una miscela esplosiva   di Michele Petraroia
31 Gennaio 2012 Share

una miscela esplosiva di Michele Petraroia

 

Ho contribuito negli anni a far crescere, diffondere e consolidare l’irripetibile esperienza del nostro mensile, e anche se nutro riserve su alcune esagerazioni nel linguaggio, che ne accentuano i tratti radicaleggianti, mi sento parte di un cammino collettivo. La Fonte è un luogo dell’anima di terremotati e resistenti che percorrono la vita controcorrente senza cercare porti sicuri, certezze materiali e ancoraggi protetti. Sarà per questo che chiedo venia ai compagni di viaggio e ai lettori se nell’ultimo periodo ho marcato visita a incontri, eventi e iniziative pubbliche. Negli ultimi 14 mesi ho aspettato fino al 1 dicembre per accertarmi che le biopsie avessero escluso patologie tumorali gastrointestinali maligne. Socializzo l’appren-sione di un 2011 di attesa che ho attraversato intensificando l’impegno politico ed elettorale in difesa di quei valori irrinunciabili della sinistra che sono stati smarriti da una trasmigrazione perpetua di uomini-taxi che vagano nello spazio alla ricerca di un proprio centro di gravità permanente. Mi permetto di angustiare i lettori con i miei problemi di salute che mi vedono frequentare più gli ospedali da Modena a Milano che non le sedi istituzionali per comunicare le ragioni di assenze, di contatti, silenzi, relazioni umani e rapporti interpersonali che mi fanno apparire più come una meteora che come un compagno di strada, di ideali, di sogni e di lotte sociali.

Stanotte sono appena tornato dall’ennesimo day hospital e questo tran tran andrà avanti per i prossimi mesi nell’auspicio che le vicende evolvano per il verso giusto e si possa tornare insieme a voi a presidiare la trincea di un’idea di società equa, solidale e coesa. Il terreno dell’impegno politico è sempre più arido e una delle regole ferree dei gattopardi del terzo millennio è quella di non mostrare mai in pubblico la propria fragilità perché si va incontro ad una rapida rimozione a partire da coloro con cui sei a più stretto contatto. Ma chi ha condiviso, fin dall’avvio, la follia di un periodico come La Fonte, in una terra aspra come quella molisana, può mai allinearsi alle moderne mode dei trasformisti e voltagabbana che popolano il politicame maccheronico-clientelare regionale? Se avessi voluto vivere in tranquillità in epoca remota avrei dato ascolto alle sirene dei numi parlamentari di quel periodo che corteggiavano il mio passaggio tra le fila della DC nel consiglio comunale del mio paese. E vi assicuro che sul piano materiale ne avrei tratto giovamento: non per questo rinunciai ai miei ideali di sinistra che oggi vedo dimenticati e vilipesi.

Pur lontano dalla prima linea colgo l’opportunità di questo spazio di comunicazione per lanciare un appello ai compagni di avventura del giornale e ai nostri lettori. Stiamo attenti a che la drammatica crisi sociale e l’assenza di soluzioni possano formare una miscela esplosiva in cui il facile populismo di questo periodo e la demagogia dell’antipo- litica cavalcata a piene mani da movimenti, gruppi e partiti, conduca a uno sbocco reazionario. Serve approntare un progetto per la buona politica capace di restituire al popolo sovrano la scelta dei parlamentari, in cui non si neghi l’arresto ad un inquisito per fatti di camorra come Nicola Cosentino, che si collochi dalla parte della Guardia di Finanza che ispeziona Cortina e al fianco dei Magistrati e delle Forze dell’Ordine che fanno rispettare le leggi dello Stato. Una bella politica in cui si superi lo sbarramento di classe che pregiudica l’ingresso in Consiglio Regionale a operai, coltivatori diretti, artigiani e piccoli commercianti. Non è possibile che le dinastie che si tramandano di padre in figlio (e nipote) i posti nell’alta burocrazia pubblica e al vertice delle istituzioni molisane, incantino il popolo vestendo i panni della legalità, delle pari opportunità, della trasparenza e della democrazia. Sotto le loro urla si celano le astuzie del potere con galleggiamenti trasversali, inodori e insapori. Può essere questa la classe dirigente a cui affidare le sorti della nostra Terra? È possibile che sia letteralmente scomparso un pensiero critico e che il massimo di conflittualità si sprigioni col grillismo che ipotizza la destrutturazione del sistema vigente senza indicare un diverso assetto? Perché nessuno legge i cognomi degli assunti, incaricati e nominati nelle pieghe delle agenzie e degli enti regionali o allunga lo sguardo alle direzioni lavori, collaudi e consulenze tecniche per rendersi conto di troppe trasversalità che poco hanno a che fare con la cultura della sinistra italiana? Il tema di costruire una proposta effettivamente controcorrente a chi lo demandiamo, stante il silenzio gelido e l’allineamento di quanti dovrebbero essere portatori di un’idea altra? Siamo per davvero convinti di uscire dalla crisi economica più grave della storia nazionale in modo scomposto, disarmonico e dando retta al primo Masaniello che passa? Non dovremmo attingere alla fonte dei valori, della storia e dei sogni della migliore sinistra cristiana, socialista e democratica, per andare oltre il buio del nostro tempo e seguire la stella polare dei nostri ideali?☺

petraroia.michele@virgilio.it

 

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