Una regione alla deriva
7 Settembre 2021
laFonteTV (3152 articles)
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Una regione alla deriva

È una estate torrida e dalla bocca di tanti cittadini escono imprecazioni contro i politici al governo regionale per le ripetute situazioni di emergenza che interessano la Regione. Territori che bruciano, paesi che lamentano carenza di acqua. Polemiche su polemiche e la democrazia naufraga. La partecipazione viene umiliata, il costruire un futuro migliore ridotto al proprio orticello e i giovani intraprendono strade oltre i confini regionali.

C’è chi sugli incendi punta il dito contro una mancata prevenzione, chi come il presidente Toma denuncia “forti sospetti su un’azione preordinata. (…) Viene spontaneo pensare alla mano dell’uomo”. Che acume! Certo è che, a parte i focolai dovuti alle stoppie incendiate da agricoltori che osano sfidare la legge, le devastazioni di aree boschive, adiacenti o meno il litorale, dovrebbero godere di protezioni speciali. C’è da chiedersi se le opere di difesa siano state realizzate e mantenute in stato di efficacia, se quelli preposti alla tutela del patrimonio boschivo credano nel valore di questi demani. A volte si ha l’impressione che il vile denaro governi anche questi nefandi episodi.

E che dire dell’acqua! “Un bene pubblico inalienabile” per il quale la Regione è chiamata a garantirne la fruibilità “in quanto diritto inviolabile di ogni persona”, nella logica del potere diventa merce di scambio. È dal nascere della Regione che diamo acqua alla Regione Campania sottraendola alla portata già esigua del fiume Biferno, portata che si riduce ulteriormente nei mesi estivi. Però nelle casse di Molise Acque vengono accreditate significative somme di denaro, incassando, nel mese di settembre del 2020, poco più di 12.870.000 euro. Toma con soddisfazione ha dichiarato che la Campania al 30 giugno del 2020 ha estinto il debito.

Con la Puglia la partita è aperta. Sì, diamo acqua anche alla Puglia in virtù di accordi stipulati sin dal 1979 e in verità la Capitanata ne chiede ancora 50 milioni di metri cubi. 50 milioni di metri cubi da prelevare dalla diga del Liscione e inviarli all’impianto di potabilizzazione di Finocchito, nei pressi di Casalnuovo. In questo modo l’acqua prelevata dalla diga di Occhito per uso civile e destinata alla provincia di Foggia, diventa disponibile per uso agricolo nei 16 comuni della Capitanata ricadenti nello schema idrico Fortore. Progetto il cui costo “preventivato in circa 300 miliardi di lire” è parte integrante del piano generale del Consorzio di Bonifica della Capitanata; piano elaborato per dare risposta alla domanda di acqua del territorio. Progetto del quale si è tornato a parlare anche in Molise e a far polemiche nei primi mesi del 2021.

Toma, a seguito della mozione presentata da Pd, M5S e Fdi, alle accuse della consigliera Patrizia Manzo “di voler fare cassa con le risorse idriche”, ironia del linguaggio, butta acqua, dichiarando che “questo clamore è prematuro”. Prematuro? Senza convergenze politiche è inutile discuterne.

Facciolla, nel mese di maggio, si rende disponibile e vuole riflettere “sul progetto Puglia”. Discutendo degli aspetti tecnici (ha fatto nella passata legislatura “opposizione per carenze progettuali”) e formulando garanzie certe nei ristori e sulle opere compensative, si gioca il suo futuro politico. Bipartisan? D’altra parte, Molise Acque a giugno dichiarava “nessuna situazione preoccupante” sullo stato di salute dell’invaso del Liscione e rassicurava che “soddisferemo la richiesta dei mesi estivi”, nonostante il livello di acqua nella diga fosse di un metro più basso rispetto al 2020. E i molisani soffrono la carenza di acqua, nonostante quattro dighe. “Chiusure notturne, un filo d’acqua dai rubinetti, disservizi e disagi a non finire. … ecco che torna come a ogni estate un’emergenza diventata situazione cronica: la carenza idrica in Basso Molise” denuncia il 28/06/21 S. Di Leonardo su Primonumero. A Larino, nelle contrade Monti – Valle Cerasa, dal 30 giugno al 14 agosto, 19 giorni su 46, gli abitanti sono stati senz’acqua.

Roberto Gravina, sindaco di Campobasso, ha emesso un provvedimento, in vigore fino al 15 settembre c.a., a seguito “del perdurare di elevate temperature e della carenza di precipitazioni che hanno incrementato i consumi di acqua potabile” e per limitare possibili disservizi nella rete distributiva cittadina (ANSA).

Penuria nei rubinetti di casa e in agricoltura. Ricordiamolo, l’agricoltura, oltre che in pianura, la si fa anche in collina e la siccità arreca danni irreversibili al tessuto socioeconomico dove il quantitativo di acqua è ridotto, ma ancor di più là dove non ci sono impianti per l’irrigazione.

La Politica cosa ha programmato al riguardo? E che senso ha investire milioni e milioni di euro per poter irrigare i migliori terreni del basso Molise e poi dover discutere di progetti che su quei terreni prevedono la realizzazione di impianti fotovoltaici? Che politica è quella che narra di un Molise votato al turismo e lo lacera in brandelli di pali eolici, campi fotovoltaici, aree desertiche?

Fuoco, acqua, terra, aria, i quattro semi di Empedocle che amore e odio aggregano o separano con armonia; terra, acqua, aria, energia, i beni dello sviluppo sostenibile di un territorio, ma anche merce di scambio per garantirsi un potere. Il Molise governato come feudo, come terra da sfruttare; un potere che ricorda la fedeltà dei vassalli.☺

 

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