Transizione
4 Giugno 2021
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Transizione

Finalmente anche noi ci siamo adeguati alla gran mode europea istituendo un ministero della transizione ecologica. Gli ambientalisti più attenti da anni si lamentavano, giustamente, di un ministero (quello dell’ambiente) considerato di serie B e con poche risorse finanziarie, chiedendo di essere più considerati, ed ecco fatto.

Intanto il governo del dragone, che nell’antica cultura cinese sta per l’ incarnazione del concetto yang, lo spirito maschile fecondo e creatore (lascio a voi immaginare il corrispondente simbolo italiano), nato per arruolare ogni tipo di sproloquiatore e venditore di fumo, ha messo i cingoli al nuovo ministero in nome di un cambiamento dove nulla cambi o poco. Così raccontare che tutto va male per colpa di un ministro o che i lavori sono bloccati da una non specifica burocrazia, permette alla più becera politica italica di non far fuori dirigenti burocrati spesso incompetenti, ma di nominarli commissari a pieni poteri o, peggio ancora, creare leggi barbariche per dare il via a opere faraoniche, in barba ai più semplici princìpi costituzionali. Così si cerca di far credere a tutti, o quantomeno ai più, che le future colate di cemento per le opere già pianificate, saranno “soste- nibili” perché rientrano in un progetto di sviluppo sostenibile.

Le semplificazioni burocratiche sono sicuramente necessarie, ma il rischio che diventino un “via” tutti dai controlli seri è molto alto, e questo PNRR presenta così tante debolezze che più che avere una visione diversa del nostro futuro, ancorché ecologica, ha l’intento di lanciare la società verso la fatidica ripresa del vecchio stile di vita.

Intanto la UE conferma l’intento di ridurre del 55% le emissioni di CO2, pertanto l’Italia, piaccia o no, è in dovere di installare almeno 70 gigawatt di energie rinnovabili (soprattutto eolico, eolico offshore e fotovoltaico), perché “tutti devono capire che la sostenibilità ha dei costi, non solo economici… e meglio ancora sarebbe se Bruxelles accettasse il mininucleare come energia rinnovabile, cambierebbe molto e valuteremo il da farsi” (Cingolani il 05/05, confermando quanto scritto nel PNRR).

Non è un piano che coglie di sorpresa, perché niente lentezza ma alta velocità, niente aree interne ma solo metropoli, tra l’altro le aree interne hanno “ottenuto” 600mln al cospetto dei 750mln ottenuti dalla sola valle di Catania per essere trasformata in un importante polo del microchip: “Sono meno di due righe, sepolte in oltre trecento pagine di transizione ecologica…” (Corriere della Sera del 06/05).

Difatti nel nostro PNRR (acronimo di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) le aree interne sono state dimenticate, l’ agricoltura sottovalutata e, peggio ancora, il consumo del suolo ignorato. Quelli che sognavano un mondo diverso, più slow, dal volto più umano, ora criticano nel nuovo ministero l’assenza di certe mancanze di scelte e lo scarso impegno verso gli obiettivi climatici. La sensazione è che questo tanto atteso PNRR si trasformi in un grosso PRR, stavolta non un acronimo ma una sonora pernacchia in chi credeva che qualcosa cambiasse.

Prepariamoci dunque a tante battaglie fatte non di NO ma nella costruzione di un futuro nuovo che passi prima per una legge del paesaggio “seria”, a livello nazionale, per poi arrivare anche ad una distribuzione “equa” della produzione energetica nazionale. Anche perché il prossimo 2022 sarà l’anno della Tigre, quindi della ripresa della vita e di una nuova primavera, secondo il calendario cinese (quello politico chissà!).

“Senza biodiversità non c’è vaccino che tenga. Deforestazione e scioglimento dei ghiacciai preparano futuri focolai infettivi. I farmaci non basteranno se non preserviamo il Pianeta”  (Altraeconomia – Maggio 2021).☺

 

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