adolescenza plasmando in me il concetto di artista: fascinoso essere geniale e trasgressivo, persino folle, mosso da una fame, non tanto di pane, crudele ma saziabile, quanto di bellezza, vorace e inappagabile. È il Taccuino di Musetta (a cura di Buzzichini e Piazzi, casa editrice Bietti) un libro che racconta aneddoti e storielle bizzarre e a volte drammatiche sulla vita intima, quotidiana di modelle, di critici, di mercanti d’arte e soprattutto di pittori (non sempre poveri e scapigliati, modesti e rassegnati) nella Parigi di fine ‘800; vita intensa e tumultuosa di una folla famosa, senza fissa dimora, che si svolge in strade, caffè, palazzi e interni di umide soffitte tra Montmartre e Montparnasse, scenari di una fiaba ormai finita. ☺

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