Tra la cronaca e la storia
28 Aprile 2017
La Fonte (351 articles)
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Tra la cronaca e la storia

Ci siamo soffermati ampiamente sul numero di marzo sul concetto di reddito di dignità, pilastro della nuova campagna di Libera e del Gruppo Abele, insieme ad altre associazioni tra le quali il Cnca e la Rete della conoscenza, e discussione aspra ed essenziale in questo contesto politico, nel quale le classi dirigenti sono sempre lontane dai ceti popolari. La crisi economica e finanziaria scoppiata nel 2007 appare sempre più perversa e distruttiva non solo per le speranze di risoluzione della crisi stessa, ma anche perché questa fa vedere l’estraneità colpevole di quanti reggono le sorti del nostro paese. Il reddito di dignità vuole stabilire un abbinamento (di causa ed effetto) tra l’aiuto economico, non assistenziale o caritatevole, e l’assunzione di un progetto di inclusione sociale, che è il corrispettivo dell’aiuto economico. In questo si dà avvio ad una duratura inclusione sociale sia per il povero autoctono che per l’immigrato. Di qui, appare chiaramente ben definito il ruolo della rete dei Numeri pari: sostenere e realizzare nuove economie in grado di rispondere ai bisogni, costruendo così una diversa economia locale, integrata nella rete di relazioni di comunità, che abbraccia la coltivazione delle terre incolte, la biodiversità, l’alimentazione sana, gli orti urbani, i mercati a km. zero, l’agricoltura sociale, i gruppi di acquisto solidale (…), la rigenerazione di aree dismesse e degli spazi urbani,(…), i servizi per la mobilità leggera, il riciclo di materiale d’uso (…), la cura dell’ambiente, la valorizzazione consequenziale del paesaggio, l’uso di energie pulite e loro chiara regolamentazione, il riassetto idrogeologico del territorio (…), l’attenzione massima delle condizioni degli immigrati e politiche vere per la loro inclusione. La scommessa prospettica di Numeri pari è la costruzione di una diversa economia locale nella valorizzazione del territorio, dell’ ambiente, della natura che sono l’elemento principale dell’economia della nostra regione. Ricordare e riavvicinarsi a questo mondo, che sembra appartenere ad altre epoche, ma non è così, e vagheggiarlo per rimetterlo in moto con altre modalità non significa ancorasi al mito del passato, negando il cammino progressivo della civiltà; è proprio il contrario per noi che in questo modo vogliamo scrivere le storie, che sono come tanti capitoli di un’altra Storia, quella scritta dalle classi popolari.
Parte costitutiva ed essenziale delle storie è la cronaca che in prevalenza è la registrazione, molto spesso, ma non sempre, impersonale di fatti secondo una successione meramente cronologica. La cronaca è un tassello delle storie, che messe una vicina all’altre, danno corpo e dimensione alla Storia. Prendiamo, per esempio, la vicenda dolorosa dell’ appuntato dell’Arma dei carabinieri Elio Di Mella, morto assassinato dalla camorra napoletana di Raffaele Cutolo il 7 ottobre 1982 all’uscita dell’autostrada Avellino est, mentre traduceva in un altro carcere un camorrista. La semplice cronaca riportata dalle agenzie diventa una Storia, quando si comincia a parlare dell’ambiente dove prestava servizio Elio Di Mella; quando si fa il punto sul ruolo della camorra napoletana nell’ambito dell’economia e del mondo politico, rimanendo agli anni ottanta del secolo scorso, del Meridione d’Italia; quando si esce dal napoletano e si va in Sicilia o in altre regioni dove le mafie erano possenti ed attaccavano lo Stato, assassinando le sue figure più rappresentative (nei primi anni ottanta cadono sotto i colpi della mafia tra gli altri Giorgio Ambrosoli, Boris Giuliano, Cesare Terranova, Piersanti Mattarella, Gaetano Costa, Pio La Torre e Rosario Di Salvo, Carlo Alberto Dalla Chiesa insieme a Emanuela Setti Carraro e Domenico Russo).
Rimanendo nell’ambito cronachistico sappiamo che nel Molise ci sarebbero ben sei beni confiscati alle mafie, di cui uno è un piccolo appartamento a Campobasso in Salita Santa Cristina, appartenuto alla Sacra Corona Unita, ma che ancora è in condizioni precarie e fatiscenti. In un incontro mesi fa con l’ amministrazione comunale di Campobasso Libera si è dichiarata disponibile ad esperire tutte le strade per poterlo riadattare con finanziamenti europei e così con un bando pubblico metterlo a disposizione di associazioni o cooperative che, a fronte di un progetto, vincendo la gara, ne possano garantire l’uso pubblico, restituendo così il bene alla collettività. Queste informazioni sono parte della cronaca, che diventa narrazione più strutturata nel momento in cui si viene a conoscenza delle attività malavitose dei gruppi mafiosi, del ruolo che questi svolgono nella società italiana ma anche in Europa e così, uscendo dalle cronache ci infiliamo direttamente in un altro capitolo di storie intriganti e molto serie. Alla cronaca appartengono anche le vicende e le manifestazioni di piazza (dove gli operatori sanitari e la società civile sono praticamente assenti!) sulla sanità pubblica molisana, sotto assedio da parte del governo regionale e di quello nazionale, che obbediscono al diktat neoliberista delle banche e delle grandi lobby della finanza internazionale che hanno l’intenzione di appropriarsi delle economie dei paesi più industrializzati del mondo occidentale e settentrionale e così per un verso spingere allo stremo (mettendo sotto i piedi le democrazie del nord del mondo) le popolazioni di questa parte del globo, per un altro trattare alla stregua di schiavi tutti gli altri paesi (Africa, Sud America, Medio Oriente) ed in questo modo porsi in alternativa sia alla Russia che soprattutto al colosso economico/finanziario cinese, conquistando il mondo intero e distruggendolo anche. In questo modo, proprio uscendo dall’ambito regionale e nazionale e guardando ben oltre, noi entriamo nei meandri e nei sentieri delle Storie.
Alla cronaca appartiene anche l’attività teatrale di Libera Molise, il cui gruppo in questi anni ha presentato spettacoli quali Slegami (sulla tossicodipendenza), Guatemala nunca mas (sulla crisi della democrazia in Guatemala), La zattera (sulle tematiche dell’immigrazione). Queste rappresentazioni e la prossima sulla nascita e le finalità di Libera costruiranno altri percorsi di storie…
Alla luce di queste argomentazioni, non sono d’accordo sulla teoria de “La storia siamo noi”, perché sono convinto che ci sono due “storie”, quella dei vincitori, che descrivono la storia dal loro punto di vista, ponendo al centro dei loro interessi il profitto a tutti i costi, lo sfruttamento del lavoro femminile e minorile, la riduzione a servi di qualsiasi lavoratore, la cancellazione di ogni diritto a tutela del lavoro dipendente, la distruzione del territorio e del paesaggio. E la storia dei vinti, dei sopraffatti, degli sconfitti – di oggi – che vichianamente saranno i vincitori di domani, ponendo al centro dei propri interessi e progetti l’uomo nella sua dimensione esistenziale, che va salvaguardata e custodita anche in relazione del suo rapporto ombelicale con il territorio e il paesaggio, sicuri alleati. Queste storie costituiscono la base e l’essenza di un’altra Storia, quella vera…

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