Un altro futuro
4 Settembre 2015 Share

Un altro futuro

Auspicare un autunno caldo dopo un’estate torrida significa quanto meno attirarsi ire o ironie, eppure è quello che perseguiamo. Contro coloro che macinano chiacchiere vuote condite con promesse da marinai, che non hanno avuto la bontà di portare in ferie la bocca, è necessario ribellarsi se non si vuole essere conniventi.

Ad agitare le acque nello stagno della politica italiana ci ha pensato il segretario dei vescovi mons. Galantino, intervenendo sull’accoglienza degli immigrati, tema non so quanto condiviso dagli altri prelati che hanno sempre mostrato eccessiva deferenza nei confronti non solo dei vari governi succedutisi, ma anche di quegli aggregati che osano ancora chiamarsi partiti, naturalmente al solo scopo di poterne ottenere o perpetuare privilegi per la chiesa cattolica. Bene ha fatto, e spero che non torni indietro, parlando di fraintesi, come ci ha abituato certa politica; con altrettanta chiarezza dovrebbe rivolgersi ai confratelli ricordando loro quanto dice il concilio nella Gaudium et Spes: “La chiesa non pone la sua speranza nei privilegi offertigli dall’autorità civile. Anzi essa rinunzierà all’esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti” (n. 76). Della serie: “lascia pur grattare dove è la rogna”. Sarebbe un bel passo in vista del giubileo, perché chi ci riempie il ventre lo fa per tenerci la bocca occupata. E infatti sull’accoglienza degli immigrati, credenti e diversamente credenti, ci giochiamo la nostra dignità di persone umane. Voler bloccare o anche solo arginare il flusso migratorio senza rimuovere le cause che creano la fuga dalle terre, dalle guerre combattute con le nostre armi e per conto nostro allo sfruttamento delle loro risorse, è pura velleità. Chi fugge da morte sicura ha già messo in gioco la sua vita e non ha più niente da perdere, perciò la nostra politica è ottusa e irresponsabile finché cerca di aizzare gli uni contro gli altri. La terra è di Dio, direbbe la bibbia, e gli abitanti formano una sola umanità.

Roberto Saviano, in un bell’articolo su l’Espresso di metà agosto, risponde al sindaco di Napoli, che lo invita a mettere in evidenza il bello del nostro territorio, che amare l’Italia significa dire ciò che non va. A sentire tutti coloro che governano, sia uno stato o un condominio, si vive nel migliore dei mondi possibili proprio grazie a loro, almeno finché non passano all’opposizione; allora, e solo allora, di colpo tutto è catastrofico. Purtroppo politici ed amministratori cercano unicamente adulatori e sono pronti a fare carte false per sostenere la stampa amica. Il processo in corso, se mai andrà in porto, rivelerà qualcosa degli intrighi tra l’ex governatore del Molise e la televisione di riferimento che pudicamente non nominiamo. Ma l’ informazione, se vuole essere tale, deve denunciare ciò che non funziona, senza guardare in faccia nessuno. Contestare duramente Renzi non significa rimpiangere Berlusconi, contrastare Di Laura Frattura non comporta nostalgia di Iorio. I fallimenti di Berlusconi sul piano nazionale, e di Iorio su quello regionale, sono così evidenti da risultare superfluo insistere, anche se periodicamente tornano a proporsi spudoratamente come salvatori della patria, mentre i loro successori stanno impegnandosi per ottenere risultati peggiori.

Sono così tante le proteste sotto il palazzo regionale che ormai bisogna ritirare il numeretto come dal salumiere per prenotare il proprio turno di manifestazione! È unicamente l’amore per la nostra terra che ci porta ad esternare tutta l’indignazione che abbiamo in corpo, stanchi dei pistolotti che puntualmente ci ammanniscono, convinti che chi ha fame si possa saziare con i loro sproloqui. Spesso agli appuntamenti arrivano tardi e vanno via prima del termine per far credere che sono superimpegnati e invece è solo per evitare di confrontarsi con la platea o di sentir gridare che il re è nudo. Sicuramente i nostri amministratori stanno facendo del loro meglio, anche se non ci è dato sapere in che consista, almeno finché la magistratura, in quegli sporadici sprazzi e sussulti di legalità, non ci mette mano e naso. Una giunta che si vede sottrarre violentemente un assessore non ha niente da dire oltre che prendere le distanze? Per non parlare del partito di riferimento impegnato unicamente a non farsi scippare la poltrona dagli alleati concorrenti. Un arresto in una qualunque famiglia getta scompiglio e sconforto, mentre un’associazione a delinquere provvede semplicemente a rimpiazzarlo. In regione non c’è stato scompiglio! Le imprese grandi e piccole chiudono. E loro? Esprimono rammarico, naturalmente. Quelle poche leggi che riescono a varare nei tempi morti nascono senza copertura, o con qualche inghippo, e così con la coscienza tranquilla possono andare a dormire il sonno dei giusti, nonostante i terremotati attendano pazientemente la ricostruzione, i giovani in cerca di lavoro aspettino in mezzo alla strada, i portatori di handicap restino a totale carico delle famiglie. Per non tornare sulla piaga della sanità. Quelle poche proposte di sviluppo che partono dai cittadini devono tener conto della suscettibilità dei vari assessori che, vedendosi scavalcati, mettono tutto il loro impegno perché queste non vadano a buon fine. Ci vuole proprio tanto a scommettere per esempio sull’ambiente, la risorsa più preziosa che abbiamo?

La loro fortuna è che la protesta segue ancora tanti rivoli e non prende forma, anche per la settorialità di movimenti e associazioni che non riescono ad elaborare percorsi comuni. In attesa che la ribellione monti noi vogliamo forzare l’aurora perché un nuovo giorno per il Molise, meraviglioso nonostante i governanti, possa nascere.☺

 

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