Tag "Antonio Di Lalla"

Parma 5.4.84 Antonio carissimo, è una giornata triste, forse solo perché piovosa, forse solo perché avrei voglia di parlare con qualcuno. Mi sento un po’ sola, mentre fino a ieri respiravo un’aria finissima, che aveva i colori dell’entusiasmo e della

Una cara amica, attenta lettrice, ci chiede giustamente di radicalizzare la lotta andando alla radice di tutti i problemi, anziché perderci in tante pur utili scaramucce: la questione morale, perché finché le persone sono truffaldine ogni altra battaglia è donchisciottesca.

  Le lotte di liberazione, di rivendicazione dei propri diritti raramente sono indolori, costano lacrime e sangue. Ne sappiamo qualcosa noi che abitiamo nei paesi colpiti dal terremoto del 2002. Dopo undici anni, davvero troppi, per molti non è ancora

  Un bel traguardo: quota 99 cannelle, come il monumento della terremotata e dimenticata L’Aquila. E la fonte non solo non si è essiccata, ma anzi da essa continuano a sgorgare rigogliosi, a volte perfino impetuosi, sogni e speranze, lotte

  Siamo cresciuti all’ombra dei campanili e l’appartenenza a un paese, addirittura ad una contrada, era un fatto talmente identitario che ci si contrapponeva, sempre verbalmente, a quanti non potevano vantare la stessa origine, non poche volte organizzando raid o

        Immediatamente dopo il terremoto del 31 ottobre 2002 fu costruito in legno un villaggio poco distante da San Giuliano di Puglia perché giustamente la popolazione avesse un tetto per ripararsi. A seguito dell’ecatombe di bambini, l’onda

  Non è eliminando il metro come unità di misura che si diviene tutti della stessa altezza, checché speri Brunetta; i tacchi rialzati delle scarpe, come fa Berlusconi, possono essere anche accorgimenti utili alla fotografia, ma non lo hanno reso

  Il lavoro è un diritto non una condanna, un dovere non un’alienazione, perciò va garantito e tutelato. Alle persone che non hanno accesso al lavoro viene rubato il futuro, viene spenta la speranza. Molti, soprattutto tra i giovani, non

  L’elezione di un papa, e di questo in particolare, il 266° della storia, non può passare inosservata. Dopo il papa polacco che, col suo dinamismo accentratore, aveva finito per far identificare la chiesa con la sua immagine e di