trasimaco molisano
2 Febbraio 2011 Share

trasimaco molisano

 

La vicenda dell’unto del signore con l’attricetta Ruby, minorenne all’epoca del fatto contestato (concussione e invito alla prostituzione giovanile), è il segnale probabilmente più clamoroso dei livelli della corruzione in Italia e nel mondo occidentale in genere. La corruzione ha raggiunto livelli così preoccupanti e profondi nella società da lasciare i più col fiato sospeso, increduli e convinti che solo una parte dell’opinione pubblica “osi” riflettere su questa deriva etico-civile e proporre che i corrotti decidano di sottoporsi alle indagini giudiziarie, anche se molti sono ormai adusi e insensibili a tali forme di comportamento irriguardoso. È necessario lanciare messaggi e forme di comportamenti fondati sul normale rispetto della vita degli altri. Quando nella società stessa non ci si scandalizza più della mancanza di un limite fra ciò che è lecito per sé e per gli altri, e ciò che invece annienta la personalità e l’esistenza di tanti, allora vuol dire che è molto arduo il lavoro da fare.

Ho un  ricordo chiaro di quando ero studente liceale: un brano antologico  tratto dai dialoghi platonici mi ha colpito più degli altri; riguardava il modo di fare politica e il tipo di società che già andava delineandosi nel mondo greco della “polis” ed in quello attico-ateniese in particolare. Il brano platonico riguarda(va) il retore e sofista Trasimaco, vissuto nel V° secolo a.C., che più o meno – cito a memoria! – così si esprimeva: “Il giusto non è niente altro che l’interesse del più forte. La giustizia giova soltanto al potere costituito ed essa non va perseguita nel rispetto delle regole, che sono alla base di una comunità cittadina o nazionale, ma può essere costruita ad arte a seconda delle prospettive e delle esigenze di chi governa. Dunque, chi governa può farsi le leggi che gli garantiscano la sua personale (o di classe) impunità  e i propri privilegi”.

Dal V° secolo a.C. ad oggi, comunque, la Storia ne ha fatta di strada; l’ultima vicenda del tiranno tunisino, Ben Alì, e della sua cricca familiare (siamo alle solite, visto che questo “monarca” è socialista!) che hanno massacrato giovani, donne e anziani che chiedono il pane, ci fa vedere quanto profondamente vivo sia il punto di vista trasimacheo e arduo sradicare il germe degli interessi privati  antagonistici rispetto ai “beni comuni” (acqua, vento, territorio,  etc.).

Il Molise ha conosciuto nel 2010 un anno particolarmente amaro sia per la crisi economica che per la massiccia diffusione di forme malavitose di corruzione politica e civile che destano enormi preoccupazioni.

Qualche esempio: il centro industriale venafrano è in ginocchio: gli operai hanno trascorso molte delle loro giornate lavorative a protestare sopra i tetti delle fabbriche per tentare di attirare l’attenzione delle istituzioni, e catturando anche quella di un’opinione pubblica distratta e superficiale. Il Molise centrale, fermo al palo, è sottoposto al massiccio insediamento di forme malavitose della criminalità organizzata (la spinosa questione dell’eolico selvaggio e della abnorme diffusione dei pannelli foto-voltaici, che stanno invadendo le campagne solatie del Molise). Nel basso Molise la punta apicale del nucleo industriale termolese è stata azzerata – lata in vinclis – con l’accusa di associazione a delinquere, concussione ed altri reati.

I vertici della giunta regionale sono sotto i riflettori dell’apparato giudiziario per la gestione dei fondi del terremoto. Le questioni collegate alle discariche di Montagano e di Termoli (Cosib) depongono tutte a vantaggio della tesi trasimachea, che ancora dimostra la sua vitalità e la sua funzionalità a vantaggio di  chi governa.

Un altro grosso malanno è il fenomeno della droga. I livelli pervasivi ed estesi dell’uso di sostanze stupefacenti sono sotto gli occhi di tutti e a loro sono collegate forme di violenza malavitosa. Lo spaccio delle droghe e il loro uso riflettono e conclamano  il meccanismo utilitaristico di un mercato esiziale alla società (denaro estorto con la violenza e la morte del drogato) e la crisi di una società regionale che sembra esprimere una concezione di vita sostanzialmente immodificabile nel suo immobilismo.

 Altro fenomeno preoccupante è la diffusione dell’usura che colpisce i privati cittadini e le piccole imprese, strozzate e costrette a chiudere i battenti. La regione ha visto episodi violenti di estorsione di danaro e minacce di morte, anche se in forme ancora non estese. La stessa prostituzione, anche minorile, è un altro anello dei livelli di corruzione nei quali è caduta una parte della società molisana. Questa pericolosa linea di tendenza viene, inoltre, accompagnata dalla corruzione politica che sembra essere il lievito che accresce una visione della politica utile a se stessa e non al popolo che la suffraga con gli strumenti della democrazia partecipata.

Tuttavia, ci sono alcuni spiragli di “speranza” che le cose possano cambiare: vengono dal mondo giovanile, presente nelle grandi battaglie civili di questi ultimi mesi del 2010, quella per il referendum sulla ripubblicizzazione dell’acqua, e per lo stop all’eolico selvaggio. Indicano nuove e democratiche strategie per uno sviluppo sostenibile della nostra regione.

La strada è segnata ed essa è resa rumorosa dai cori urlanti delle nuove generazioni… e LIBERA è dalla parte di queste nuove, antiche, istanze civili, sociali, politiche. Da soli rischiamo di essere sconfitti; insieme siamo forti e resistiamo alle tremende raffiche del vento della corruzione.☺

bar.novelli@micso.net

 

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