Tempo di riscatto
29 Marzo 2014 Share

Tempo di riscatto

Alla domanda se stare con i terremotati che da dodici anni vivono ancora nelle baracche di legno o scegliere invece i tecnici che a tutt’oggi non sono stati capaci di completare l’istruttoria relativa ai progetti di ristrutturazione degli edifici danneggiati dal sisma, il presidente Frattura ha scelto i  secondi. Le poche risorse a disposizione della Protezione Civile non andranno quindi agli imprenditori che aspettano da tempo di essere pagati per i lavori già realizzati, né per quelli da avviare e per i quali non ci sarebbe bisogno di ulteriori passaggi burocratici. Frattura ha preferito assecondare i sindaci del cratere che, oltre a suggerire il percorso per non riavviare la ricostruzione, hanno indicato anche i nomi dei tecnici con i quali continuare nel solco segnato da Michele Iorio.

La domanda viene spontanea: perché dopo tutti questi anni solo metà dei progetti di classe A hanno completato l’iter amministrativo per diventare cantierabili e metà non lo sono ancora? È colpa di Iorio, dei suoi tecnici, dei tecnici privati, degli imprenditori edili o dei terremotati?  Alla luce dei provvedimenti adottati dal governatore in questi giorni, dobbiamo prendere atto che la colpa di tutto ciò è solo dei terremotati, visto che sono anche i soli a pagare ancora una volta per tutti i ritardi accumulati in questa vicenda. Avremmo, dopo tanti anni, preferito disquisire degli obiettivi raggiunti dall’Agenzia della PC ed invece ci troviamo, nel mezzo del pantano della ricostruzione, a parlare di questioni sindacali e di posti di lavoro che riguardano il personale di quella struttura, certamente importante, ma dei terremotati che non hanno più casa, vorrà occuparsene primo o poi qualcuno? Sì, perché quelli di Bonefro e dintorni non sono più disponibili a farsi prendere per il naso né dai loro sindaci né dal governatore, ed è per questo che hanno promesso di occupare la sede del consiglio regionale (protesta in verità inefficace in un luogo inutile come quello).

Sono convinti che se i soldi stanziati dal governo centrale fossero stati usati correttamente, oggi avremmo dovuto fare le pulci ai responsabili della ricostruzione sul come e sul perché delle loro scelte; si ritrovano invece  a discutere sul quando arriveranno alla conclusione; sono dell’idea, e non possiamo dar loro torto, che se i fondi destinati allo sviluppo fossero stati utilizzati per quello scopo e non per favorire gli amici, oggi saremmo stati obbligati a parlare di Clean Economy e non di seppie e patate; pensano ancora, forse a ragione, che la terra dei laghi, che va da San Giuliano a Guardialfiera e da  Termoli a Campobasso, proprio quella colpita da sisma ed alluvione, avrebbe potuto offrire alla Regione e al Paese il migliore dei luoghi possibili per promuovere lo sviluppo di una economia pulita, sia in termini etici che ambientali, al passo con i tempi ed estremamente competitiva sul mercato globale; pensano, i meschini, che se tutto ciò fosse accaduto in questi anni di vacche grasse, oggi non starebbero qui a combattere la miseria con altra miseria ma discutere invece di come gestire quelle enormi ricchezze prodotte in un ambiente, praticamente incontaminato; sono sempre più convinti, i terremotati del cratere, che se i padroni del vapore avessero lavorato con intelligenza, oggi avremmo potuto disporre di un enorme patrimonio abitativo, nuovo, sicuro e moderno e non di  abitazioni riattate alla meglio e rese sicure da un fumoso miglioramento sismico. Tutto ciò  avrebbe dato senso anche alle scelte operate dall’attuale consiglio regionale in materia di turismo e di ricettività alberghiera. Purtroppo le decisioni adottate dal precedente governo regionale, sembra condivise anche da quello attuale, ci costringono invece a competere con le più arretrate delle economie, dando ragione, ancora una volta, a chi ci ricorda che il Sud sta morendo nonostante le sue immense potenzialità.

Avete mai percorso in primavera la vecchia statale che da Termoli porta a Campobasso? A parte lo scempio delle pale eoliche, diventate patrimonio anche per chi le contrastava quando era all’opposizione, i posti attraversati da quella strada sono un incanto. La bellezza delle nostre terre, (mare, collina, montagna), racchiusi in un piccolo lembo di terra, il clima mite e la qualità dell’ambiente, imporrebbero a chiunque di fermarsi a riflettere prima di condividere proposte malsane di sviluppo, specialmente se si tratta di impegnare risorse naturali che altri non possiedono più per averle in gran parte consumate. Abbiamo il dovere di difendere il nostro ambiente, sapendo che chi ci prospetta sviluppo e ricchezza senza fatica, lo fa con l’obiettivo di eliminarci, in quanto possibili competitori.

L’idea di trasferire qui da noi migliaia di mucche gravide dagli allevamenti di tutto il paese, non nasce dalla compassione di alcuni imprenditori del nord, ma dalla consapevolezza che quelle terre, le loro, non possono più sopportare un peso ambientale di questa portata e, invece di perseguire l’obiettivo, per la verità arduo, di ridurre su quelle terre, le emissioni dei cosiddetti “gas effetto serra” prodotti dal sistema agricolo, provano ad esportarlo altrove. Lo fanno certamente per fare affari, è nella loro natura, ma nel contempo perseguono l’obiettivo subdolo  di eliminarci come possibili concorrenti. Questi bene-fattori, per garantire la qualità dei loro prodotti, dovranno procedere con urgenza alla bonifica dei loro territori, così come impone loro l’Europa e per questo motivo hanno pensato bene di regalarci piscio e profumo di vacche. Li abbiamo colti con le mani nel letame ed oggi rivendichiamo con orgoglio, insieme ad altri uomini di buona volontà, di aver combattuto e sconfitto chi, in assoluta malafede, voleva abbindolarci offrendoci facili successi.

Promettiamo in futuro di essere ancora più attenti e tempestivi se, e quando, aziende senza scrupolo puntassero a realizzare impianti simili in altri siti. ☺

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