un nuovo modello
22 Marzo 2010 Share

un nuovo modello

 

La rivoluzione industriale, nei suoi diversi stadi di sviluppo, ha assicurato il progresso ai ricchi Paesi dell’Occidente, ma non è stata in grado di evitare due conflitti mondiali e una lunga serie di guerre sanguinose. Nel contempo le Nazioni ricche del pianeta non hanno saputo garantire la crescita delle Nazioni più povere: luoghi, questi, molto spesso geograficamente lontani, che, attraverso un violento e spregiudicato neo-colonialismo, si sono visti depredare dei loro beni, in funzione delle economie maggiormente industrializzate. E questo proprio mentre il liberismo presentava se stesso come un sistema di pensiero capace di assicurare ricchezza e prosperità a tutti gli uomini della terra. Ma, al di là delle sue magnifiche promesse, l’odierna crisi finanziaria ed industriale, pone in netta evidenza il fallimento di un sistema irrazionale ed incapace di controllare gli sfrenati egoismi dell’uomo.

La stessa globalizzazione dei mercati non ha saputo, e soprattutto non ha voluto, esportare la cultura del diritto e delle tutele sociali così come si sono affermate nella vecchia Europa nel corso del ventesimo secolo.

Un ritardo storico dinanzi al quale diviene oltremodo necessario sottolineare  come la tutela della dimensione psico-fisica dell’uomo non possa in alcun modo prescindere dalla capacità di affermare la centralità della persona e della sua sfera spirituale. Al contrario il sistema risulta essere dominato da un’economia anarchico-liberista che, costruita su basi lontane dal valore etico del lavoro, assolutizza il profitto, la produttività, la tecnica e la competitività, determinando fenomeni di profonda e violenta alienazione.

A tutti gli uomini forniti di sufficiente saggezza va attribuito il compito di rivendicare un progresso vero: un progresso capace di conciliare la crescita economico-industriale con lo sviluppo integrale della persona e il diritto all’esistenza dei popoli.

Uno sforzo che, nel suo processo di costruzione, deve necessariamente articolarsi lungo le seguenti direttive: rispetto dei diritti naturali fatti propri dalla giurisprudenza di molti paesi e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani; predisposizione e attuazione di interventi volti a lenire i fenomeni di ingiustizia sociale; educazione delle coscienze in funzione di uno sviluppo equo e solidale; rafforzamento di un riformismo illuminato; rivendicazione della globalizzazione dei diritti; ricerca di una politica capace di guardare al bene comune; diffusione planetaria di una cultura della pace e del dialogo.

Ciascuno di questi principi, implica il riconoscimento della dignità dell’uomo e, soprattutto, la difesa della sua integrità fisica e psicologica, rispetto ad una dimensione istintiva che va sempre controllata e governata.

Da qui anche la necessità di un’educazione delle coscienze che sia capillare e costante: capace, nel suo insieme, di armonizzare i rapporti sociali e di fuggire la massificazione e la genericità di un giudizio, molto spesso non supportato da una profonda e chiara analisi della realtà che ci circonda; così come diviene fondamentale correggere un processo di formazione sempre più inteso in chiave utilitaristica ed economica.

Lo stesso riformismo, nell’affrontare temi delicati come lo stato sociale, le privatizzazioni e la  flessibilità del mercato del lavoro, deve saper conciliare l’esigenze della competitività, con i più profondi bisogni  umani e civili dei suoi cittadini.☺

a.miccoli@cgilmolise.it

 

eoc

eoc