Assistere ad una fiaccolata di protesta in Molise è cosa rara, perché non siamo un popolo che ama protestare. Diciamocelo onestamente, il più delle volte ci piace subire a testa basta e a denti stretti. Il molisano medio subisce in silenzio oppure reagisce attraverso percorsi sotterranei: siamo pochi e c’è sempre un cugino o un amico del cugino che ci può acconciare una situazione apparentemente disperata. Ci sono carriere politiche che sono nate e fiorite attraverso questi schemi.
La notte del 26 aprile oltre duemila molisani hanno preso una torcia in mano, incamminandosi per protestare compatti ed uniti. Insieme a tanti cittadini incazzati, in prima fila sono stati avvistati parlamentari nostrani, consiglieri regionali, segretari di partito, tanti sindaci bassomolisani e tanti parroci locali. In pratica, parafrasando De André, c’erano tutti, dal commissario al sagrestano, con gli occhi rossi ed il cappello in mano. Il motivo di tanta determinazione? Tagli alla sanità? Riforma del mercato del lavoro? Riforma della scuola? No, la difesa di una tradizione secolare quale la Carrese, vale a dire la corsa tra carri trainati dai buoi che si svolge ogni anno a San Martino in Pensilis, Ururi e Portocannone, minacciata da un provvedimento giudiziario del Tribunale di Larino.
Non intendo entrare ovviamente nel merito della questione, che ha ed avrà i suoi sviluppi nelle sedi opportune, ma mi ha fatto davvero incavolare vedere cittadini e politici schierarsi insieme per difendere i “circenses”, dimenticandosi che troppo spesso ci viene fregato il “panem” sotto al naso.
La copiosa partecipazione alla manifestazione del 26 aprile stride con le tante sedie vuote viste alle riunioni svoltesi a Termoli per difendere il presidio ospedaliero “San Timoteo”, la presenza di tante autorità del mondo politico stride con l’abituale lontananza dalla società civile e dalle sue problematiche. Personalmente avrei voluto vedere il sindaco di Termoli ed il presidente della regione difendere con la stessa determinazione la sopravvivenza degli ex centri riabilitazione Padre Pio e gridare contro i licenziamenti dei 4 lavoratori. Sarebbe stato bello se anche solo si fossero informati su quale è lo stato attuale della situazione. Qualcuno potrebbe chiedermi, lecitamente, quale interesse ha la pubblica amministrazione a difendere un centro di riabilitazione. Qual è allora, l’interesse pubblico che spinge sindaci e parlamentari a difendere una corsa di buoi, che per quanto radicata nel cuore della gente, ben poco ha a vedere con la qualità della vita dei molisani? Non è l’ennesimo tentativo di strumentalizzare i sentimenti popolari per fini che poco hanno a che vedere con un progetto politico?
Forse dovremmo tutti farci spuntare un bel paio di corna… la nostra voce sarebbe maggiormente ascoltata! Forse sarebbero abbattute le barriere architettoniche che impediscono a liberi cittadini di girare per le nostre strade, forse si smetterebbe di sperperare soldi pubblici in consulenze inutili, sottraendo risorse a settori, quali quello delle politiche per l’infanzia e per le persone con disabilità, che invece sono normalmente ritenuti sacrificabili. Se avessimo delle corna, forse non occorrerebbe una mozione della minoranza per impegnare un comune a realizzare uno stallo per disabili di fronte ad una scuola dell’infanzia, ma sarebbe realizzato a semplice richiesta del cittadino che provi di avere una necessità. Ancora, forse un bel paio di corna ci salverebbe dai tentativi di far rivivere con un gioco di prestigio i vitalizi abrogati, attraverso il riscatto a fini pensionistici del periodo di mandato, cosa che potrebbe accadere con l’approvazione del collegato alla legge finanziaria 2015 e che graverebbe pesantemente sulle casse regionali.
Se avessimo un bel paio di cornoni in testa, e magari i nostri problemi fossero più divertenti, avremmo a marciare accanto a noi parlamentari, sindaci, assessori regionali, segretari di partito …. consolerebbero il nostro pianto e ci aiuterebbero a lottare, contro tutto e tutti, anche contro il provvedimento di un giudice. Poco importa se ci userebbero a fini elettorali, l’importante è il risultato, o no☺
Assistere ad una fiaccolata di protesta in Molise è cosa rara, perché non siamo un popolo che ama protestare. Diciamocelo onestamente, il più delle volte ci piace subire a testa basta e a denti stretti. Il molisano medio subisce in silenzio oppure reagisce attraverso percorsi sotterranei: siamo pochi e c’è sempre un cugino o un amico del cugino che ci può acconciare una situazione apparentemente disperata. Ci sono carriere politiche che sono nate e fiorite attraverso questi schemi.
La notte del 26 aprile oltre duemila molisani hanno preso una torcia in mano, incamminandosi per protestare compatti ed uniti. Insieme a tanti cittadini incazzati, in prima fila sono stati avvistati parlamentari nostrani, consiglieri regionali, segretari di partito, tanti sindaci bassomolisani e tanti parroci locali. In pratica, parafrasando De André, c’erano tutti, dal commissario al sagrestano, con gli occhi rossi ed il cappello in mano. Il motivo di tanta determinazione? Tagli alla sanità? Riforma del mercato del lavoro? Riforma della scuola? No, la difesa di una tradizione secolare quale la Carrese, vale a dire la corsa tra carri trainati dai buoi che si svolge ogni anno a San Martino in Pensilis, Ururi e Portocannone, minacciata da un provvedimento giudiziario del Tribunale di Larino.
Non intendo entrare ovviamente nel merito della questione, che ha ed avrà i suoi sviluppi nelle sedi opportune, ma mi ha fatto davvero incavolare vedere cittadini e politici schierarsi insieme per difendere i “circenses”, dimenticandosi che troppo spesso ci viene fregato il “panem” sotto al naso.
La copiosa partecipazione alla manifestazione del 26 aprile stride con le tante sedie vuote viste alle riunioni svoltesi a Termoli per difendere il presidio ospedaliero “San Timoteo”, la presenza di tante autorità del mondo politico stride con l’abituale lontananza dalla società civile e dalle sue problematiche. Personalmente avrei voluto vedere il sindaco di Termoli ed il presidente della regione difendere con la stessa determinazione la sopravvivenza degli ex centri riabilitazione Padre Pio e gridare contro i licenziamenti dei 4 lavoratori. Sarebbe stato bello se anche solo si fossero informati su quale è lo stato attuale della situazione. Qualcuno potrebbe chiedermi, lecitamente, quale interesse ha la pubblica amministrazione a difendere un centro di riabilitazione. Qual è allora, l’interesse pubblico che spinge sindaci e parlamentari a difendere una corsa di buoi, che per quanto radicata nel cuore della gente, ben poco ha a vedere con la qualità della vita dei molisani? Non è l’ennesimo tentativo di strumentalizzare i sentimenti popolari per fini che poco hanno a che vedere con un progetto politico?
Forse dovremmo tutti farci spuntare un bel paio di corna… la nostra voce sarebbe maggiormente ascoltata! Forse sarebbero abbattute le barriere architettoniche che impediscono a liberi cittadini di girare per le nostre strade, forse si smetterebbe di sperperare soldi pubblici in consulenze inutili, sottraendo risorse a settori, quali quello delle politiche per l’infanzia e per le persone con disabilità, che invece sono normalmente ritenuti sacrificabili. Se avessimo delle corna, forse non occorrerebbe una mozione della minoranza per impegnare un comune a realizzare uno stallo per disabili di fronte ad una scuola dell’infanzia, ma sarebbe realizzato a semplice richiesta del cittadino che provi di avere una necessità. Ancora, forse un bel paio di corna ci salverebbe dai tentativi di far rivivere con un gioco di prestigio i vitalizi abrogati, attraverso il riscatto a fini pensionistici del periodo di mandato, cosa che potrebbe accadere con l’approvazione del collegato alla legge finanziaria 2015 e che graverebbe pesantemente sulle casse regionali.
Se avessimo un bel paio di cornoni in testa, e magari i nostri problemi fossero più divertenti, avremmo a marciare accanto a noi parlamentari, sindaci, assessori regionali, segretari di partito …. consolerebbero il nostro pianto e ci aiuterebbero a lottare, contro tutto e tutti, anche contro il provvedimento di un giudice. Poco importa se ci userebbero a fini elettorali, l’importante è il risultato, o no☺
Assistere ad una fiaccolata di protesta in Molise è cosa rara, perché non siamo un popolo che ama protestare. Diciamocelo onestamente, il più delle volte ci piace subire a testa basta e a denti stretti.
Assistere ad una fiaccolata di protesta in Molise è cosa rara, perché non siamo un popolo che ama protestare. Diciamocelo onestamente, il più delle volte ci piace subire a testa basta e a denti stretti. Il molisano medio subisce in silenzio oppure reagisce attraverso percorsi sotterranei: siamo pochi e c’è sempre un cugino o un amico del cugino che ci può acconciare una situazione apparentemente disperata. Ci sono carriere politiche che sono nate e fiorite attraverso questi schemi.
La notte del 26 aprile oltre duemila molisani hanno preso una torcia in mano, incamminandosi per protestare compatti ed uniti. Insieme a tanti cittadini incazzati, in prima fila sono stati avvistati parlamentari nostrani, consiglieri regionali, segretari di partito, tanti sindaci bassomolisani e tanti parroci locali. In pratica, parafrasando De André, c’erano tutti, dal commissario al sagrestano, con gli occhi rossi ed il cappello in mano. Il motivo di tanta determinazione? Tagli alla sanità? Riforma del mercato del lavoro? Riforma della scuola? No, la difesa di una tradizione secolare quale la Carrese, vale a dire la corsa tra carri trainati dai buoi che si svolge ogni anno a San Martino in Pensilis, Ururi e Portocannone, minacciata da un provvedimento giudiziario del Tribunale di Larino.
Non intendo entrare ovviamente nel merito della questione, che ha ed avrà i suoi sviluppi nelle sedi opportune, ma mi ha fatto davvero incavolare vedere cittadini e politici schierarsi insieme per difendere i “circenses”, dimenticandosi che troppo spesso ci viene fregato il “panem” sotto al naso.
La copiosa partecipazione alla manifestazione del 26 aprile stride con le tante sedie vuote viste alle riunioni svoltesi a Termoli per difendere il presidio ospedaliero “San Timoteo”, la presenza di tante autorità del mondo politico stride con l’abituale lontananza dalla società civile e dalle sue problematiche. Personalmente avrei voluto vedere il sindaco di Termoli ed il presidente della regione difendere con la stessa determinazione la sopravvivenza degli ex centri riabilitazione Padre Pio e gridare contro i licenziamenti dei 4 lavoratori. Sarebbe stato bello se anche solo si fossero informati su quale è lo stato attuale della situazione. Qualcuno potrebbe chiedermi, lecitamente, quale interesse ha la pubblica amministrazione a difendere un centro di riabilitazione. Qual è allora, l’interesse pubblico che spinge sindaci e parlamentari a difendere una corsa di buoi, che per quanto radicata nel cuore della gente, ben poco ha a vedere con la qualità della vita dei molisani? Non è l’ennesimo tentativo di strumentalizzare i sentimenti popolari per fini che poco hanno a che vedere con un progetto politico?
Forse dovremmo tutti farci spuntare un bel paio di corna… la nostra voce sarebbe maggiormente ascoltata! Forse sarebbero abbattute le barriere architettoniche che impediscono a liberi cittadini di girare per le nostre strade, forse si smetterebbe di sperperare soldi pubblici in consulenze inutili, sottraendo risorse a settori, quali quello delle politiche per l’infanzia e per le persone con disabilità, che invece sono normalmente ritenuti sacrificabili. Se avessimo delle corna, forse non occorrerebbe una mozione della minoranza per impegnare un comune a realizzare uno stallo per disabili di fronte ad una scuola dell’infanzia, ma sarebbe realizzato a semplice richiesta del cittadino che provi di avere una necessità. Ancora, forse un bel paio di corna ci salverebbe dai tentativi di far rivivere con un gioco di prestigio i vitalizi abrogati, attraverso il riscatto a fini pensionistici del periodo di mandato, cosa che potrebbe accadere con l’approvazione del collegato alla legge finanziaria 2015 e che graverebbe pesantemente sulle casse regionali.
Se avessimo un bel paio di cornoni in testa, e magari i nostri problemi fossero più divertenti, avremmo a marciare accanto a noi parlamentari, sindaci, assessori regionali, segretari di partito …. consolerebbero il nostro pianto e ci aiuterebbero a lottare, contro tutto e tutti, anche contro il provvedimento di un giudice. Poco importa se ci userebbero a fini elettorali, l’importante è il risultato, o no☺
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