un anno di scuola
3 Luglio 2011 Share

un anno di scuola

 

Qualche riflessione a margine, alle soglie dell’estate, sulla scuola. Banchi vuoti, aria di vacanza, qualche idea per il domani.

Selezionateci. Noi insegnanti abbiamo bisogno di essere passati al setaccio, prima di prender in mano un registro e varcare la soglia di un’aula scolastica. Fini conoscitori delle nostre discipline d’insegnamento, dobbiamo essere anche in possesso di abilità relazionali spiccate (datecele!), essere capaci, allenati a controllare frustrazioni e crisi di autostima senza incidere e sversare sugli alunni le nostre sconfitte (didattiche, personali, umane…), dobbiamo avere solide abilità di gestione dei gruppi, buone conoscenze di mediazione dei conflitti, occorre che qualcuno ci esamini e ci dica: hai un profilo psicologico equilibrato, puoi avere a che fare con dei ragazzini.

Obbligateci ad aggiornarci: cambiano i metodi didattici, cambiano gli approcci alle discipline, si evolvono i saperi e alcuni di noi sono fermi a quello che hanno appreso per il concorso abilitante. Obbligateci ad andare fuori, una volta all’anno, se il territorio non soddisfa le nostre esigenze o curiosità.

Riformate i curricola, potenziate le materie sacrificate da un numero davvero esiguo di ore settimanali: dateci la scuola a tempo pieno, mattina e pomeriggio, per introdurre la pratica, i laboratori (storici, geografici, linguistici non solo quelli tipicamente scientifici), per recuperare, potenziare, seguire i ragazzi nel lavoro pomeridiano. Non toglieteci le ore, non mortificate l’offerta formativa, ampliatela, arricchitela, è l’unico investimento che conta, che vale.

Facciamo funzionare i consigli di classe: progettiamo insieme – senza mormorare dietro al collega che non ci è simpatico o che valuta in maniera diversa da noi l’alunno tizio -, valutiamo insieme, troviamo strategie didattiche concordate, condivise per aiutare il ragazzo in difficoltà, per tirar fuori dalla classe il meglio, per superare il disagio.

Diamo valore alle note disciplinari, alle sanzioni: basta con le punizioni emotive o con i richiami sguaiati ma fragili, senza seguito. Troviamo dei metodi di ri-educazione concreta per gli sbagli dei nostri piccoli (o grandi) campioni, facciamoli sperimentare che si può rimediare, riparare, che si deve. E che questo non mortifica, ma fa crescere. Come le bocciature: i drammi sono altri. Facciamogliele vivere con equilibrio e sapienza.

Proponiamo dei viaggi d’istruzione in linea con quanto i ragazzi hanno studiato, ma basta con le passeggiate assonnate tra un museo e una cattedrale: facciamo fare ai ragazzi delle esperienze didattiche concrete, delle esperienze di solidarietà, di ricerca, di apprendimento “altro”.

Basta con le rivalità, con lo spirito di competizione sbagliato, quello che ci fa invidiare il collega benvoluto e attivo, anziché imitarlo e imparare da lui, o chiedergli e offrirgli collaborazione per fare di più, per fare insieme, per fare meglio.

Apprezzateci e apprezziamoci: perché, con tutti i nostri difetti e i difetti del sistema, siamo dei funamboli incalliti, dei volontari creativi che non si stancano di inventare il loro lavoro ogni giorno, con poco gesso nell’armadietto, gli spifferi micidiali nei bagni e tante ore extra non pagate. Grazie a tutti quei colleghi che, anche quest’anno, hanno lavorato tanto, hanno lavorato così. Grazie a tutti i nostri ragazzi, perché rendono sempre ogni fatica un piacere e ci fanno dimenticare ogni stortura quando, commossi, ci abbracciano l’ultimo giorno di scuola, alla fine di un triennio (o di un quinquennio) che li lancia entusiasti e un po’ spauriti verso il futuro e la vita, lasciandoci più ricchi per averli incontrati e cresciuti, ma inesorabilmente un po’ più soli!  ☺

gadelis@libero.it

 

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