Turismo rurale sostenibile
3 Ottobre 2021
laFonteTV (3191 articles)
Share

Turismo rurale sostenibile

A partire dal secondo dopoguerra, le trasformazioni subìte dall’ agricoltura nostrana e dal mondo agricolo in generale sono state tante e quanto mai profonde, anche e soprattutto in linea col fenomeno migratorio e la conseguente urbanizzazione, sia per quanto avvenuto all’interno del nostro Paese che nel resto dell’Europa e del mondo.

La forte industrializzazione subìta dal settore primario, prima, durante e dopo il boom economico degli anni ’50 e ’60, è avvenuta senza opportunamente considerare le possibili conseguenze economiche e sociali, prima ancora che ambientali, che tale atteggiamento poteva comportare nel medio-lungo periodo. In particolare nelle aree interne del nostro Appennino, i fenomeni d’impoverimento economico e sociale delle popolazioni coinvolte hanno assunto livelli di tale evidente ampiezza che le realtà coinvolte non potevano non mostrare il complessivo grado di marginalizzazione subìto riguardo alla stessa caratterizzante situazione ambientale.

A partire, però, dagli anni Settanta e ancor più nel successivo decennio, hanno cominciato a manifestarsi, in controtendenza e ad essere sempre più attenzionati, fattori di merito, fino ad allora trascurati o comunque tenuti ai margini della pubblica considerazione. La campagna. o per meglio dire l’insieme delle attività, economiche e sociali, che fino ad allora avevano tradizionalmente avuto a che fare con la ruralità, ovvero col ruolo imprescindibile da esse esercitato e da sempre assunto nell’articolato panorama della società umana, trasla dal suo essere puro fattore produttivo di beni alimentari a quello di contenitore di una nuova complessità di risorse, da trattare con accresciuta saggezza sulla base dei nuovi saperi disponibili. Diventano, cioè, visibili, ventagli di utilità, fino ad allora, se non ignorate, considerate del tutto marginali, cui ricorrere e concretamente spendibili all’interno di una del tutto nuova concezione valoriale.

I pregi naturalistici, quali il paesaggio, la cura dell’ambiente e/o i riferimenti storici e culturali dei territori, nel cui ambito si producevano i beni disponibili, dal secondario ruolo loro assegnato di tradizionale cornice, assumono quello di centro su cui fondare il nuovo valore merceologico del bene oggetto di scambio. Emergono in breve tempo e si pongono, con forza e determinazione, alla base di tale nuovo modo d’intendere il mondo agricolo, nella sua interezza e complessità, i nuovi concetti di multifunzionalità strutturale e diversificazione di beni forniti, intesi sia in ambito locale, anche della singola azienda, che come sistema territoriale più ampio.

Si affianca, finalmente, alla routine della quotidiana produzione, la possibile presenza di una serie di nuove, diverse attività in grado di ampliare ed arricchire anche quelle tradizionali, oltre che sul piano puramente qualitativo e quantitativo, non solo sul piano economico, la gamma dei prodotti disponibili. È il caso, ad esempio, di nuovi alimenti, magari non perfettamente in linea con i sapori locali e/o di prodotti impiegabili nella moderna attività edilizia o di materiali legnosi di diversa tipologia e varie applicazioni o anche di floristica locale altamente specializzata. Senza trascurare la produzione di energia, sia per l’autoconsumo che per costruire lotti di accumulo scambiabili con altri soggetti, con diversi tempi e modi di produzione e consumo e quindi prevedibilmente complementari alle necessità di ciascuno.

È il concetto più avanzato di azienda agricola multifunzionale, ormai largamente acquisito e quanto mai da sviluppare nel tempo. Non più il considerare tali strutture, aziende produttrici di sole derrate alimentari ma, anche e soprattutto, pensarle quali aziende capaci di arricchire i sapori dei beni primari da offrire, con i saperi della tradizione, in linea con le esigenze della vissuta modernità. La multifunzionalità aziendale, dunque, nel suo più profondo essere, può e deve tendere ad arricchirsi ulteriormente anche per il semplice suo stare sul territorio, prendendosene  cura, sia per ragioni strettamente funzionali alle attività dell’ impresa, che per il puro essere in armonia con la qualità del paesaggio in cui è inserita e la complessità del bene ambiente in cui quotidianamente opera. ☺

 

laFonteTV

laFonteTV