Tag "Luciana Zingaro"

A giulia D’ambrosio

La mia canzone per un’amica si chiamerebbe Giulia. Mi è scivolata nel fiume in un bel giorno di primavera e, per quanto ora io raccolga ricordi di lei e di noi per ogni dove, so che non la abbraccerò più

Lo specchio di alice

“Vorresti dirmi di grazia quale strada prendere per uscire di qui?” “Dipende soprattutto da dove vuoi andare”, disse il Gatto. È stato il dato poco consolante relativo al rapporto tra gli Italiani e la lettura a suggerirmi il ricordo de

La signora Adriana

C’è una tale signora Adriana, attempata sì ma non sgradevole, giusto un po’ robusta. Quale lavoro abbia svolto in passato non si sa, una cosa certo onesta, magari un tantino trista. Fatto sta che ora è in pensione e vive

Qualcosa di strano

Solvitur ambulando. Parola di Chatwin, neanche a dirlo. E io almeno approvo. Magari lo porto scritto nel cognome un po’ di nomadismo, certo è radicato nell’ anima. Mi piace camminare, sola, e scrutare e fiutare l’aria e sentire gli odori:

Pudore e visibilio

Pudore. Mi piace questa parola, nonostante il sapore vagamente retrò, o proprio per questo. Quando la pronuncio o la ripenso, la mente mi si affolla di immagini e ricordi, alcuni dolcissimi, altri meno. Vedo i crocchi di donne piegate sull’uncinetto

Vento. Soffia il vento. Anzi, fischia il vento. Fischia il vento e infuria la bufera, scarpe rotte eppur bisogna andar a conquistare la rossa primavera, dove sorge il sol dell’avvenir. Me la ripeto questa bella canzone della Resistenza italiana, purché

Il talismano

Nella cultura arcaica italico-latina il principio di ogni fatto era ritenuto di tale importanza da aver meritato l’apoteosi: un dio, Giano, presiedeva agli inizi e ai passaggi tutti, dalle soglie materiali come le porte delle case, ai varchi della vita

  Passaggio d’autunno con fitte lancinanti al cuore. Eppure vivo e cammino spedita e il cric crac delle foglie sotto le suole delle scarpe mi fa compagnia, mi solletica le guance una brezza sottile e suonano per la mia gioia

  Madre Ignazia Angelini, “Mentre vi guardo”: perché il libro fosse mio sono bastati la qualifica dell’autrice, inconsueta magari, per me rassicurante, e quel titolo che mi suggeriva una tensione di sé verso gli altri sostenuta da uno sguardo penetrante