Un clic non salva
7 Giugno 2014 Share

Un clic non salva

Dopo aver assistito alle indecenti immagini di cronaca della partita Napoli-Fiorentina, in cui l’ormai famoso capo ultrà Genny ‘a carogna ha scavalcato la ringhiera per trattare con Marek Hamsick la possibilità di giocare l’incontro, salvaguardando l’ordine pubblico meglio di un ministro dell’Interno, altre immagini, di grande portata emotiva, ci fanno sperare che il calcio sia ancora in grado di regalare qualcosa di bello ed inaspettato.

In occasione dei festeggiamenti dello scudetto del Celtic Glasgow, squadra che milita nella massima serie scozzese, il capitano della squadra Giorgos Samaras prende tra le sue braccia Jay,  un bellissimo bimbo con disabilità, grande tifoso della squadra campione di Scozia, e gli fa fare un giro di campo mentre il bimbo lo abbraccia e gli tocca il viso con la dolcezza che solo i bambini possono avere.

Non essendo una grande appassionata di calcio, ho appreso del bellissimo gesto di Samaras tramite il social network Facebook, che spesso pullula di condivisioni di foto di bimbi malati per i quali si chiede una preghiera, di foto di bimbi con disabilità per i quali si chiede di cliccare “mi piace” perché sono “belli così” (sic!!!). Ancora mi sono oscuri certi segreti di Facebook, del quale pure sono una curiosa frequentatrice, ed ancora non comprendo il modo in cui lo schermo del computer ci faccia sentire più sensibili e più forti, come fosse una tenda scura calata sul mondo, dietro la quale ci sentiamo tutti più sicuri di noi stessi.

Non comprendo, però questa cosa mi fa davvero incavolare… Perché Jay non è soltanto il bambino dal grande sorriso che accarezza Samaras mentre lo tiene tra la braccia. C’è stato il momento in cui Samaras lo ha restituito alle braccia emozionate del padre e come tutti i giorni il bimbo è tornato a casa. Non sappiamo cosa è accaduto a Jay il giorno dopo, non sappiamo se Jay è bene inserito nella sua scuola, non sappiamo se nella città dove vive ci sia un adeguato centro di riabilitazione, non sappiamo che prospettive future abbia il bimbo dal sorriso contagioso.

La quotidianità di tanti bimbi con disabilità è fatta davvero di pochi “mi piace”, ed anche nei contesti più fortunati c’è sempre qualcosa o qualcuno con cui lottare. A volte è la burocrazia, a volte è la sordità assoluta delle istituzioni. A volte, come nel Molise, è la carenza di strutture adeguate  che siano di supporto alle famiglie e il persistere di una mentalità politica che è ferma all’ assistenzialismo e  poco propensa all’inclusione. Troppo spesso si deve convivere con l’ipocrisia di chi clicca su facebook “mi piace” alle dolci immagini di Jay e Samaras e poi lascia l’auto nei posti dedicati alle persone con disabilità, come se bastasse premere un tasto del computer per essere in pace con se stessi.

Il futuro di tanti bambini come Jay non può e non deve essere lasciato in balia del caso e della sorte. Occorre avere consapevolezza che soltanto attraverso il lavoro convergente di scuola- famiglia- strutture di riabilitazione, si possono ottenere enormi risultati per tutti i bambini.

Nelle aule scolastiche deve essere assicurato il diritto all’istruzione ed all’ inclusione, attraverso l’ effettività del sostegno e la possibilità di fruire degli adeguati ausili. Le famiglie devono poter avere accesso ad un adeguato supporto da parte degli enti locali, attraverso le attività dei servizi sociali che devono essere potenziate ed accessibili a tutti. Le strutture riabilitative esistenti devono essere messe in condizioni di lavoro al meglio delle possibilità, e le istituzioni politiche devono crearne di nuove e offrire a tutti i bambini le migliori tecniche riabilitative a disposizione (es. idroterapia, ippoterapia, musicoterapia, riabilitazione visiva…).

Infine, importantissima è la consapevolezza che lo sport è un grande veicolo di inclusione e di sviluppo delle potenzialità dei bambini, ed a maggior ragione occorre promuovere e sviluppare lo sport paraolimpico in Molise.

Il futuro dei bambini – di TUTTI i bambini – è prezioso… è una pagina non scritta sulla quale occorre investire, sia che diventi un romanzo, o una poesia poco comprensibile, non potrà che arricchire tutti coloro che avranno la fortuna di leggere.

P.S. – dato che è ormai finito l’anno scolastico, voglio ringraziare le maestre dei miei bimbi, che con la loro forza di volontà sono arrivate là dove le istituzioni non sono state in grado, ed in particolare la maestra Antonietta, che ha amato il mio bimbo come fosse il suo durante il poco tempo che le è stato concesso e che rimarrà sempre nel nostro cuore. ☺

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